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Iannamorelli: il lobbying riempie uno spazio di libertà

27/05/2016

L’attività di lobby e una comunicazione trasparente sono necessarie per un Paese moderno. Lo sostiene Antonio Iannamorelli, Direttore operativo di Reti, partner della Running Academy e docente del Corso “Comunicazione, lobby e politica”, realizzato in partnership con Ferpi, al via il prossimo 10 giugno a Roma.

 

Ai nastri di partenza la XXVIII edizione di Comunicazione, lobby e politica”, corso organizzato da Running Academy, la prima agenzia italiana di “new politics”, che quest’anno si arricchisce della partnership di Ferpi.

Il corso Comunicazione, lobby e politica”, si svolgerà a Roma dal 10 giugno al 24 settembre, in formula weekend presso la sede di Running (via degli Scialoja, 18).

 Per capire quanto sia importante nell’ambito delle relazioni pubbliche ed istituzionali, formare professionisti esperti di lobbying, advocacy e di comunicazione pubbliche e private, abbiamo intervistato Antonio Iannamorelli, Direttore operativo di Reti, società di consulenza per le relazioni istituzionali, partner della Running Academy e docente del corso “Comunicazione, lobby e politica”.

 




 

 

In che modo le attività di lobby costituiscono uno strumento necessario per modernizzare il Paese e rendere trasparente la dialettica tra portatori d'interessi e decisori?
Noi trasmettiamo alle istituzioni il punto di vista dei soggetti su cui le norme vanno ad impattare. Si tratta di visioni "di parte" che aiutano il politico ad immedesimarsi, a comprendere, ad avere la visione prospettica degli effetti di ciò che sta per votare.

La Costituzione repubblicana nasce dall'antifascismo: tra i punti più qualificanti c'è il "ribaltamento" della rappresentanza delle istanze. Il rifiuto, cioè, del corporativismo e il grande spazio di libertà, per tutti i soggetti, singoli e associati, che compongono la società di dialogare tra loro ed insieme con le istituzioni. L'attività di lobby riempie una parte di quello spazio di libertà. E se qualcuno ha qualche dubbio su questo, basta ragionare al contrario: nei regimi totalitari non esistono attività di lobby professionali e riconosciute.

Quanto ritiene coerente la regolamentazione delle “attività di rappresentanza di interessi”, approvata dalla Giunta per il Regolamento della Camera, con la necessità, espressa anche da Ferpi, di una regolamentazione completa e bilanciata delle attività come quelle di lobby?
Molto poco, in verità. Innanzitutto perché è una norma che vale solo "nelle mura" di Montecitorio. Poi perché non si muove sul concetto che noi lobbisti abbiamo sempre sostenuto: che la registrazione trasparente deve essere "sexy". Cioè deve essere una procedura che garantisca delle prerogative ai registrati, negandole a chi invece sceglie di stare nell’ombra. Quindi non risolve "la questione delle questioni": cioè distinguere i professionisti dai faccendieri.

La decisione della Giunta per il Regolamento, se non verrà implementata da una decisione "rivoluzionaria" dell'Ufficio di Presidenza, istituisce un registro che non dà alcun "diritto speciale". E la sanzione per chi non rispetta le regole è semplicemente la cancellazione dal registro. Ovviamente, se non ho alcun privilegio dall'essere iscritto non ho alcun danno dall'essere cancellato. Quindi, fatta così, la norma è sterile.

Spero però che Marina Sereni, a cui è stato dato il compito dell'istruttoria, proponga, per esempio, che ai registrati si garantisca un accesso al Palazzo, la fruizione delle app della Camera sugli iter normativi, degli spazi (decenti) da utilizzare per lavorare. Allora sì, sarebbe davvero il "primo passo"...

Quali sono le competenze necessarie per essere un buon lobbista?
Un buon lobbista può essere chiunque. Un comunicatore, certamente, ma anche un medico, un ingegnere, un economista. Perché la prima regola di un lobbista è essere ferrato sulle questioni di cui parla, stare al top sotto il profilo dei contenuti. L'importante è che abbia alcune competenze "trasversali". Deve sapere di diritto, ma non in modo statico e formale. Deve conoscere il procedimento decisionale nella sostanza, comprenderne le fasi, distinguere i momenti giusti per intervenire.

Poi, sicuramente, deve essere un comunicatore! La nostra è una professione che si basa sul trasferimento dei messaggi. E l'influenza non dipende dal network, ma da cosa e come diciamo, al nostro network. È un po' come il rapporto tra treno e ferrovia. La ferrovia serve, ma se la locomotiva è a vapore non serve a niente. Come pure al contrario. Se hai un treno ad alta velocità e non elettrifichi la linea, non vai lontano.

In questo contesto di continua formazione, qual è il valore aggiunto che offre il Corso “Comunicazione Lobby e Politica”, giunto ormai alla XXVIII edizione?
Spiega bene come lo Stato (in tutte le sue articolazioni) fa prendere una decisione. Come lo fa realmente, non solo teoricamente. Insegniamo a leggere e scrivere i testi che ci servono, a conoscere i "trucchi" del Palazzo, a mappare le terze parti rilevanti in un progetto di lobby.

Chi viene da noi, in sessanta ore di lezione, impara un modo di ragionare, che poi può applicare secondo le proprie specificità e le proprie inclinazioni.

Penso ad esempio al come scegliere i target della comunicazione, come capire se un decisore è influente oppure no o a quali sono le leve da attivare per riuscire nel processo di persuasione.

Quale sarà la sua funzione all'interno del corso?
Ormai ho un modulo consolidato. Io vengo dopo i "giuristi" che rinfrescheranno la memoria ai corsisti sul processo decisionale formale. E spiego quello sostanziale. Una volta chiarito quello, proviamo a capire, con una grande interazione con l'aula, come si fa a "risalire" quel processo. Una cosa che non è una novità. Sono regole che vigevano anche cento anni fa. Anche se non erano "codificate" o "insegnate". Anzi, proprio su questo, quest'anno, c'è una sorpresa.

 

Data l'importanza delle relazioni istituzionali, in che modo il corso "Comunicazione Lobby e Politica" può avere un valore più ampio, adattandosi ad altre figure professionali?
Partiamo da un punto. In un team che si occupa di lobby c'è spazio per tutti. Serve il "lobbista puro", il comunicatore professionista, l'analista un po' "topo da biblioteca". Ma anche il ragazzo che pensa alla sua vita nel marketing (cos'è il nostro lavoro se non "marketing di idee"?) o, ancora meglio, nel digital. La lobby di oggi è 3.0. Serviranno sempre di più dei bravi social media manager e dei brillantissimi community manager. E non solo. Penso professionalità ancor più innovative e specialistiche. Specialisti in SEO o in web analytics, studiosi di trend, data scientists ma anche copywriters, storytellers, videomaker e grafici.

Per ciascuno di questi c'è "un posto a tavola" nel nostro lavoro. Solo che a ciascuno di questi manca "un pezzo", quando terminano il loro percorso di formazione "di area".

È il pezzo della consapevolezza del loro ruolo nell'ambito di un lavoro che ha per obiettivo di convincere il titolare di un potere pubblico ad adottare una decisione anziché un'altra. È per questo che nasce il nostro Corso nella versione in cui la presentiamo ora. Per dare a tutti quelli che giocano un ruolo nella grande partita del processo decisionale istituzionale, gli strumenti per capire come, dove e quando entrare in azione.

 




 

Nato da un’idea di Running Academy e QuickTop-Reti e realizzato da Running Academy e Università UNINT, il corso “Comunicazione, lobby e politica” è diretto da Angelo Maietta, Professore straordinario di Diritto Privato presso l’Universita degli Studi Internazionali di Roma.

 

Il Corso è rivolto a professionisti che si occupano di relazioni esterne ed istituzionali e di attività di lobbying, consulenti e liberi professionisti che operano nell’ambito dei rapporti con i decisori pubblici, assistenti parlamentari, laureati o laureandi in materie giuridico-politiche, economiche o comunicazione, giornalisti.

Per ulteriori informazioni e iscrizioni: casp@ferpi.it

 

Per gli Associati FERPI è prevista un’agevolazione del 20% di sconto sui costi di iscrizione.

 

Running srl

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