Il valore della reputazione

Un numero crescente di aziende sta incominciando a considerare il proprio buon nome come un importante asset in grado di influenzare la performance borsistica.

Una recente pubblicità di United Technologies Corp appare come un diagramma di assemblaggio di un elicottero, ma in realtà è un messaggio che ha come principale destinatario Wall Street. Il testo che accompagna l'immagine è ricolmo di indicazioni sulle capacità innovative ed eco-friendly dell'azienda che hanno lo scopo principale di rassicurare gli investitori sulla serietà e la competenza del management. Proprio per incrementare le proprie prestazioni in borsa nel 2005, come riporta Business Week, la società statunitense si è rivolta alla firm di consulenze Communication Consulting Worldwide, pioniera della nascente corrente che si occupa di quanto la percezione pubblica influenzi il prezzo delle azioni di un'azienda.
Per mesi un team di CCW ha studiato tutti i dati raccolti da United Technologies nel corso degli anni, includendo in questi la percezione pubblica del brand, la soddisfazione dei dipendenti, il punto di vista di investitori e analisti, i comunicati stampa aziendali, migliaia di articoli e ben due anni di informazioni finanziarie e di variazioni quotidiane del titolo in borsa. La conclusione alla quale sono giunti è che il 27 per cento del valore di mercato delle azioni di Utc è legato a quello astratto della reputazione.
In ogni caso se da un lato sono sempre di più le aziende che impiegano capitali nelle operazioni di credibilità, dall'altra analisti e operatori del settore sono molto scettici sulla capacità delle società di rp di influenzare le decisioni degli investitori. Come sempre la verità sta nel mezzo: certo una buona reputazione non può non avere alcun effetto sull'affidabilità aziendale, soprattutto agli occhi di chi investe, ma è importante che il buon nome sia reale e non frutto di un'accorta e costosa campagna di restyling del marchio.
Redazione Totem -  Emanuela Di Pasqua