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L'80% delle notizie rilanciate dai media proviene da Rp e uffici stampa

19/03/2008

Se ne è parlato al primo incontro del nuovo ciclo di Teabreak, l'originale e innovativa modalità di aggiornamento professionale proposta da due professionisti italiani

Una ricerca inglese racconta che i giornalisti hanno accesso sempre più ridotto alle fonti e che lavorano in redazioni sempre meno numerose basando fino all'80% del loro lavoro su materiali forniti da relatori pubblici ed agenzie di stampa. Se poi pensiamo al fatto che le agenzie di stampa a loro volta basano una gran parte del loro lavoro su comunicati forniti da relatori pubblici abbiamo un quadro ancora più realistico della situazione. Va  da se che la relazione tra relatore pubblici e giornalista si è molto trasformata negli ultimi anni, passando dall'essere una relazione conflittuale a una relazione negoziale.
Di questo si è parlato nel primo incontro del secondo ciclo di seminari di formazione del programma Tea Break, www.teabreak.it, condotto da Toni Muzi Falconi e Andrea Barbagelata a cui ho partecipato un pò per curiosità e un pò per verificarne la qualità. Una modalità formativa insolita per il nostro Paese ma molto innovativa che consente a chi ha giornate molto piene e difficilmente riesce a ritagliarsi spazi da dedicare una o più giornate all'aggiornamento professionale.
L'incontro è stata un'occasione per comprendere meglio le dinamiche che sono dietro il content management dei mezzi di informazione: giornali, radio-tv, siti web più o meno generalisti.
Occorre innanzitutto distinguere tra ufficio stampa e relazioni con i giornalisti: l'ufficio stampa, che individuiamo come un'unità produttiva operativa di una organizzazione deputata all'elaborazione, produzione e distribuzione di contenuti orientati a informare, influenzare opinioni, atteggiamenti e comportamenti dei pubblici raggiunti dal sistema tradizionale dei media, prevede una serie di competenze di base quali la capacità di ascolto interno all'organizzazione, la capacità di elaborazione e produzione di contenuti di potenziale interesse del sistema dei media e dei loro consumatori, la conoscenza approfondita delle diverse tipologie del sistema dei media, etc.
Le relazioni con i giornalisti invece possono essere identificate come un'unità produttiva relazionale di un'organizzazione, deputata alla creazione, allo sviluppo e al consolidamento delle relazioni fra l'organizzazione ed una delle categorie rilevanti dei suoi stakeholder: i giornalisti. Le competenze indispensabili in questo caso sono la capacità di identificazione puntuale dei giornalisti considerati come stakeholder attivi (che hanno quindi consapevolezza e interesse ad una relazione con l'organizzazione) e quelli potenziali, la capacità di relazione con i primi, di ascolto delle loro aspettative, di far crescere fiducia e interdipendenza reciproca, la capacità di ascolto indiretto delle aspettative dei secondi e di predisposizione di canali opportuni per avviare in fretta la relazione quando le intenzioni dell'organizzazione fossero rese note.
L'efficacia è ovviamente valutabile per entrambe le funzioni: per la prima con metodologie di analisi sia quantitative (output) che qualitative (outtake), per la seconda con metodologie qualitative (outcome e outgrowth).
Nei mesi scorsi Toni Muzi Falconi e Chiara Valentini hanno condotto una ricerca su giornalisti e relatori pubblici in Italia (di cui abbiamo pubblicato un'ampia sintesi su questo sito) che, tra i tanti aspetti analizzati, ha messo in luce l'opinione che entrambe le categorie hanno sulla qualità della loro relazione. Il maggior disaccordo tra l'opinione espressa dai giornalisti e quella espressa dai relatori pubblici riguarda la fiducia reciproca, la facilità di trovare intese accettabili, l'esistenza di conflitti, l'esistenza di una buona relazione tra le due professioni e l'importanza di separare le due professioni. L'idea sostanziale che emerge dai dati della ricerca è che ancora non esiste una vera e propria fiducia reciproca. Questo, molto probabilmente, dipende dal fatto che i conflitti, generati da interessi professionali divergenti, sono ancora frequenti. Nonostante questo, sia i giornalisti che i relatori pubblici sono del parere che sia possibile raggiungere delle intese accettabili.
Il miglioramento della relazione, con tutti i vantaggi che ne possono conseguire, sta almeno in parte a noi relatori pubblici che – avendo alcuni strumenti professionali - dobbiamo innanzitutto ascoltare, comprendere ed individuare le aspettative dei nostri stakeholder attivi, e nello stesso tempo, come dicevamo, identificare quelli potenziali, prevedendo così le opportunità del prossimo futuro in funzione degli obiettivi dell'organizzazione. Una volta avviata la relazione, nel nostro caso con un giornalista, è importante svilupparla e manutenerla, e lo sviluppo di una relazione bilaterale passa necessariamente attraverso la frequentazione: non è pensabile sviluppare una relazione con un giornalista inviando semplicemente email o al limite telefonando. Occorre conoscere il giornalista, capire quale è il suo modo di lavorare, quali sono i suoi tempi, le sue necessità, le sue aspettative. E tutti questi parametri sono ovviamente molto diversi tra i vari giornalisti con cui ci relazioniamo. Il consolidamento della relazione passa necessariamente attraverso la soddisfazione delle aspettative reciproche, che è quindi molto importante monitorare, come del resto lo stato della relazione.
Non è facile condensare in queste righe il contenuto di un'ora di intensa formazione professionale, che è la proposta settimanale di Tea Break, e quindi bisogna aggiungere che il discorso si è sviluppato ben oltre, anche grazie all'intervento in diretta dei partecipanti, che con l'ausilio di un microfono e di una text chat possono in qualsiasi momento "alzare la mano" ed intervenire, ponendo domande o proponendo loro riflessioni.
I seminari sono fruibili facilmente dal proprio posto di lavoro o da casa via web, attraverso un computer connesso a Internet e dotato di cuffie per sentire la parte audio. Informazioni a Andrea Barbagelata (andrea@teabreak.it, tel. 380.5115107)
Nelle prossime settimane si parlerà di…
- Social media cinque anni dopo: ma che impatto reale hanno avuto sulle relazioni pubbliche? (12 marzo 2008)
- Social media fra cinque anni: dove andremo a sbattere? (19 marzo 2008)
 - Creare coalizioni di interessi come strumento tattico di comunicazione per raggiungere un obiettivo strategico di relazioni (26 marzo 2008)
- Comunicazione interna ed esterna: quali oggi le differenze e le assonanze?Una volta erano due variabili indipendenti, oggi non più. Perché? Come è successo? Da chi devono essere attuate? (2 aprile 2008)  
Giancarlo Panico
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