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La crossmedialità nella comunicazione sociale

01/03/2011

L'integrazione dei nuovi media rappresenta una grande opportunità ma è portatrice anche di rischi per la comunicazione sociale. E' quanto è emerso dal recente convegno organizzato a Torino dal _Network per lo sviluppo della comunicazione sociale_ in Piemonte, con il patrocinio di Ferpi.

di Rossella Sobrero
Riprendiamo il discorso sul futuro della comunicazione sociale, avviato alcune settimane fa, per parlare di crossmedialità e cercare di capire se adottare questo approccio rappresenta una sfida troppo complessa per il Terzo Settore o se, al contrario, è un’occasione straordinaria, da cogliere al volo, per dare nuova linfa alle campagne sociali.
Ma perché la sfida possa essere raccolta è necessario comprendere se le organizzazioni non profit sono consapevoli e, convinte che:

la comunicazione crossmediale permette di integrare, declinare, diversificare i messaggi per raggiungere diversi target utilizzando il canale più idoneo
questo tipo di comunicazione chiede minori investimenti economici anche se più impegno in termini di creatività, tempo, disponibilità (risorse “intangibili” spesso più disponibili dei soldi)
è necessario lavorare con uno sforzo maggiore sui contenuti se si vuole sfruttare l’opportunità che ogni media offre, al di la degli aspetti tecnici che pure bisogna conoscere e saper governare
sul web la comunicazione è sempre di più creata dalle persone che producono nuovi contenuti: di fronte a grandi problemi sociali è importante che siano sempre di più i soggetti capaci di trasformarsi in “pubblico attivo”, per proporre e trasmettere nuove idee, per contribuire alla ricerca di soluzioni possibili etc.

Partendo da queste considerazioni, sembrerebbe facile per il Terzo Settore, che produce contenuti ad alto valore aggiunto, avvantaggiarsi del nuovo spazio che si apre per realizzare campagne sociali efficaci finalizzate a coinvolgere i diversi pubblici.
Di questo tema, e dell’integrazione tra i diversi strumenti, si è parlato anche durate l’incontro La comunicazione inline: le nuove frontiere della crossmedialitàorganizzato dal Network per la comunicazione sociale della Regione Piemonte e con il patrocinio di Ferpi a Torino lo scorso 24 febbraio. Tra gli altri Edoardo Fleischner, progettista crossmediale e docente di nuovi media e comunicazione all’Università degli Studi di Milano, ha parlato nel nuovo “villaggio cross mediale” dove dimensione globale e locale si giocano la sfida della comunicazione mentre Luca De Biase, Chief Editor di Nòva 24, ha affrontato il tema di come cambia il giornalismo e di come si trasformano i prodotti editoriali oggi sempre più “smaterializzati”.
Anche a seguito delle considerazioni emerse, abbiamo ritenuto utile sintetizzare alcune riflessioni che proponiamo all’attenzione di chi legge.
1 – I nuovi media sono strumenti più “democratici”
Per un’organizzazione non profit che vuole mettersi in gioco e proporre la propria “buona causa” ad un vasto pubblico non sono più indispensabili grandi investimenti su stampa e televisione: conta proporre una messaggio giusto perché la campagna si propaghi in modo virale tra le persone.
I nuovi media (che, come dicono in molti, nuovi non sono) hanno il vantaggio di consentire all’organizzazione che ha deciso di lavorare sulla creatività, sulla ricerca di nuovi linguaggi, su messaggi semplici e diretti, di raggiungere più facilmente gli obiettivi che si è posta.
2 – Il web offre spazio a chi ha contenuti da comunicare
Sul web i contenuti sembrano avere la meglio: i messaggi, in particolare se coinvolgenti , riescono a passare in modo “contagioso”.
Un effetto virale appunto, che consente alle campagne di raggiungere un grande un grande numero di persone.
3 – La difficoltà resta raggiungere le fasce deboli
Se una delle funzioni della comunicazione sociale è anche sostenere ed educare i più deboli e fragili, questo cambiamento non potrà, per il momento, risolvere il problema. Il gap tecnologico tra le persone con diversi livelli culturali sembra in questo momento allargarsi non certo ridursi.
Anche ad oggi si sono visti pochi segnali verso un approccio cross mediale alla comunicazione, la logica vuole che questa strada sarà percorsa a breve da molte organizzazioni. Il rischio è che siano sempre le stesse a sperimentare nuove strade: perché sono le più grandi, perché sono quelle meglio organizzate, perché hanno nel proprio DNA la voglia di innovare. Ce la faranno anche le organizzazioni medio- piccole a rispondere alla sfida?
Pur con qualche dubbio su chi ce la farà, sembra che la strada verso la crossmedialità sia ormai segnata. E allora si può pensare che il panorama della comunicazione sociale cambierà forse più rapidamente di quello che immaginiamo.
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