Redazione
Nel ’91 Meredith Broussard era una delle sei studentesse di informatica ad Harvard, su 20.000 studenti maschi. Dopo un’esperienza come data scientist, ha iniziato ad occuparsi, da giornalista, della responsabilità degli algoritmi il cui “potere (decisionale)” è fortemente cresciuto in tutti i campi. Il suo libro è un attacco ben documentato – supportato dalla sua competenza tecnologica - alla convinzione diffusa che qualsiasi problema abbia sempre una app o un algoritmo come soluzione e che una macchina ci sappia fare sempre meglio di un essere umano. Al punto che tendiamo ad usarle anche per ciò che non sono adatte. È quello che lei chiama “tecnosciovinismo” alla cui critica sono dedicate alcune storie ed esperienze - vissute in prima persona dall’autrice – particolarmente significative.
In La non intelligenza artificiale, Meredith Broussard sostiene che il nostro diffuso entusiasmo per l'applicazione delle tecnologie digitali a ogni aspetto della vita abbia condotto a un'enorme quantità di sistemi mal progettati. Siamo così ansiosi di fare tutto attraverso i computer - prenotare le vacanze, guidare, pagare le bollette, persino scegliere il partner - che abbiamo smesso di esigere che la tecnologia funzioni davvero.
Broussard, di professione sviluppatrice software e giornalista, ci ricorda che ci sono limiti fondamentali a ciò che possiamo (e dovremmo) fare con la tecnologia. Con questo libro, ci offre una guida per comprendere il funzionamento interno dell'intelligenza artificiale e i suoi limiti esterni, lasciandoci un importante insegnamento: non dovremmo mai presumere che i computer siano in grado di dare sempre le risposte giuste ai nostri problemi. Mettendo in discussione quello che definisce il tecnosciovinismo - la convinzione che la tecnologia sia sempre la soluzione - Broussard sostiene che non è affatto vero che i problemi sociali siano inevitabilmente destinati a scomparire di fronte a un'utopica società digitale.
Per dimostrare la sua tesi, intraprende una serie di avventure nel mondo della tecnologia informatica. Sale su un'auto a guida autonoma che la porta a fare un giro che si rivelerà piuttosto pericoloso ("il futuro dei cyborg non è così imminente"); usa l'intelligenza artificiale per comprendere perché gli studenti di alcune high school americane non riescono a superare i test standard; utilizza il machine learning (apprendimento automatico) per cercare di prevedere quali passeggeri sono sopravvissuti al disastro del Titanic; tenta di migliorare il sistema di finanziamento delle campagne elettorali statunitensi costruendo un apposito software che monitorale spese dei candidati. Se comprendiamo i limiti di ciò che possiamofare con la tecnologia, ci dice Broussard, possiamo fare delle scelte più avvedute per rendere il mondo migliore per tutti.