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La ricerca del consenso

21/06/2010

Partendo dalle parole del Papa, _Toni Muzi Falconi_ confronta la situazione del Vaticano, e la sua svolta comunicativa, che ha fatto seguito allo scandalo pedofilia, con quella di BP: le relazioni pubbliche devono facilitare la comunicazione non cercare un consenso esasperato dell'opinione pubblica.

di Toni Muzi Falconi
Schiavo dell’opinione pubblica… non so se avete ascoltato e/o visto Papa Ratzinger inveire oggi ( N.d.R. domenica 20 giugno 2010) contro chi cerca il potere e l’affermazione personale.
Non l’ha detto, ma lo sprezzo con cui ha pronunciato quel schiavo dell’opinione pubblica fa pensare che si riferisse a quello che noi chiamiamo la visibilità, la ricerca esasperata della notorietà…. una sindrome che ha infettato, e non da oggi, anche la gerarchia ecclesiale.
E’ solo un caso, poi, che l’invettiva sia stata pronunciata lo stesso giorno in cui i giornali hanno pubblicato il rinvio a giudizio per corruzione aggravata del Cardinale Sepe, e la televisione ha anche ospitato una insolita e lunga dichiarazione di Padre Lombardi, portavoce ufficiale di Ratzinger, in cui il Vaticano prendeva nettamente le distanze dall’ex di Propaganda Fide.
Ne apprenderemo ancora delle belle sulla cricca.
Ricordo, a proposito, con grande rispetto e stima invece Francesco Silvano, emerso agli onori della cronaca come colui che avrebbe messo a disposizione di Bertolaso, su invito di Sepe, l’appartamento di Via Giulia e che era sempre attento alle nostre cose professionali, direttore generale della Seat (quando era ancora Telecom) e, grande amico del compianto collega Ghigo Roggero.
Ed è solo un caso che una così insolita e consapevole sequenza di espressioni avvenga dopo una svolta radicale intervenuta da poco nella politica comunicativa del Vaticano dopo il disastro reputazionale della vicenda pedofilia?
Immagino che ora tocchi anche alla BP…
Non so se ha senso accomunare le due questioni.
Qualcuno ricorderà come la frase che spesso uso quando dico che un direttore della comunicazione, anche il più potente, non può governare oltre il 10% dei comportamenti comunicativi della sua organizzazione, si riferisce ad una ricerca fatta nel 2004 nel Regno Unito e che, guarda caso, ha come oggetto proprio la BP, e che quindi il valore maggiore che le Rp possono apportare è quello di facilitare e mettere tutte le altre funzioni dell’organizzazione in condizioni di comunicare meglio.
Qualcuno anche ricorderà un primo articolo di qualche mese fa sulla vicenda del Vaticano in cui affermavo che Ratzinger era troppo distante da Padre Lombardi per cogliere appieno l’urgenza di una pronta reazione.
Mi pare allora che da un lato in Vaticano abbiano provveduto e bene fanno a ‘disprezzare’ la ricerca del consenso dell’opinione pubblica (sempre meno differenziabile dall’opinione pubblicata, social media compresi…) mentre in BP devono prima completare l’esclusione di Hayward (questione di giorni) per ricominciare da capo.
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