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L’impronta gentile

07/07/2022

Giampietro Vecchiato

Quand’è che l’intolleranza vince sulla pazienza e sulla mitezza? Quando si decide di usare la forza, l’aggressività e la competizione nelle relazioni con gli altri. E le opzioni, quando si ragiona in termini di forza, si riducono a due: o vinco IO o vinci TU. Due opzioni che ci fanno dimenticare il NOI e tutte le infinite sfumature che l’umanità ci può offrire. Sono alcuni degli spunti emersi dall'intervento di Giampietro Vecchiato, tra gli speaker dell'edizione 2022 di InspiringPR.

Ispirazione per me è ciò che ci fa essere migliori di quello che siamo (o che crediamo di essere), quello che ci fa guardare al futuro con fiducia e ottimismo, quello che dà uno scopo ed un significato a quello che facciamo.

Nella mia vita ho avuto la fortuna di incontrare uomini e donne che mi hanno ispirato, che mi hanno aiutato a rendere il mio cammino più leggero e nello stesso tempo più consapevole; persone che mi hanno insegnato la pazienza perché, se vuoi raggiungere un obiettivo, ci vuole tempo, spesso tanto tempo.

Però, se aspetti troppo, ci si stanca e si “perde la pazienza”, con due possibili conseguenze: o ci si arrende o si diventa irrequieti.

Per raggiungere i nostri obiettivi ci servono quindi sia la pazienza che una certa dose di inquietudine, di irrequietezza, quasi di intolleranza.

Ogni pazienza ha però un limite oltre il quale può diventare aggressività, fretta, nervosismo, agitazione, competizione.

Se vuoi un frutto devi prima seminare, poi devi aspettare che i frutti mettano radici... non ci sono scorciatoie.

In altre parole, ci vuole pazienza.

Pazienza intesa come saper attendere, saper ascoltare, saper ascoltare se stessi.

La pazienza è uno stile, un modo di affrontare la vita, gli accadimenti e le cose senza forzature, con rispetto, dimenticandoci del nostro ego e soprattutto del potere.

Quand’è che l’intolleranza vince sulla pazienza e sulla mitezza? Quando si decide di usare la forza, l’aggressività e la competizione nelle relazioni con gli altri.

E le opzioni, quando si ragiona in termini di forza, si riducono a due: o vinco IO o vinci TU.

Due opzioni che ci fanno dimenticare il NOI e tutte le infinite sfumature che l’umanità ci può offrire.

L’impronta ecologica è un indicatore utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della terra di rigenerarle.

A fianco dell’impronta ecologica mi piacerebbe introdurre il concetto di “impronta gentile”: un indicatore per valutare la capacità delle persone (ma anche delle organizzazioni) di creare gentilezza rispetto alla loro capacità di distruggerla.

Come esseri umani possiamo infatti scegliere di rapportarci con gli altri, con la comunità, con la terra, attraverso due modalità.

Da una parte, utilizzando la prepotenza, l’aggressività, la competizione, l’arroganza, la violenza.

Dall’altra, utilizzando la cortesia, il rispetto, l’ascolto, la collaborazione, la generosità, l’umiltà. La pazienza, appunto.

Se scegliamo questa seconda strada, abbiamo scelto la strada rivoluzionaria della gentilezza che concretamente significa:

1. attraversare la vita in “punta di piedi”, senza violenza, senza aggressività, lasciando un’impronta leggera e, appunto, gentile;

2. non aggiungere dolore al dolore del mondo; non nuocere a sé e agli altri. “Sono convinto - afferma AMOS OZ - che sia sempre un male infliggere dolore a qualcuno. Se dovessi sintetizzare tutti e 10 i comandamenti in un unico comandamento, in assoluto dire: NON INFLIGGERE DOLORE A NESSUNO”.

La gentilezza è quindi un modo di concepire la vita, le nostre relazioni e si iscrive nella sequenza progressiva persona-umanità-universo. Relazioni basate sulla fiducia, sulla reciprocità, l’altruismo, l’empatia, la sincerità, la cura.

La gentilezza è sempre una scelta: quella di trattare bene sé stessi e gli altri, a prescindere dal contesto e dagli eventi.

Sapete chi sono le persone che mi hanno aiutato di più nella mia vita e di cui vi ho parlato in apertura del mio intervento?

Sono quelle persone che mi hanno detto:

“Piero, sei troppo buono!”.
“Piero, sei troppo gentile!”.

Dicendomi quelle cose mi hanno aiutato a SCEGLIERE che tipo di uomo volevo essere, che cosa mi rendeva felice nel relazionarmi con gli altri e con il mondo.

La gentilezza è una scelta molto umana. Forse l’unica che può dare senso e ispirazione al nostro cammino. Quando dico “nostro” non penso solo a noi “esseri umani” ma penso anche a noi professionisti delle Relazioni pubbliche, noi PR.       

“Ciascun uomo – diceva Martin Luther King – deve decidere se vuole camminare nella luce dell’altruismo creativo o nell’oscurità dell’egoismo distruttivo”.

A noi la scelta. 

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