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Massarotto: ricerche e tutela dei brand, una frontiera da esplorare

12/02/2015

Luca De Vito

“Gran parte delle conversazioni sui social network oggi avvengono tramite foto, perché è un modo più facile, diretto e legato al mobile. Non a caso Instagram sta dilagando e Twitter cerca in tutti i modi di diventare più visual". Lo sostiene Marco Massarotto, fondatore di Hagakure, in una recente intervista.

Marco Massarotto è fondatore della società Hagakure che si occupa di digital marketing. È questa la nuova frontiera su cui si concentreranno le grandi aziende?

Sicuramente è un esperimento interessante che apre nuove frontiere perché fa leva su un aspetto che oggi nel web è dominante: ovvero le immagini. Gran parte delle conversazioni sui social network oggi avvengono tramite foto, perché è un modo più facile, diretto e legato al mobile. Non a caso Instagram sta dilagando e Twitter cerca in tutti i modi di diventare più visual.

Qual è il punto di forza di queste analisi basate sull’image recognition?

È un ottimo modo per elaborare i cosiddetti big data. Quello che fanno queste società è rendere facilmente utilizzabili i “grandi numeri” di informazioni che vengono riversate online. Quindi è sicuramente interessante. Bisogna vedere se funzionerà, sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista del business. Penso che le applicazioni possano essere molte, oltre al settore delle ricerche di mercato.

Ad esempio?

Mi viene in mente la tutela del brand. Si pensi a Shazam, l’applicazione che permette di riconoscere brani musicali ascoltando le note. Questa viene usata anche per verificare l’uso che si fa delle musiche e tutelare i copyright. Esplorare il web per rilevare dove un logo è stato utilizzato è un grande strumento di tutela dei marchi.

E sulla privacy?

Non mi sembra ci siano problemi. La privacy ha delle regole piuttosto chiare, anche sulle grandi piattaforme ci sono policy precise e gli utenti hanno a disposizione molti strumenti per tutelarsi. Forse avrebbe più senso ragionare sull’aspetto del consumismo e della commercializzazione della società. Che però è una cosa ben diversa.

Fonte: La Repubblica
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