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Oscar di Bilancio 2025, l’intervento di Filippo Nani

10/12/2025

Filippo Nani - Presidente FERPI

Dietro i numeri ci sono scelte, responsabilità, relazioni, territori.

 

Buonasera a tutte e a tutti,

prima di entrare nel merito di questa serata, desidero esprimere alcuni ringraziamenti che non sono solo di rito, ma raccontano la rete di alleanze che rende possibile ogni anno, da sessantuno edizioni, l’Oscar di Bilancio.

 

Un grazie sincero a Borsa Italiana, che ci ospita qui, come ogni anno ormai per tradizione: non è solo una cornice prestigiosa, è il luogo simbolo del rapporto fra impresa, finanza e società, e dunque il posto più naturale per parlare di bilancio e di sostenibilità.

 

Un ringraziamento speciale all’Università Bocconi, nostro partner strategico nell’analisi dei bilanci e nella definizione delle regole di ingaggio di questo premio: il vostro contributo scientifico è una garanzia di rigore, autorevolezza e indipendenza in ogni fase del processo.

 

Grazie alle associazioni partner, senza le quali il processo di analisi e validazione dei bilanci non sarebbe ciò che è: il cuore vivo dell’Oscar di Bilancio. È grazie alla loro competenza e al loro coinvolgimento che questo premio mantiene nel tempo la sua credibilità e il suo valore distintivo.

 

Un grazie di cuore al Comitato organizzativo, composto dai colleghi Andrea Razeto, Cristiana Rogate, Matteo Colle, Federica Zar, Angela Del Prete, Diana Daneluz, Enzo Rimedio, Massimiliano Colognesi, Gloria Tomadini, Micol Burighel e Sergio Vazzoler: il vostro lavoro, spesso silenzioso e dietro le quinte, è ciò che consente a tutti noi di vivere una serata come questa con naturalezza, dimenticando quanta complessità ci sia stata prima.

 

Un ringraziamento va anche ai delegati territoriali e alle socie e soci FERPI: grazie a voi abbiamo attraversato il Paese con le tappe del roadshow, da Palermo a Trieste, toccando dieci città e portando il confronto sul bilancio e sulla sostenibilità dentro i territori, nelle imprese, nelle istituzioni, tra professionisti e studenti.

 

Un ringraziamento particolare a Deloitte, che da questa edizione, e mi auguro anche in futuro, ha voluto affiancarci come partner tecnico dell’Oscar di Bilancio: la vostra competenza nell’analisi dei dati e degli impatti rende ancora più solido il percorso che celebriamo stasera.

 

E grazie a Il Sole 24 Ore e agli altri media partner: la vostra attenzione editoriale e la vostra capacità di racconto permettono a questo premio di uscire dalla cerchia degli addetti ai lavori e di parlare al Paese, contribuendo a fare della rendicontazione un tema pubblico, non solo specialistico.

 

L’Oscar di Bilancio, con la sua rete di partner, di associazioni, di media, di accademia, racconta proprio questo: la sostenibilità non è una crociata solitaria, è un lavoro collettivo, fatto di regole condivise, di analisi rigorose, di confronti aperti.

 

È proprio a partire da questa rete di persone, istituzioni, imprese e media che vorrei proporre una considerazione di contesto.

 

In questi tempi, parlare di sostenibilità sembra, a tratti, una battaglia contro i mulini a vento, per citare Don Chisciotte.
Don Chisciotte vedeva nei mulini a vento dei giganti da combattere; noi, oggi, sappiamo che proprio il vento può diventare energia, innovazione, futuro.
Ciò che ieri poteva apparire come un ostacolo, oggi è una risorsa. Così la sostenibilità: da vincolo percepito a leva strategica per la competitività e la resilienza delle organizzazioni.

 

Tra negazionismi, stanchezza, semplificazioni e talvolta anche strumentalizzazioni, chi continua a credere nella sostenibilità rischia di sentirsi come un idealista fuori dal tempo.

Eppure, lo sappiamo: la strada della sostenibilità è tracciata. E, soprattutto, non si torna indietro.
Non si torna indietro perché sono cambiati i comportamenti e le aspettative:

  • non si torna indietro perché i giovani ci chiedono coerenza, responsabilità, visione di lungo periodo
  • non si torna indietro perché oggi il sistema finanziario - e il luogo in cui ci troviamo lo ricorda con forza - valuta sempre di più le imprese sulla base della loro capacità di misurare e gestire gli impatti ambientali, sociali e di governance
  • il mercato guarda alla sostenibilità non più come a un ornamento reputazionale, ma come a una condizione per la solidità del business nel tempo.

 

E, come ha ricordato Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS:

«Proprio nel momento in cui la sostenibilità è sotto attacco politico e culturale i dati disponibili contrastano in modo evidente la “narrativa” per cui la sostenibilità sia un costo. Infatti, indagini e analisi di varia natura mostrano che le imprese che hanno scelto di investire sulla transizione ecologica e su quella digitale, e sull’economia circolare aumentano la produttività e la competitività, migliorano le condizioni finanziarie riducendo il costo dei nuovi investimenti».

 

Bisogna perciò spingere l’intero sistema economico in questa direzione, e i bilanci che celebriamo questa sera vanno esattamente in questo senso: mostrano che la sostenibilità, quando è presa sul serio, non è un lusso per pochi, ma un fattore concreto di competitività e di tenuta nel tempo.

 

In questo contesto, il bilancio di sostenibilità non è semplicemente un documento in più.
È il luogo in cui un’organizzazione sceglie di raccontare, con dati, obiettivi, risultati, che cosa produce in termini economici, ma anche che cosa genera in termini ambientali, sociali e di governance.

 

Un buon bilancio di sostenibilità:

  • rende misurabile ciò che spesso rimane invisibile,
  • rende comparabile ciò che altrimenti resterebbe solo dichiarazione d’intenti,
  • diventa una bussola strategica, perché consente di fissare obiettivi, monitorare i progressi, correggere la rotta.

 

Don Chisciotte ci ricorda anche quanto sia facile scambiare un’osteria per un castello, un mulino per un gigante.
Nel campo della sostenibilità questo rischio ha un nome preciso: greenwashing.
Per questo i bilanci che celebriamo oggi, basati su dati verificabili, criteri rigorosi e processi indipendenti, sono così preziosi: ci aiutano a distinguere il racconto autentico dalle illusioni, le promesse dai risultati concreti.

 

E qui mi piace richiamare le parole della professoressa Ariela Caglio dell’Università Bocconi:

«Pochi rendicontano, molti rimandano. Ma per uscire dall’impasse occorre uno sforzo sistemico e proporzionato».

 

È esattamente lo spirito con cui lavoriamo all’Oscar di Bilancio: costruire quello sforzo sistemico, mettere in rete competenze, regole e strumenti perché la rendicontazione di sostenibilità non sia l’eccezione di pochi pionieri, ma diventi la normalità per un numero crescente di organizzazioni.

 

Per noi di FERPI c’è però un ulteriore elemento decisivo: la sostenibilità è, prima di tutto, una questione culturale.
Promuovere il bilancio di sostenibilità significa chiedere alle organizzazioni di utilizzare uno strumento strategico di dialogo con i propri stakeholder.

 

Significa dire alle imprese, alle istituzioni, alle organizzazioni tutte:
“Non limitatevi a comunicare: confrontatevi. Non limitatevi a informarli: coinvolgeteli. Non limitatevi a dichiarare impegni: rendicontate impatti, risultati, scelte difficili.

 

Un bilancio di sostenibilità ben fatto non è un esercizio di stile, ma un patto di fiducia rinnovato, anno dopo anno, con le persone e le comunità che guardano a voi.

 

Pensiamo, per esempio, a quel piccolo imprenditore delle Marche, titolare di un mulino disperso in valli difficilmente raggiungibili, che nel redigere il proprio bilancio di sostenibilità, pur non essendo obbligato, ha scoperto e toccato con mano l’impatto del suo impegno per la comunità.
Un impatto che va ben oltre la ricerca di fatturato e che dà il senso più profondo del perché siamo qui questa sera: perché dietro i numeri ci sono scelte, responsabilità, relazioni, territori.

 

Questa sera celebriamo bilanci, ma in realtà stiamo celebrando qualcosa di più profondo:

  • la capacità di guardare oltre il breve termine,
  • il coraggio di misurarsi anche sulle proprie fragilità,
  • la volontà di rendere conto non solo di ciò che si fa, ma di come lo si fa e per chi lo si fa.

 

A tutte le organizzazioni che hanno partecipato, a chi è finalista, ai premiati, va il nostro grazie: perché il vostro impegno traccia una direzione, mostra che un altro modo di fare impresa, di fare amministrazione, di fare organizzazione è possibile.

 

Se oggi parlare di sostenibilità può sembrare una battaglia contro i mulini a vento, serate come questa ci ricordano che quei mulini, in realtà, possono diventare energia, movimento, cambiamento reale.

 

Con questo spirito di fiducia e responsabilità condivisa, vi auguro una splendida serata e dichiaro ufficialmente aperta la cerimonia di consegna degli Oscar di Bilancio.

 

Grazie.

 

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