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Per portare progresso serve ascoltare i territori

07/12/2021

Giuseppe de Lucia

A #FerpisideChat incontriamo Valentina Cefalù, Public Affairs & Communication Manager di Infratel Italia, società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico e  soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo.

Valentina, sei responsabile delle relazioni esterne in un’azienda deputata alla riduzione del digital divide. Quanto il digitale ha cambiato e cambierà le relazioni esterne nei prossimi anni?

La cosa forse più importante che ho osservato in questi ultimi anni è che ormai siamo ad una fase tale dello sviluppo della rete, di Internet, per il quale il digitale è davvero un ecosistema nel quale siamo tutti un po’ in qualche modo connessi. Questo è indicativo del cambio di paradigma disruptive che stiamo attraversando. La trasformazione digitale permea ogni aspetto della nostra vita, dal tempo libero al lavoro, anche nel campo delle relazioni esterne. Team, meet, video chat, social media e caffè virtuali hanno spesso preso il posto degli incontri fisici. Ma questa nuova modalità On-Life non deve farci perdere di vista il valore umano e il capitale relazionale bensì ne deve essere un fattore abilitante, così da avere gli strumenti per governare la rivoluzione tecnologica e non lasciarci governare. I prossimi mesi ci offrono un’occasione unica per abilitare quella trasformazione digitale che serve per accelerare sviluppo e crescita, l’infusione delle tecnologie esponenziali sarà un asset decisivo.

Nel vostro lavoro il rapporto con il territorio è un elemento imprescindibile. Come gestite le relazioni con le realtà territoriali e quanto sono importanti ai fini del PNRR?

Per portare progresso e qualità della vita in tutti gli angoli d’Italia serve saper ascoltare e capire i territori. In questi due anni grazie al progetto Wi-Fi Italia abbiamo installato punti di accesso Wi-Fi gratuiti in oltre 1200 Comuni, molti dei quali tra i 5000 e i 10.000 abitanti e tanti di questi Sindaci sono i protagonisti della nostra rubrica “Dai territori”, uno spazio dedicato alla valorizzazione delle vocazioni dei territori. Il PNRR offre un’opportunità unica al nostro Paese, se riusciremo a scommettere sull’innovazione attraverso le competenze, per diffondere la cultura digitale anche tra i cosiddetti “non addetti ai lavori”, saremo in grado di gestire la direzione in cui queste innovazioni ci porteranno.

Forbes ti ha indicato nella lista dei 10 più promettenti lobbisti italiani under 35. Che significa fare lobby per te e come possiamo modificare la percezione (ambigua) attorno a questa professione in Italia?

Essere usciti su un giornale prestigioso come Forbes tra i giovani più talentuosi del public affairs insieme a tanti professionisti è per me una grandissima emozione e un onore. Era un obiettivo che mi ero prefissata da tempo, ma è arrivato in maniera del tutto inaspettata. Sicuramente l’attività di lobbying oggi è notevolmente cambiata, anche in forza della trasformazione digitale, e si propone di arricchire i processi decisionali, facendo sì che le Istituzioni dispongano di elementi sufficienti per valutare implicazioni e conseguenze di tutte le opzioni di intervento. Ma il problema non è quello che il lettore sarà portato a pensare: non è la professione in sé. Il problema è la discussione pubblica sull’attività lobbistica muove da una scarsa consapevolezza. In questo senso, è certamente utile che i professionisti si sforzino di far comprendere la natura del lavoro di lobbying ad un pubblico più vasto.

La transizione ecologica è strettamente correlata a quella digitale. Come la comunicazione può contribuire alla realizzazione di questi due grandi obiettivi?

La rivoluzione digitale e la transizione ecologica hanno ormai inciso significativamente in ogni aspetto della vita sociale ed economica. In questo contesto le attività di comunicazione giocano un ruolo chiave da un lato alimentando una cultura valoriale di queste azioni in chiave di sostenibilità e sviluppo sostenibile, dall’altro per la promozione dei risultati e la valorizzazione degli investimenti, vista la velocità e la pervasività del cambiamento. Quello di cui oggi c’è bisogno, più che di tecnologie e fattori abilitanti, di menti preparate.

Un consiglio per chi vuole intraprendere questa professione

Questa è sempre per me la parte più difficile, perché sento la responsabilità che abbiamo verso le future generazioni. Mi piace pensare come amava ripetere Olivetti, che spesso “il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande.” In un mondo in cui un bambino che nasce oggi in otto casi su dieci farà un mestiere che ancora non esiste, sono fondamentali formazione e competenze. Quindi non smettete mai di credere nella forza dei vostri sogni, studiate il più possibile e siate curiosi perché il talento e le competenze a lungo andare vengono sicuramente riconosciuti!

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