Ferpi > News > Per una nuova etica della comunicazione

Per una nuova etica della comunicazione

26/04/2011

La comunicazione verticale si è dimostrata un modello perdente, soprattutto su Internet. Questo assunto è valido tanto per le comunicazioni commerciali quanto per le media relations. Partendo dalle riflessioni di _Pierre Zémor,_ _Daniele Chieffi_ analizza la comunicazione on line e auspica una nuova etica, fatta di coinvolgimento, confronto e partecipazione.

di Daniele Chieffi
La comunicazione verticale, compiacente, promozionale, è un modello perdente, soprattutto nella Rete. I destinatari dei messaggi sono portatori di istanze diverse, più complesse, più ricche e sofisticate ma che si possono riassumere in coinvolgimento e partecipazione. Come scrive Pierre Zémor, nell’articolo pubblicato sul sito di Ferpi, “… è ancora necessario riscoprire il compito prioritario di una vera comunicazione che consiste nello stabilire la relazione senza la quale non può passare nessun messaggio”.
La tesi di Zémor muove dall’osservazione dell’utilizzo – e del relativo fallimento – dei paradigmi comunicativi commerciali alle istituzioni pubbliche: “il marketing, i collaudati strumenti della pubblicità e della gestione dell’immagine, il culto della marca sono stati molto utili per le imprese. Forte di questi successi la comunicazione ha avuto la tentazione egemonica di dettare le modalità di espressione alle Istituzioni pubbliche, ai media e alla politica”. Se la misura dell’inefficenza di questi modelli nella comunicazione delle Istituzioni pubbliche, teorizzata da Zémor, è incontrovertibile, le sue stesse argomentazioni aprono uno squarcio di verità anche nel mondo della comunicazione aziendale, nelle media relations, ovvero proprio su quel luogo che aveva generato i paradigmi emigrati nelle comunicazione degli enti politici.
La comunicazione verticale, che fa discendere un messaggio dall’alto dell’emittente verso il basso del ricevente, con solo l’anima promozionale e autoritaria di voler costruire un’immagine positiva a tutti i costi è, sul web, perdente. I destinatari, dicevamo in apertura, sono portatori di istanze più complesse e ricche. E’ il concetto stesso di cliente ad essersi espanso, ad aver assunto nuova coscienza di sè, inglobando una serie di diritti che ci si aspetta vengano rispettati. Diritto al riconoscimento del proprio ruolo di stakeholder, innanzitutto. Diritto all’informazione puntuale, trasparente e immediata, al coinvolgimento nelle decisioni aziendali, diritto al dialogo, allo scambio e al confronto. E questo solo per citarne alcuni.
La Rete costringe, quindi, a una nuova etica della comunicazione, che Zémor vede necessaria per le istituzioni pubbliche, affinché riconoscano che i destinatari dei loro messaggi sono innanzitutto “cittadini e non solo utenti” ma che è altresì fondamentale per chiunque sia in Rete e quindi anche per le aziende come per i singoli.
Per chi fa media relations e si confronta quindi con la moltiplicazione delle fonti informative online, si tratta di un assunto fondamentale. I media online, che, come si sa, non sono solo i mainstream ma anche blogger, influencer, opinion maker, chiedono un approccio “etico” alla comunicazione online. Una etica web, s’intende, o meglio una nuova etica della comunicaizone web, basata sul coinvolgimento, il confronto, la partecipazione, sul coinvolgimento nel web secondo le aspettative, le regole e le istanze del web.
Tratto da OLMR
Eventi