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Per una nuova Ferpi

04/04/2011

Sono sempre più numerose le opinioni che alimentano il dibattito sull'imminente elezione del nuovo presidente e del consiglio direttivo. Il futuro della professione e della Federazione è al centro di una puntuale disamina di _Alessandro Magnoni._

di Alessandro Magnoni
Negli ultimi due anni ho avuto l’opportunità di partecipare al lavoro del Consiglio Direttivo Nazionale, impegnato anche ad operare per la Federazione grazie alla delega sui Rapporti Interassociativi con le Organizzazioni Professionali della Comunicazione affidatami dal Consiglio su proposta del Presidente, Gianluca Comin.
Non sono molti gli anni di mia iscrizione alla Ferpi e per questo ho ritenuto importante cercare di conoscere meglio il passato e le sue radici, perché come in qualsiasi impresa, per operare occorre un bagaglio di cultura, di conoscenze sulle esperienze precedenti, altrimenti i processi di decisione sono a rischio. Ho letto e apprezzato sul nostro magazine i molti articoli ed interviste attraverso cui Giancarlo Panico ha offerto a tutti noi e ai lettori una opportunità di crescita. Sono grato alla collega Amanda Jane Succi perché, qualche anno, fa ha suggerito ad un suo allievo di svolgere una tesi di laurea dedicata alla Ferpi. Già nello scorso mese di dicembre, rispondendo alla “preghiera laica” di Toni Muzi Falconi avevo avuto l’opportunità di esprimere alcune opinioni, di condivisione e accordo su alcuni punti. A queste mie considerazioni Toni aveva risposto, sempre sul sito: nella sua risposta avevo ritrovato altri argomenti su cui concordavo, ma allora preferii sospendere un dialogo a due voci.
Nell’ultimo periodo non mi sono sorpreso dell’appello/invito con cui la nomenklatura della Ferpi con un taglio che in un non recente passato si definiva apertamente bulgaro annunciava una candidatura/invito aprendo di fatto un percorso di cooptazione, strano in una organizzazione professionale di relazioni pubbliche che dovrebbe avere nel DNA la ricerca del dialogo, della partecipazione, della condivisione di obiettivi e progetti. Una perplessità, la mia, forse condivisa anche da alcuni dei sottoscrittori perché è difficile una scelta di “genere vetero femminista”; ed anche probabilmente per queste ragioni dopo un paio di giorni l’invito/appello veniva superato da un intervento della interessata.
Ho, come tutti, letto sul sito i contributi di Fabio Bistocini, pienamente condivisibili perché sul metodo di selezione e scelta dei futuri dirigenti della Ferpi e la nota di alcuni colleghi milanesi, anche loro alla ricerca di un filo conduttore e di un momento di confronto su obiettivi e contenuti.
Da socio attivo, ritengo giusto di non far mancare alcune mie opinioni al confronto aperto in queste ultime settimane.
Si sta per concludere il “40° anno” dalla fondazione della Ferpi. Un lungo percorso in cui la nostra Associazione, complessivamente, ha saputo esprimersi su una pluralità di obiettivi nel disegno di qualificare le attività professionali di Relazioni Pubbliche con un’ampia gamma di interlocutori. Non sono mancate le difficoltà, i problemi affrontati con maggiore e minore fortuna. Posso ricordare, ad esempio la sostanziale debolezza nella rappresentatività, perché il numero dei soci – oggi uno scarso migliaio – non appare in linea con i numeri sempre più importanti di coloro che svolgono attività di RP e di comunicazione d’impresa nel nostro Paese, nella libera professione, nelle agenzie, in aziende ed enti, per non parlare dei numeri altrettanto importanti che riguardano le RP nella PA, le Regioni, gli Enti di Governo territoriale.
E’ vero com’è vero che questi neppur mille iscritti alla Ferpi oggi sono lo stesso numero di alcuni anni fa. Nei prossimi mesi si conclude il mandato del Presidente Gianluca Comin e siamo al punto di partenza, nonostante i tanti nuovi soci che ogni anno si uniscono a noi, a motivo della tante, troppe, dimissioni.
Una situazione che deve essere affrontata perché non sono risultate adeguate le molte iniziative di proselitismo che hanno visto via via impegnati dopo Toni Muzi Falconi, Andrea Prandi e Gianluca Comin. La mia opinione è semplice: il modello associativo ha funzionato e dimostrato su alcuni contenuti qualità adeguate alle attese. I risultati che non sono stati ottenuti, in tante situazioni, il vero nodo viene, dalla mancanza di una onesta valutazione sulle risorse umane e sulle risorse economiche, da cui sono motivati alcuni miei commenti riguardano la governance della Ferpi.
h.4 Il Consiglio Direttivo Nazionale
Per il nostro Statuto e per le norme di legge che si applicano alla Ferpi – associazione di carattere professionale – il Consiglio Direttivo Nazionale è l’organo di amministrazione della Federazione, un organismo che nelle sue quattro/cinque riunioni annuali deve deliberare le proposte preparate dal Comitato Esecutivo per attuare il programma e le mozioni approvate dai Soci nell’Assemblea. Ma lo stesso Consiglio ha il potere/dovere di adottare qualsiasi altra delibera in relazione all’attuazione degli scopi associativi.
A mio avviso la funzionalità del CDN è compromessa da assenze totali o ripetute, da silenti presenze. Meglio un Consiglio Direttivo Nazionale con al massimo 15/17 componenti, ognuno espressione delle diverse figure di professionisti presenti nell’Associazione (AD e dirigenti di agenzie, consulenti, liberi professionisti, dirigenti di imprese e di organizzazioni non profit, di amministrazioni pubbliche, funzionari dipendenti dalla medesime strutture) tenendo d’occhio una proporzione dei numeri in funzione dei pesi che queste differenti figure hanno nell’elenco dei soci
professionisti. Questo perché il Consiglio deve essere in grado di avere nel suo ambito espressioni adeguate alle differenti esperienze professionali.
Ma non è tutto, perché è meglio rinunciare in Consiglio a taluni nomi prestigiosi che però mai scendono in campo, perché sotto il loro “vestito associativo” non c’è niente, non c’è nessuna volontà di partecipare: allora molto meglio affidarsi a colleghi magari meno noti, ma volonterosi e disponibili a dedicare attenzione e tempo alla Ferpi.
h.4 Il Comitato Esecutivo
Il Comitato Esecutivo per Statuto deve preparare le delibere per il CDN e predisporre dossier e documentazione di supporto sui argomenti, per poi assicurare la realizzazione delle attività attraverso le strutture organizzative della Federazione e, perché no, attraverso un impegno diretto e personale dei suoi componenti, almeno per quanto riguarda le poche aree di priorità.
Ma è l’Esecutivo che, deve assumere su di sè in termini collegiali la responsabilità di controllo sull’attuazione del programma, perché ne risponde al Consiglio Direttivo Nazionale.
Per le sue competenze, chi tra i Consiglieri Nazionali viene eletto a far parte del Comitato Esecutivo deve essere disponibile ad un lavoro che richiede almeno un paio di riunioni ogni mese – non ogni settimana come ha sostenuto Toni Muzi Falconi – appuntamenti che ovviamente si aggiungono alle riunioni del Consiglio e alle altre scadenze.
Un’ultima opinione: se si vuole tenere conto della composizione della base associativa è opportuna una responsabilizzazione prevalente nell’Esecutivo di colleghe, impegnandole tra i componenti dell’Esecutivo.
Il sistema di deleghe
Anche nel mandato che si sta per concludere, decine di deleghe sono state affidate a pioggia a questo o quel collega, con una dispersione di risorse organizzative e di risorse umane, per non parlare poi delle risorse economiche che non si sono potute trovare per tante iniziative eterogenee nel bilancio dell’Associazione che, oggi, si basa sulle quote versate dai soci.
Meglio per il futuro poche deleghe su priorità predeterminate nel programma, su pochi e meditati obiettivi in cui il lavoro successivo porterà ad elaborare i progetti ed a svolgere le attività. Poche deleghe su obiettivi prioritari affidati ad alcuni Consiglieri Nazionali, in aggiunta alle responsabilità associative “obbligatorie” e di carattere istituzionale per la Ferpi che riguardano il Presidente, i componenti del Comitato Esecutivo ed i vari Organi Sociali.
Tra poche queste poche deleghe deve risultare il coordinamento delle Sezioni regionali e territoriali – perché la professione e la Federazione che la rappresenta crescono soltanto nel territorio – la comunicazione interna, verso i soci, con il marketing associativo, i rapporti con le istituzioni, i rapporti interassociativi.
Altre funzioni per il loro carattere prevalentemente organizzativo – penso alle relazioni con i media e alle pubblicazioni associative – per la loro operatività quotidiana devono rientrare nelle competenze delle strutture organizzative e del direttore, sempre sotto il controllo del Comitato Esecutivo
In termini di priorità va ribadita la responsabilità della Commissione di aggiornamento e specializzazione dei soci che ogni anno deve promuovere ed organizzare i seminari che consentono ai soci interessati di ottenere la certificazione per l’iscrizione nell’elenco dei “soci professionisti accreditati”, un impegno che configura nei fatti una delega collettiva ai componenti della Commissione a loro attribuita quando il CDN li nomina e determina le linee di programma nel cui ambito la Commissione deve operare.
Ben diverso, per competenze e per contenuti, è il lavoro della Ferpi nell’area della formazione che si riferisce alle Università, al mondo accademico, alle attività di docenza, ai corsi di formazione promossi da Istituti pubblici e privati, che opportunamente è stato condotto negli ultimi anni attraverso la Consulta Education, una Commissione di lavoro istituita con delibera del Consiglio, sulle cui competenze e composizione però è appropriata una valutazione, anche per evitare commistioni e conflitti di interesse.
Tanti sono gli interessi nella nostra professione, pensiamo ad esempio alle aree di specializzazione degli iscritti. Ma questi molti interessi, sempre complementari alle priorità individuate dal programma, possono essere considerati solo se oggetto di mozioni approvate dall’Assemblea e se si rendono disponibili colleghi qualificati per professionalità ed esperienze a sviluppare progetti, a realizzare attività, a reperire le risorse economiche, sempre con il coordinamento ed il controllo del Comitato Esecutivo.
Le risorse umane e le risorse economiche
Nella Ferpi la prima indispensabile fonte di risorse umane è nella sua base associativa, nei singoli soci che condividono la volontà di rafforzare l’Associazione con un impegno personale nello sviluppo delle attività; un elemento che accomuna la Ferpi a tutte le altre associazioni di persone, che caratterizzano la nostra comunità, perché tra le ragioni dell’associarsi, lo stare assieme, l’impegnarsi assieme, lo scambio delle esperienze, sono e rimangono le condizioni che favoriscono e creano il vincolo associativo.
In questo disegno, chi assumerà le responsabilità di guida della Ferpi e del nuovo CDN, deve approfondire la messa a punto di nuove modalità per motivare, scegliere e preparare i futuri quadri dirigenti della Federazione, cambiando regolamenti, superando quella che, di fatto, negli ultimi anni è stato un percorso di cooptazione con cui un gruppo di persone, più o meno autorevoli per il loro passato, decidono chi e che cosa è giusto per il futuro.
Ho letto che in un lontano passato le Conferenze di organizzazione e di programma portavano a confronti partecipati da centinaia di iscritti, accesi anche nelle Assemblee a liste contrapposte. Negli ultimi anni si è mantenuta una formale apertura al dialogo con “Conferenze di programma” in preparazione dell’Assemblea in cui un pur minimo confronto di opinioni e posizioni riusciva a manifestarsi.
L’attuale Presidente ed il Consiglio Direttivo hanno, più o meno volutamente trascurato questa opportunità per privilegiare, una scelta di cooptazione che, in quanto tale, limita il dialogo sui contenuti e porta ad escludere colleghi, ad avviso di qualcuno meno fidati.
Se non si superano queste situazioni con un nuovo metodo, si demotivano e si impoveriscono le risorse umane della Federazione, si delude e si scoraggia chi non ha ricevuto una sacra unzione.
Per le risorse economiche ho pensato a due semplici proposte che potrebbero migliorare in termini sostanziali il bilancio annuale della Ferpi:
1. lo Statuto prevede quote associative che sono di ammontare differente per gli iscritti “soci professionisti” ed per i “soci associati”. Ma è possibile in questo ambito pensare ad una ulteriore differenziazione: una quota associativa più importante dell’attuale per i soci professionisti che operano come amministratori e dirigenti di agenzie di RP, oppure come dirigenti di imprese, di enti ed organizzazioni; una quota inferiore, anche rispetto all’attuale, per i soci professionisti che sono consulenti oppure dipendenti di agenzie, di imprese, di enti; una quota ancora inferiore, per i “soci associati” con una ulteriore riduzione per i neolaureati in RP e in Scienze della Comunicazione che lo Statuto prevede che possono essere iscritti alla Ferpi anche e solo e quando hanno semplicemente iniziato il loro lavoro nelle RP. Una qualsiasi simulazione su questa proposta perché le quote attuali pesano di più su redditi minori, in un momento di crisi.
2. Un’altra opportunità richiede una scelta: una piccola modifica dello Statuto per introdurre la figura dei “soci sostenitori” – nell’ordinamento giuridico del nostro Paese persone giuridiche, aziende, enti ed organizzazioni – che possono decidere di impegnarsi nella Ferpi per sostenerne il lavoro. I “soci sostenitori” non sono in contraddizione con la status di associazione professionale della FERPI e non modificano le sue caratteristiche, perché tali soci non hanno nessun diritto di voto attivo e passivo e si limitano ad offrire il loro sostegno della Ferpi, manifestato dal versamento di una quota annuale come “sostenitori”. Una scelta già propria di tante altre associazioni di persone e presente in questi termini negli statuti di molte associazioni professionali nazionali e non.
La sezione studenti
Ritengo che deve essere superato un mero “aiutiamo i giovani” a conoscere la professione, a fare i primi passi nelle relazioni pubbliche. Gli studenti iscritti a UniFerpi devono avere la loro autonomia di progetti, sostenuta da una loro diretta responsabilità di gestione delle loro quote associative a cui la Ferpi deve aggiungere un suo contributo economico. Meglio rispetto a tutor ed altre generiche dichiarazioni di sostegno la messa a punto di un sistema per favorire l’ingresso degli studenti universitari nel mondo della professione. Penso ad esempio alla Ferpi che, attraverso le sue strutture organizzative, il suo direttore possa istituire “un ufficio stage” che si proponga come interfaccia con gli uffici delle università e che promuova e stimoli l’offerta di stage da parte di iscritti alla Ferpi.
Per aiutare sempre l’inserimento degli studenti e dei giovani laureati, la Ferpi deve elaborare un modello di contratto a progetto.
Il ruolo di questa società, costituita anni fa per aiutare la nostra Federazione a svolgere attività di contenuto economico e per rendere possibile il reperimento di risorse da utilizzare a sostegno di progetti Ferpi, merita di essere riproposto nei suoi termini originari. La Ferpi, come azionista di maggioranza, attraverso il CDN non può limitarsi a designare i propri rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione di Ferpi Servizi, ma deve affidare a loro un vero e proprio mandato con indicazioni di programma: non è più sufficiente ed adeguato l’eccellente lavoro svolto per
l’annuale “Oscar di bilancio”, per il Corso di preparazione alla pratica professionale, nonché per le altre importanti iniziative gestite negli ultimi anni. La priorità è nella crescita di Ferpi Servizi che richiede la designazione nel Consiglio di Amministrazione di soci Ferpi capaci e disponibili di svilupparne le attività, con l’affiancamento del Direttore Ferpi, le cui competenze ed onorari, d’altro canto, già trovano copertura nel bilancio di Ferpi Servizi.
L’etica
La Ferpi ha un suo sistema di Codici che consentono all’organo associativo competente, al Collegio dei Probiviri, di affrontare qualsiasi criticità che possa risultare da esposti presentati da iscritti o da terze parti. E’ vero che lo Statuto affida allo stesso Collegio la responsabilità di vigilare sull’etica e sui comportamenti, una responsabilità che richiede una migliore “pubblicità” degli interventi del Collegio, perché nel loro complesso gli esempi, richiamano l’attenzione degli iscritti, educano nei fatti a svolgere il proprio lavoro non solo con competenza professionale ma con correttezza.
Ma nella stessa cornice di etica e di correttezza dei comportamenti rientra l’applicazione quotidiana nella gestione quotidiana degli Organi Sociali Ferpi di quei principi di trasparenza, di correttezza e di tempestività dei processi decisionali, nonché di informazione ai soci, su cui il Collegio deve vigilare e sapersi esprimere nei confronti di tutti.
Non è sufficiente parlare e scrivere di etica, se si trascura di applicare “le regole del gioco” all’interno della Federazione nella sua gestione.
La stesura del programma
Le troppe opinioni che ho cercato di riepilogare disegnano un modello di riferimento e suggeriscono scelte obbligate in termini di governance, di obiettivi, di composizione del CDN, di responsabilità del Comitato Esecutivo, di lavoro digruppo, del sistema di deleghe, delle risorse umane e delle risorse economiche, dell’etica che presidia la gestione della Ferpi.
Qualsiasi scelta di programma e di contenuti non può non riferirsi ad un modello organizzativo, scelte che possono nascere da un dialogo di confronto con tanti colleghi, una volta condiviso il modello di cornice. Penso che le priorità ed il programma risulteranno meno generici e ripetitivi soltanto se gli iscritti aiuteranno in Assemblea a definire i contenuti sulle priorità proposte attraverso mozioni vincolanti, nelle linee di quanto già il nostro Statuto consente.
Discutiamo della governance, individuiamo gli obiettivi e le priorità: solo così chi si candida a far parte del Consiglio e degli altri Organi sociali può conoscere vincoli e contorni dell’impegno con cui si propone per essere attore e protagonista della vita associativa.
Nessuno dimentichi, come ha voluto ricordare Toni Muzi Falconi, che l’Assemblea elegge i componenti del CDN. Saranno poi i Consiglieri ad eleggere il Presidente che non può non essere un leader, nei fatti un manager forte e capace, se avrà saputo individuare e motivare i suoi collaboratori, nel caso FERPI coloro si candidano nel Consiglio e negli Organi Sociali.
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