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Rp online - Il futuro delle news è social?

28/05/2015

Secondo molti, gli Instant Articles di Facebook rappresentano un cambiamento epocale. Ma quali sono i vantaggi e i rischi di questo nuovo strumento? L’analisi di Valentina Citati.

Poche parole per annunciare quello che secondo molti è un cambiamento epocale. Così Michael Reckhow, product manager di Facebook, descrive l'introduzione degli Instant Articles: una esperienza di lettura più veloce e interattiva di cui potranno beneficiare gli utenti.

8 secondi: tanto è il tempo medio attuale di caricamento e apertura degli articoli online sull'app della piattaforma. Nel mondo digital dove 'fast' è una delle parole d'ordine (in particolare da mobile) questa durata, che a noi può sembrare brevissima, è invece considerata eccessiva soprattutto se rapportata a quella di foto, video e in genere contenuti 'nativi' del sito di social networks. Gli editori, che finora si limitavano a pubblicare sul social il link che rimandava al proprio sito, potranno invece inserire direttamente l'articolo e arricchirlo con materiali multimediali creati ad hoc  quali mappe interattive, file audio, video in autoplay. Infatti l'altra parola chiave del momento è 'Customer Experience', ovvero la capacità di offrire esperienze sempre più appaganti, complete e interattive agli utenti. Così il lancio degli Instant Articles si basa sulla promessa di regalare un esperienza di lettura degli articoli non solo più veloce ma più soddisfacente  in modo da aumentare il tempo di permanenza sulla piattaforma. I lettori digitali (giovani soprattutto) potranno così 'navigare' la  notizia zoomando a piacimento sulle immagini, ascoltando contenuti extra in formato audio e video e interagendo attraverso i commenti.

Facebook definisce l'iniziativa uno strumento per gli editori che potranno "mantenere il controllo sulle loro storie, contenuti e modelli di business". Questi ultimi, infatti, potranno scegliere se inserire direttamente la pubblicità o avvalersi delle piattaforme dedicate di Facebook perdendo il 30% dei guadagni. La nuova funzione vanta già partners autorevoli, sia negli Usa che in Europa, quali il New York Times, National Geographic, BuzzFeed, Nbc, The Atlantic, The Guardian, Bbc News, Spiegel e Bild. Alcuni, come il Guardian, partiranno subito con una prima sperimentazione altri, invece, aspetteranno l'estate.

Facebook ha disegnato la sua offerta in modo da fugare i dubbi e le paure dei publishers: lasciandogli la totalità o quasi dei guadagni per controbilanciare la perdita di visite ai siti proprietari, accordandosi con comScore per far sì che le visite ai loro contenuti sull'app risultino come traffico degli editori e non del sito di social neworks e fornendo dati dettagliati sulla performance degli articoli perché li possano sfruttare per migliorare contenuti e ricavi.

Quindi un vantaggio per tutti? Molti dubbi rimangono sugli effetti dell'iniziativa soprattutto nel lungo termine. Nonostante le promesse di mantenimento del controllo è un fatto che gli editori si troveranno ad operare in casa d'altri e, quindi, dovranno sottostare alle regole imposte dal padrone di casa. Chi assicura che Facebook non cambi in futuro i termini dell'accordo o non modifichi il suo algoritmo a danno degli attuali partners o di quanti non aderiscono al nuovo strumento?

Un nuovo ecosistema informativo

Certamente la novità lanciata da Facebook produrrà un significativo cambiamento dell'ecosistema informativo e delle modalità di pubblicazione e distribuzione dei contenuti come le conosciamo oggi. Tuttavia la piattaforma social sembra più assecondare  (e forse accelerare) mutamenti già in corso che crearli. I dati dell' Osservatorio News Italia pubblicati di recente restituiscono, infatti, una fotografia del panorama mediale italiano e dello 'stato di salute' delle fonti tradizionali e nuove di informazione che testimonia nuove tendenze in corso.

I risultati dell'indagine condotta dal gruppo di ricercatori del Larica dell'Università di Urbino Carlo Bo mostrano l'evoluzione del ricorso ai diversi media come fonti di informazione dal 2011 ad oggi.

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Se la televisione rimane il medium informativo più utilizzato, anche se in calo, quello che colpisce di più in questi 4 anni è proprio il forte incremento di Internet (di ben 20 punti percentuali dal 51 al 71%) e il, seppure atteso, crollo dei quotidiani (dal 63% al 46%). Mutamenti ancora più marcati nelle fasce di età più giovani (14- 29 anni). Per questi ultimi, infatti, la prima fonte di informazione è Facebook (71% in aumento dal 61.5% del 2011) seguita dai motori di ricerca (68.7%), dalla Tv (68.5%) e da Youtube (53.6%). (fonte: 12° rapporto Censis/Ucsi).

Ma è proprio guardando nello specifico al Web e all'evoluzione in questo periodo (2011-2015) dei diversi canali informativi online che si rileva il nuovo trend in atto consistente nell'instaurarsi di un diverso rapporto tra produzione, distribuzione  e consumo di informazione. I siti web dei quotidiani, seppure restano la fonte online principale, non mostrano una crescita rilevante come, invece, i siti 'verticali' specializzati su un certo argomento (dal 37 al 48%). I portali perdono visibilità (dal 60 al 51%) mentre aumentano in modo significativo gli amici su Facebook e i blogger. Twitter, nonostante si presenti come piattaforma per restare aggiornati sulle news del momento, rimane ancora relegato ad un consumo di nicchia.

 

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Questi numeri rivelano e confermano come sia cambiato il modo di fruire delle notizie online: più push che pull. A meno che non esista un interesse o una passione particolare (ed ecco il successo dei siti verticali e specializzati) non sono gli utenti che vanno a cercare l'informazione (sui siti dei giornali o sui portali) ma è l'informazione che arriva all'utente o dalle proprie reti sociali (gli amici su Facebook) o dagli esperti di settore (i blogger). Questo è il motivo per cui la home page dei quotidiani online perde di importanza dal momento che sempre più spesso si arriva direttamente alla pagina dell'articolo segnalato o commentato dai propri contatti social o dagli influencers. Da questo discende anche la rilevanza dell'attività di 'curation' dei contenuti, ovvero della capacità di organizzare e mostrare le informazioni in modo da renderle facilmente reperibili e fruibili dal proprio target.

In questo panorama si inserisce la novità degli Instant Articles lanciati da Facebook che arriva dopo tentativi simili messi in atto da altri player del settore quali Twitter con i tools per la content curation Curator e Niche, le Stories e la funzione Discover di Snapchat, la Digital News Initiative di Google ecc. Solo il tempo potrà rivelare vincitori e perdenti in questa lotta alla conquista dell'attenzione ma la sensazione è che il futuro delle news sia social intendendo con ciò il loro divenire parte integrante della molteplice offerta di servizi ed esperienze (conversazioni, quiz e giochi, shopping ecc) sviluppata con maggiore o minore successo da queste macro-piattaforme per trattenere il più possibile i naviganti al loro interno.
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