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Sport, diritto e comunicazione: l’importanza di una social media policy per le società di calcio

11/05/2015

Fabiana Callai

Alla luce dei numerosi casi che da qualche tempo si verificano, emerge prepotentemente il delicato problema del bilanciamento fra la tutela della libertà di manifestazione del pensiero e diritto alla riservatezza nell’era dei social network e l’esigenza di una social media policy per le società di calcio, in particolare di quello professionistico. Un’analisi di Fabiana Callai.

Parte da Cagliari , organizzata da Ferpi Sardegna, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Forense e l’Ordine degli Avvocati di Cagliari e con il patrocinio della Federazione Italiana Giuoco Calcio –FIGC e della Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, la prima tavola rotonda su Sport, Diritto e Comunicazione che mette a confronto i professionisti delle relazioni pubbliche e comunicazione con giuristi, costituzionalisti, specialisti in diritto e giustizia sportiva attraverso, unsistema di analisi comunicativa della gestione dei social network nel sistema calcio, comparandola con le esigenze applicative del diritto e del codice di giustizia sportiva.

La libertà di manifestare il proprio pensiero e quindi di comunicare, si configura come un diritto fondamentale e garantito dall’articolo 21 della Costituzione ma, con lo sviluppo di internet il quadro è mutato radicalmente. L’esistenza oggi di una moltitudine di strumenti di comunicazione continua a porre diversi problemi in ordine alla libertà di esprimersi e alle modalità di comunicazione che se non gestite, rischiano di trasformare l’uso dei social network in uno strumento lesivo della libertà fondamentale degli utenti. Il caso di Marko Livaja, attaccante croato quando era in forza all’ Atalanta, ma di proprietà dell’Inter costituisce uno degli esempi che in questi ultimi anni si sono verificati nel sistema calcio. Livaja ebbe un battibecco con alcuni tifosi della tribuna, susseguente alla sostituzione durante Atalanta-Verona che finì per avere una coda sul social network. Il profilo Facebook del calciatore fu preso d’assalto da supporters nerazzurri che, infuriati per quella reazione lo invitavano a tornare in Croazia. La replica del calciatore non è stata delle più diplomatiche: “Venite con me in Croazia, italiani bastardi”. Il commento è poi stato subito cancellato, ma la faccenda non si è conclusa. Un altro utente ha detto di non voler più vedere Livaja con i colori nerazzurri, di rimando il giocatore ha risposto con “Speriamo, m***e”, una frase che, com’è ovvio, ha inasprito ulteriormente gli animi. Il calciatore ha poi pubblicato un messaggio di scuse, giustificando le espressioni utilizzate con alcune offese razziste ricevute. Troppo poco, il danno era già fatto: Livaja è stato multato e messo fuori rosa.

Il caso di Balotelli al Liverpool coinvolge questa volta la Federazione inglese . Nel mirino della FA è finito un post che il calciatore ha pubblicato sul proprio profilo Instagram, in cui era rappresentato Super Mario, l’eroe dei videogiochi che ha il soprannome in comune con il calciatore, accompagnato dalla frase incriminata: “Salta come un nero e afferra soldi come un ebreo”. Le parole sono state giudicate offensive nei confronti delle persone di origine e di religione ebraica. E poco importa che lo stesso post contenesse anche un’altra frase, chiaramente anti-razzista“Non essere razzista. Fai come Mario. È un idraulico italiano, creato da giapponesi, che parla inglese e assomiglia a un messicano”. Nonostante il post sia stato rimosso e lo stessoBalotelli abbia allontanato ogni accusa di razzismo su Twitter con la giustificazione: “Mia madre è ebrea, quindi statevene zitti”. Il calciatore è sanzionato dalla Federazione inglese . Anche il giorno dopo il fallimento mondiale degli azzurri la polemica corre sui social network. E il più bersagliato è lui, Mario Balotelli, l’attaccante reo di non essere riuscito a fare nemmeno un gol nelle due gare disputate in Brasile e per molti colpevole dell’uscita dell’Italia in netto anticipo rispetto alla tabella di marcia. Ma lui non ci sta e sfoga tutta la sua rabbia. Sul proprio profilo Twitter e Instagram Supermario si difende dopo essere stato chiamato in causa indirettamente da alcuni compagni azzurri e direttamente dalla stampa, dopo l’uscita di scena dell’Italia dai Mondiali di calcio. Il giocatore si difende dagli attacchi scrivendo sui social network: “I negri non mi avrebbero mai scaricato così”.

Gestire la comunicazione sui social network è diventata quindi una priorità da cui non si può più prescindere. Il work in progress farà sintesi dell’analisi per elaborare una bozza di documento da cui partire, mettendo a sistema il diritto e la giustizia sportiva, i diritti costituzionali e la comunicazione, per ragionare sulla possibilità di limitare o restringere la libertà di comunicazione dei calciatori sui social e, sull’esigenza di una social media policy per le società di calcio in particolare di quello professionistico con l’obiettivo di formalizzare un quadro di riferimento condiviso che, chiarisca le opportunità offerte dall’uso dei social nell’ottica delle società calcistiche definendo il rapporto tra i calciatori/dipendenti e social media.

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