Sull'insostenibile leggerezza di Internet
16/12/2009
Prendendo spunto dal caso Tartaglia e da un editoriale pubblicato su _Il Foglio_, una riflessione di Giovanni Patanè sul mondo di Internet e sui cambiamenti che ha portato alla "autorevolezza della parola". Uno spazio di libertà che però non deve essere censurato.
di Giovanni Ugo Patanè
L’editoriale del quotidiano “Il Foglio” di martedì 15 dicembre, titolato Uccidere il Cav. su Internet, parla del caso Tartaglia (l’uomo che ha aggredito e ferito il Presidente del Consiglio dei Ministri). Il giornalista scrive: “Tutti gli avanzamenti tecnologici, oltre a portare innumerevoli vantaggi, fanno perdere autorevolezza alla parola scritta…”.
Credo che questa affermazione possa essere analizzata e letta in diversi modi. La prima interpretazione è che sia un’affermazione riferita alla valutazione dell’autorevolezza della parola, relativamente alla percentuale degli utenti che la leggono. Ovvero: prima la parola era “pesante” perchè erano pochi gli autori – autorevoli e pochi i lettori.
La seconda interpretazione, invece, è che l’articolo sia un’interessante provocazione.
Internet è diventato un “nuovo mondo”, dove si riflettono idee, pensieri, immagini, ecc. Non è uno spazio chiuso come era al principio, è uno spazio globale, un media planetario perchè è una rete mondiale. Pertanto, il problema della leggerezza o pesantezza della parola scritta, a mio avviso sussiste solo per una questione di responsabilità giuridica, da distinguere con quella morale – civile – etica. L’anonimato in Rete corrisponde alla non assunzione di responsabilità rispetto ai contenuti di ciò che viene pubblicato: la rete diventa quindi un Farwest, uno spazio di libertà per essere e dire tutto e il contario di tutto, a ruota libera, senza freni, senza regole e senza sceriffi.
Non vorrei che dopo quello che è accaduto, venisse in mente a qualcuno di censurare la rete, perchè tra la “selezione” (come scrive il giornalista) e la censura il passo potrebbe essere breve. Gli “internauti” dovrebbero ora più che mai rivendicare nelle sedi opportune, il ruolo della RETE come SPAZIO DI LIBERTA’ DEMOCRATICA.
Sottoscrivo, quindi, le affermazioni dell’Avvocato Paolo Galdieri (Docente di informatica giuridica), a proposito dei reati informatici: “Piuttosto di continuare a fare leggi a seconda dell’ “emergenza” del momento, occorre allora attendere con pazienza il consolidarsi di indirizzi giurisprudenziali, nella speranza che gli stessi siano ispirati da un’effettiva conoscenza dei contesti in cui le norme sono chiamate ad operare”.
Per concludere, cito una frase di un dialogo tratto dal film “Easy Rider”(1969): “…non hanno paura di voi. Hanno paura di quello che voi rappresentate”.
L’affermazione dell’editorialista: “Tutti gli avanzamenti tecnologici, oltre a portare innumerevoli vantaggi, fanno perdere autorevolezza alla parola scritta”, credo sia piuttosto una bella e ruvida provocazione giornalistica, paragonabile al comportamento di un uomo borghese che negli anni della contestazione studentesca del ‘68 aveva paura dei “capelloni”, perché erano diversi da lui.
La “paura” di quello che rappresenta la rete, quindi, non può essere una soluzione al problema, ma solo un ostacolo alla soluzione, diventando un problema sul problema, perché la paura rende pericoloso chi ha paura.
Dialogo tratto dal film “Easy Rider” (1969), interpretato da Jack Nicholson.
GEORGE: Lo sai… Una volta questo era proprio un gran bel paese… e non riesco a capire quello che gli è successo…
BILLY: Beh, è che tutti hanno paura, ecco quello che è successo. Noi non possiamo neanche andare in uno di quegli alberghetti da due soldi… voglio dire proprio di quelli da due soldi capisci…credono che si vada li a scannarli o qualcosa… Hanno paura!
GEORGE: Sì, ma non hanno paura di voi. Hanno paura di quello che voi rappresentate.
BILLY: Ma quando! Per loro noi siamo solo della gente che ha bisogno i tagliarsi i capelli.
GEORGE : No! Quello che rappresentate per loro è la LIBERTA’.
BILLY : Che c’è di male nella libertà, la libertà è tutto!
GEORGE: Già… sì è vero la libertà è tutto d’accordo, ma parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse… Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato… E bada a non dire mai a nessuno che non è libero perché allora quello si darà un gran da fare a uccidere e massacrare per dimostrarti che lo è. Ah Certo ti parlano e ti parlano e ti riparlano di questa famosa libertà individuale, ma quando vedono un individuo veramente libero allora hanno paura.
BILLY: Eh! La paura però non li fa scappare!
GEORGE: No, ma li rende pericolosi.