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Usa e Canada non sono "un altro mondo delle Rp"

22/06/2004

Dalle prime interviste fatte dai soci UNi>FERPI emergono impressioni positive. Un clima relazionale favorevole ha favorito il confronto tra le diverse realtà professionali.

Il viaggio negli States e in Canada visto dagli occhi dei soci. Questo era lo scopo delle interviste che alcuni soci di UNi>FERPI (la sezione studenti della FERPI) hanno realizzato con i professionisti in trasferta.Inizia questa settimana la raccolta delle prime testimonianze di alcuni dei dodici ferpini in viaggio tra New York e Quebec. Protagonisti la Presidente FERPI Sissi Peloso, la Segretaria generale Florence Castiglioni, Michela Fossa di Methodos e Lucia Mauro responsabile delle relazioni esterne del Gruppo Zurich Italia.Iniziamo proprio con una domanda di carattere generale: cosa differenzia il mercato delle Rp made in USA da quello italiano? Gli Usa sono proprio un altro mondo?Secondo la Presidente Sissi Peloso «tra Italia e Usa non si può dire che esistano differenze culturali, quanto piuttosto differenze metodologiche: il pragmatismo e l'attenzione all'aspetto pratico tipico degli americani si vede anche nel nostro settore». In questo senso quindi l'Italia si dimostra alla pari degli Stati Uniti per quanto riguarda i contenuti della professione, mentre c'è da fare molta strada per raggiungere il livello metodologico del paese anglosassone. In più, sempre secondo Sissi Peloso, la società americana già recepisce in modo positivo le attiva di Rp, questo per la storia centenaria e per l'apertura mentale che contraddistinguono da sempre gli Usa.Della stessa idea è anche Florence Castiglioni, «No, non credo che gli USA siano un altro mondo, fanno più o meno le cose che facciamo noi, forse con una maggiore preparazione didattica e teorica, ma evidentemente non si può generalizzare». Ai soci in viaggio sono state presentate numerose Best practices e la situazione Usa forse è sembrata troppo rosea, come dice Florence Castiglioni: «noi abbiamo visto il meglio e ci sono stati presentati i casi più significativi, ma certo anche loro avranno i loro problemi».Anche Michela Fossa, che lavora per Methodos, trova che «i temi che affrontano i professionisti americani sono gli stessi che trattiamo in Italia. La differenza? Hanno anni e anni di tradizione e cultura alle spalle. Si vede che sono avanti».USA e Italia non sono poi così distanti anche per quanto riguarda il mercato delle Rp. Come in Italia, emergono grosse differenze tra il mercato delle piccole e medie imprese e per le grandi. Per quanto riguarda la vita associativa, invece la Presidente Peloso ha sottolineato che: «Non ci sono differenze tra FERPI, PRSA e IPR per quanto riguarda l'impostazione, l'attività, la filosofia. Abbiamo notato infatti che l'attenzione delle due associazioni sorelle della FERPI verte su temi quali l'organizzazione di eventi, la formazione e la produzione editoriale». Le issues come la formazione dei soci e la partecipazione alle iniziative editoriali si notano proprio dalle prime pagine dei siti delle due associazioni anglosassoni (vedi http://www.prsa.org alla voce "professional developement" e l'IPR - ndr). Che non ci siano grosse differenze l'ha notato anche Lucia Mauro, una dei soci FERPI che si sono recati in Canada. Tuttavia, secondo Lucia «gli Usa concepiscono l'Italia in generale come "simbolo di qualità della vita", come paese di cultura e vacanza, dal buon cibo, a cui aspirano e che ammirano per la sua storia e per la tradizione, ma che non temono sotto l'aspetto di mercato concorrenziale». Grosse differenze non sono state notate neanche da Lucia Mauro, visto che ha notato una vicinanza a livello di cultura manageriale, mentre ha riferito che: «Gli Usa sono avanti per quanto riguarda la pervasività delle relazioni pubbliche in ogni ambito della comunicazione d'impresa, ma tre sono le caratteristiche che li contraddistinguono: in primo luogo l'attenzione che danno alla misurazione del valore (anche finanziario) delle Rp; poi viene la tendenza alla specializzazione in particolari nicchie di mercato; in terzo luogo sono interessati ad una grande segmentazione del mercato, con l'individuazione di pubblici di nicchia».Citando Toni Muzi Falconi nell'articolo apparso su questo sito a conclusione del viaggio, "si assiste a un ritorno a valori tradizionali […] e la trasparenza nella comunicazione dei comportamenti organizzativi e l'inclusione degli stakeholder nei processi decisionali interni, pare essere soprattutto un mantra strumentale per il necessario recupero di credibilità, una sorta di ‘ritorno al futuro'". Si accenna alla sensazione del "declino del nostro paese". Avete percepito questo atteggiamento durante il viaggio e gli incontri? Quanto siete E' d'accordo con questa affermazione e perché?Per quanto riguarda la sfera politica trasparenza nella comunicazione dei comportamenti organizzativi, grosse differenze, secondo la Presidente Sissi Peloso, si notano nell'attività lobbistica che si distingue per chiarezza, trasparenza velocità nei meccanismi burocratici, mentre l'Italia non si distingue per questo. E questa coscienza si riflette anche nell'atteggiamento diffidente verso l'attuale situazione politica e sul mercato di riferimento italiani. Infatti, secondo Florence Castiglioni: «Per gli Usa l'Italia non significa nulla o quasi perché non è un mercato che gli interessa forse perché troppo piccolo, ma probabilmente questo fatto vale in particolar modo solo per quei casi che abbiamo visto, cioè di grosse organizzazioni più interessate alla sfera internazionale e non a quella italiana». Anche Michela Fossa, l'Italia non viene vista dagli Stati Uniti come paese su cui concentrare le attenzioni, mentre sembra che il mercato Usa sia più attento alla Cina e ad altri paesi asiatici emergenti, intravedendovi forse nuove tendenze e stimoli delle Rp. A tale preciso riferimento dello stesso parere è anche Lucia Mauro, la quale ha aggiunto che: «si percepisce una sorta di ansia verso un fenomeno in crescita, quello del mercato orientale e della Cina in particolare – che potrebbe diventare concorrenziale per gli Usa, tant'è che molte organizzazioni iniziano ad aprire sedi in Cina». L'Italia è quindi considerato come un piccolo paese, ammirato, riverito e anche invidiato per l'ottima qualità della vita e per la cosiddetta "Italian way of life".
«Durante un pranzo con i presidenti delle associazioni professionali di Puertorico, Nuova Zelanda e Venenzuela – aggiunge Lucia Mauro – abbiamo concluso che il mercato Usa è così vasto che basta a se stesso e che potrebbe interessarsi di altri mercati soltanto se si sentisse da questi minacciato, ma questo non è il caso dell'Italia, che viene considerata solo marginalmente se si pensa che gli americani pensano all'Europa prima come Regno Unito, Germania e Francia. Poi viene l'Italia».L'impressione che hanno avuto tutti è di un'economia dalla grande energia che traina e ricerca l'efficienza, mentre l'economia dell'Italia stenta a decollare.Com'è stata l'accoglienza? Quali sono stati gli aspetti che vi hanno colpito maggiormente o i temi che vi hanno più appassionato emotivamente?Positiva e superiore alle aspettative è stata l'accoglienza, come ha riferito Sissi Peloso: «Mi ha colpito in particolare la loro disponibilità, l'amicizia, la cordialità e la loro apertura, contraddistinta stranamente da una vera e propria paura di essere ‘verficati' o sotto osservazione». I professionisti d'oltreoceano temevano infatti di incontrare i colleghi italiani per questo motivo, mentre poi, secondo . «Mi ha colpito soprattutto l'attenzione dei professionisti verso la creazione di rapporti personalizzati, one-to-one, con i media e con i diversi pubblici di riferimento. Anche la formazione continua è al centro dell'attenzione della PRSA e dell'IPR».Come ci ha riferito Florence Castiglioni: «Quasi ovunque siamo stati accolti ai massimi livelli e con grande impegno da parte dei nostri ospiti. sono rimasta stupita dalla disponibilità e dall'apertura sia del Pentagono che del New York Stock Exchange. Infine mi hanno interessato molto la case history di Nami (associazione non profit per le malattie mentali),e le strutture organizzative della PRSA (che abbiamo visitato a NY) e di altre associazioni i cui responsabili abbiamo incontrato a Quebec alla conferenza della Global Alliance».Per Michela Fossa di Methodos invece è stato estremamente interessante il confronto continuo con i viaggiatori e gli ospiti americani, avvenuto in diverse situazioni della giornata, anche in occasioni informali (a pranzo, cena o colazione). «Mi hanno appassionato i temi dell'etica e della responsabilità sociale trattati da e con James Grunig – ci ha detto Michela».Lucia Mauro ha trovato interessante l'aspetto della multiculturalità, che si nota visibilmente in ogni città americana: «Ormai si fa fatica a distinguere le etnie e si è persa quasi del tutto la coscienza delle origini e gli Usa sono riusciti totalmente nell'integrazione tra culture diverse». Altra nota di interesse per Lucia è stato l'interesse per l'etica e la necessità di darsi delle regole, dopo il crollo della fiducia verso i governi e verso le organizzazioni (vedi caso Enron). In questo settore James Grunig è il punto di riferimento per tutte le comunità professionali soprattutto di Usa e Canada.Quale giudizio dareste complessivamente all'esperienza?Complessivamente Florence, Sissi, Michela e Lucia hanno espresso un giudizio positivo a riguardo e sono state colpite dai forti legami interpersonali che sono riusciti a creare in una decina di giorni soltanto. «Per me è stata un'esperienza estremamente positiva – commenta Florence – perché oltre agli incontri ho potuto creare delle solide relazioni con tutti i colleghi con cui ho viaggiato e ho avuto modo di stabilire rapporti di quasi amicizia con molti colleghi incontrati in queste due settimane».La multiculturalità, che si nota visibilmente in ogni città americana, ha colpito Lucia Mauro che aggiunge: «Ormai si fa fatica a distinguere le etnie e si è persa quasi del tutto la coscienza delle origini e gli Usa sono riusciti totalmente nell'integrazione tra culture diverse».Il viaggio in Usa e Canada è stato secondo Lucia di fondamentale importanza perché «mi ha permesso un grande arricchimento personale grazie al confronto continuo e all'apertura con diverse altre realtà professionali diversificate. È stato un viaggio ricchissimo e ricco di stimoli ed è stato ottimo anche sul piano dei rapporti personali con i colleghi. La nostra professione è quella di belle persone che condividono una grande passione e che amano parlare di Rp anche fino a notte fonda, scambiandosi le proprie esperienze diverse in un clima di "contaminazione professionale" che non si trova da altre parti!A nome di tutto il gruppo dei soci che hanno partecipato al viaggio, desidero infine esprimere i più sentiti ringraziamenti alla straordinaria "guida" Toni Muzi Falconi e all'impareggiabile "angelo custode" Florence Castiglioni, che hanno reso possibile la nostra avventura americana».Marco Bardus - UNi>FERPIRamona Brivio - UNi>FERPIErmanno Passalenti - UNi>FERPI
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