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A Kuala Lumpur il primo congresso per i professionisti islamici delle Rp

15/12/2011

Religione, scienze umane ed Rp: sono stati i temi principali del _First Global Congress for Muslims Public Relations Practiotionners,_ che si è tenuto dal 5 all’8 dicembre scorso a Kuala Lumpur, in Malesia. _Toni Muzi Falconi,_ unico relatore europeo all'evento, illustra i principali trend emersi.

197 colleghi musulmani provenienti da 33 paesi, due canadesi non musulmani (Jean Valin e Dan Tisch) e un non musulmano italiano (autore di questo post). Tre giorni di discussioni franche, aperte e critiche nelle sessioni e nei corridoi durante le pause…
Nessuna risposta definitiva, ma un buona selezione delle più importanti questioni da affrontare.
Un diffuso senso di soddisfazione per essere riusciti in quello che inizialmente sembrava essere un percorso difficile, ma anche un intenso senso di apprensione e di responsabilità per ciò che il futuro potrà riservare alla neonata International Association for Muslim Public Relations and Communication Practitioners sotto l’egida dell’ombrello approvato all’unanimità: “La voce della moderazione e armonia”, insieme all’esplicito invito a partecipare esteso ai professionisti e alle associazioni non musulmane interessate. Il prossimo appuntamento sarà probabilmente a Teheran nel 2013.
Due eroi e un mentore. Un mentore come il malese Sri Dr.Syed Arabi Idid: una grande reputazione, dolce, cordiale, un Presidente competente e rispettato del Comitato Organizzatore.
Eroi come l’amichevole e stimolante Imam Feisal Rauf Abd della moschea di Ground Zero a New York che da quel caso è diventato una icona globale del movimento moderato musulmano; e il dolce ma duro, delicato ma energico grande comunicatore come il direttore comunicazione corporate e business liason della Public Investmente Bank e organizzatore dell’intero evento Puan Shameem Abd Jalil.
E senza ulteriori indugi (come gli studenti cerimonieri di ogni sessione hanno sempre detto …), ecco la ‘ciccia’ di quel che è avvenuto:
Sul merito di una associazione religiosa di professionisti delle Rp
La questione è stata discussa apertamente. Interessante notare che alcune delle osservazioni più critiche provengono dai delegati più giovani. Mentre molti altri invece sostengono che se è vero che la percezione globale dei musulmani è prevalentemente basata su false percezioni e stereotipi alimentati dal sistema dei media occidentali … allora diventa responsabilità ‘sociale’ della stragrande maggioranza dei colleghi musulmani moderati, che siano professionisti di relazioni pubbliche, studenti, insegnanti o studiosi – anche coinvolgendo da subito di colleghi non musulmani di tutto il mondo – collaborare intorno a uno sforzo pianificato e consapevole per ristabilire una percezione più equilibrata.
In questo senso, lo sforzo dovrebbe concentrarsi sulla diffusione di conoscenze condivise che fra i musulmani, nonché tra questi e i colleghi non musulmani, così che tutti possano sostenere lo sforzo complessivo.
Nella maggior parte delle conferenze di Relazioni Pubbliche si discute della nostra pessima reputazione.
In questo caso il problema diviene duplice: essere un professionista delle Rp ed essere musulmano.
Un motivo in più per tentare quello che molti chiamano uno sforzo di rebranding, sapendo bene che la questione risiede soprattutto nei nostri comportamenti giorno per giorno, più ancora che negli stereotipip alimentati dalla stampa occidentale. Infatti, mentre la stragrande maggioranza dei comportamenti dei relatori pubblici giustifica la reputazione che abbiamo, ma raramente conquista l’attenzione dei media; una piccola minoranza di estremisti musulmani e il loro comportamento fanno notizia … con conseguenze devastanti. Parecchi delegati hanno scambiato il dito per la luna. Ancora nel 1980 William MacBride aveva scritto per l’Unesco il suo report Many voices one world sul ruolo dei media occidentali … e, almeno da allora, fu chiaro che sparare sul messaggero è un esercizio molto più facile ma inutile, mentre invece occorre costruire una diversa narrazione (discutendo il ‘massaggio’… ) o, come qualcuno ha detto, ‘trasmettere un diverso punto di vista’ …
Non è un mistero che la maggior parte di noi, dei i nostri clienti e datori di lavoro esprimono sempre la stessa lamentela contro i media… ma sappiamo bene che tocca a noi (e non ai media) essere più intelligenti, capaci e credibili.
Sul concetto che le Rp islamiche diventino oggetto specifico dei corsi degli studenti
Ancora una volta, le critiche a questa opzione sono venute dai partecipanti più giovani. Come è emerso, il corso avrebbe dovuto avere tre componenti principali: islam, scienze umane, Rp e comunicazione. Tuttavia – si è detto – ci si potrebbe domandare come gli studenti musulmani possano intelligentemente rapportare gli ultimi due componenti al primo (l’islam) se non hanno studiato le relazioni tra tutte le religioni e le Relazioni pubbliche. Naturalmente la relazione è forte e potrebbe diventare una componente importante di un corso di studi sulle relazioni globali.
In questo caso (osservazione personale), gli studenti dovrebbero studiare la costruzione di senso delle diverse religioni, tra cui anche l’ateismo e agnosticismo, e si riferirle agli sviluppi storici delle narrazioni pubbliche di ogni fede. Un corso interreligioso di Relazioni pubbliche?
Sull’idea che l’Islam necessiti di un ‘rebranding’
Lasciando da parte la tipica (di qualsiasi conferenza) divergenza sull’opportunità dell’uso del termine ‘rebranding’, emersa in alcune parti della discussione, uno dei due ‘eroi’ della conferenza, Abd Feisal Rauf ha sottolineato la necessità urgente per le Rp in generale e nello specifico per le Rp islamiche di sostenere moderazione, armonia e inclusività.
Il caso della moschea di Ground Zero di New York ha fatto notizia in tutto il mondo e, all’inizio, era il frutto di un attacco ad oltranza contro le politiche islamiche.
Ma Feisal è riuscito a ribaltare quell’attacco e ad attirare solidarietà e collaborazione di molte forze liberali e laiche nella società globale, tanto che è ormai un’icona globale della moderazione islamica.
Ha, tra l’altro, fatto notare che il Corano si riferisce spesso alle Relazioni pubbliche. Per esempio i re arabi sono criticati dal Profeta perché usano i poeti (i relatori pubblici di oggi?) per magnificare loro attività invece di promuovere una narrazione più equilibrata ….
Tre sono stati i temi iniziali emersi come possibili contenuti per una piattaforma narrativa:

brandizzare lo stesso Feisal insieme ad altre icone di islamismo moderato;
argomentare le conseguenze positive sulla salute del consumo di cibo halal (oggi un mercato annuo di 3,2 miliardi di dollari);
far conoscere la convenienza e la crescente diffusione dei servizi di finanza islamica (senza interessi).

Come brief iniziale, questi tre temi possono dare il via ad un progetto articolato. Ma vanno anche identificati altri temi coerenti:
Ed ecco invece la traduzione italiana del mio intervento sulla integrazione multiculturale delle comunità migranti (nella foto a fianco dell’ex primo ministro malese alla cerimonia di consegna dell’onorificienza. Sono l’unico non musulmano ad averla ricevuta).
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