Altro che in crisi. La famiglia italiana si (ri)scopre brillante e unita
22/07/2008
Ben l’86,8% degli italiani si dichiara contento della propria famiglia, al cui interno trova affetto e sicurezza e al contempo riesce a esprimere se stesso. Questo ed altri dati (confortanti) emergono dall’indagine di Procter & Gamble e Sma, realizzata da Future Concept Lab su 500 famiglie italiane nelle opinioni di padri, madri e figli.
La famiglia italiana ritrova i propri valori e si riscopre unita e affiatata. Ed è, al tempo stesso, per tutti i suoi membri un’occasione felice di espressione individuale. La famiglia italiana non si basa più su ruoli predefiniti, ma è improntata al riconoscimento reciproco. In casa tutti fanno tutto, le responsabilità vengono condivise da tutti i componenti, anche se con intensità e competenze diverse. Ognuno è chiamato a collaborare e a dare il suo contributo a seconda del proprio talento e della propria vocazione. Sembra tramontato l’individualismo estremo una volta imperante in famiglia, a favore di un maggior equilibrio tra soggettività e convivialità.
È quanto emerge dall’indagine “La famiglia italiana: famiglia brillante” di Procter&Gamble e Sma, realizzata da Future Concept Lab, che ha intervistato dal mese di gennaio 2008 un campione rappresentativo della famiglia italiana di 500 tra genitori e figli, rispettivamente di età compresa tra i 31 e i 60 anni e tra i 15 e i 30 anni.
Diversamente da quanto si possa pensare, dall’indagine emerge un’immagine della famiglia italiana soddisfatta di sé. L’86,8% degli intervistati dichiara che la sua famiglia va bene così e non la cambierebbe, sia che si tratti di una famiglia tranquilla, sia di famiglie più creative ed estroverse. Il 69,6% afferma di stare bene in famiglia con i propri cari e il 64,4% apprezza il poter condividere gioie e dolori con chi vuole bene. Sono soprattutto i padri (98,3%) a trovarsi bene nella propria famiglia, ma sono a loro agio anche i giovani figli di 15-19 anni (91%).
L’affiatamento tra i membri della propria famiglia (85,2%) è la caratteristica più universalmente riconosciuta dagli intervistati, seguita a breve distanza dalla volontà di trascorrere un po’ di tempo insieme, al di là dei tanti impegni personali (83,6%). Questa dimensione di condivisione e contatto intimo è sentita principalmente dai genitori (88,3% l’affiatamento e 86,3% il tempo insieme), a conferma di come, con il crescere dell’età, si tenda a vivere il nucleo familiare come contesto privilegiato di vita. A livello geografico questa realtà sembra più forte nel Centro Italia (93% l’affiatamento e 91% il tempo insieme).
Ma l’alveo familiare è sentito anche come luogo principe in cui poter esprimere se stessi e i propri talenti, anche nelle cose di casa. Percepire un dovere domestico come un talento non è una cosa scontata e indica come le persone, giovani e meno giovani, lo vivano ancora positivamente. Ogni membro della famiglia si dimostra abbastanza impegnato nell’organizzazione delle attività domestiche, dichiarando di contribuire alla gestione della vita in comune (49,2%). Bassissima è poi la propensione alla delega completa dei compiti domestici alla mamma (5,8%) o alla colf (0,4%).
Nel dettaglio, la generazione dei figli si sente brava soprattutto in cucina (14,5%), ma anche nell’amministrazione domestica (10,5%). Quanto ai genitori, questi rivestono il loro tipico ruolo familiare, vivendone le caratteristiche salienti come un talento personale.
Le madri sono ben contente di essere le “regine della cucina” (24,2%), di pulir casa (17,2%) e accudire i figli (10,6%) e i padri sono soddisfatti nel seguire l?amministrazione domestica (18,3%) e nel tenere unita la famiglia (15,8%).
L’alta partecipazione di tutti i membri ai pasti in famiglia, soprattutto la cena (33,6%), testimonia il ritrovato valore della convivialità in famiglia, valore trasversale che coinvolge in egual misura genitori e figli.
Tra questi ultimi, soprattutto i più grandi (20-30 anni) dichiarano di consumare in famiglia almeno due pasti al giorno (34%) confermando la tendenza tutta italiana della difficoltà di abbandonare il “nido”. Anche la relazione con gli spazi domestici riflette la generale propensione alla condivisione: indicativo a tal proposito il fatto che globalmente (23,4%) l?ambiente preferito della casa è la sala con i divani e la tv.
Anche in situazioni di “convivialità aperta”, di apertura delle porte della casa ad amici e parenti, la famiglia italiana si muove compatta e coesa, dimostrando, ancora una volta, un alto grado di solidarietà interna sia nella preparazione dell’evento (invito, allestimento degli spazi, cucina), sia durante lo svolgimento dell’evento stesso (creazione dell’intrattenimento:verbale, sonoro, visivo, tecnologico, durante la festa). In un contesto di questo tipo, ognuno ci tiene a svolgere un compito preciso che rispecchi i propri talenti e le proprie passioni, mettendole a servizio degli ospiti ma anche della propria famiglia, sotto forma di valido aiuto. Tra i compiti che maggiormente rispecchiano le passioni e i talenti della famiglia italiana “conviviale”, si ritrovano l’aiutare in cucina, attività di cui il 77,2% del campione dichiara di occuparsi personalmente, l’invitare gli ospiti (74,8%) e l’intrattenere gli invitati facendoli divertire (72%).
La solidarietà e la cooperazione in famiglia risultano particolarmente importanti nella gestione di un imprevisto, situazione che necessita del massimo coordinamento tra i membri, dell’ottimizzazione dei loro talenti e della “generosità” nella loro distribuzione. Nel caso di una cena già fissata a cui, all’ultimo momento, la mamma non può partecipare, la famiglia risponde positivamente, mettendo in atto forme di solidarietà e cooperazione che rendono inutile il ricorso a membri esterni alla famiglia (il ricorso ad aiuti esterni “nonni, zii, domestica, cena a domicilio“ si attesta sempre su valori molto bassi per il campione, inferiori al 10% per tutti i soggetti). A rispondere più frequentemente a un’emergenza del genere sarebbe il papà (34%), seguito dai figli (27,2%) e dallo sforzo congiunto di tutti i soggetti che vivono in casa, organizzati in una “task force” (15,2%).
La famiglia non è solo luogo degli affetti, dei doveri o dei compiti codificati, ma dimostra di possedere anche un importante ruolo di contenitore e facilitatore per l’esercizio di divertimenti, passioni e svaghi per tutte le fasce d’età. In famiglia gli svaghi più condivisi risultano essere quelli “da salotto” e, nello specifico, “da divano”, scenario tipico del relax domestico: guardare la tv, cui ci si dedica insieme nell’81,6% dei casi, guardare film noleggiati (63,2%) e giocare a qualche gioco di società come carte o Monopoli (58,2%).
Per quanto riguarda il tempo libero, la famiglia italiana risulta “spaccata” a metà: circa la metà del campione, infatti, dichiara di trascorrere il proprio tempo libero prevalentemente – e preferibilmente – a casa (52%), mentre circa un’altra metà (48%) lo trascorre fuori dalle mura domestiche. La vita sociale con gli amici è globalmente vissuta prevalentemente come momento domestico (57,4%), indipendentemente dal fatto che ci si incontri a casa propria (modalità preponderante: 37,4%) o altrui (20%). I soggetti verso cui più frequentemente si aprono le porte della propria casa risultano essere, per tutti, gli amici più cari del singolo componente della famiglia (57,7%) e i parenti più stretti (50,2%); a seguire gli amici intimi di tutta la famiglia (28,1%).
Nella gravosa attività dei doveri domestici, in generale non molto graditi a nessun membro della famiglia, esiste un ruolo di primaria importanza: il ruolo dell’organizzatore dei compiti, dei doveri e delle responsabilità.
Complessivamente la famiglia italiana sembra concorde nel riconoscere l’esistenza di questo ruolo in casa e nell’attribuirlo alla mamma (51,4% del campione), anche se risulta alta la percentuale di coloro che dichiarano che nella loro famiglia nessuno in particolare ricopre tale posizione (44%), forse perché è un ruolo diffuso, diviso, a seconda delle occasioni, tra tutti i membri della famiglia, o forse perché semplicemente assente.
Per quanto riguarda l’esecuzione materiale dei compiti domestici, la famiglia italiana risulta essere un’unità piuttosto organizzata, in cui i compiti vengono ripartiti tra i membri soprattutto in base alle abilità specifiche dei vari target d’età. Al di là di alcune evidenti specificità, esistono comunque, in famiglia, attività che vengono svolte indifferentemente dai vari componenti, sia figli sia genitori, per le quali lo svolgimento da parte di uno o dell’altro dipende prevalentemente dalla disponibilità di
tempo: la raccolta differenziata dei rifiuti (49,2%) e l’acquisto delle provviste alimentari e non (41,4%, svolta soprattutto dalle figlie femmine) rappresentano le due attività tipiche di interscambio tra i membri della famiglia.
Dalle singular women agli expo teens: come cambia la famiglia italiana.
Gli stereotipi dei ruoli domestici rimangono validi in generale, ma si dimostrano in progressiva, lenta evoluzione. Per quanto la ricerca quantitativa metta in luce aree tradizionali e caratteristiche classiche della famiglia italiana, emergono chiaramente anche delle “punte” di innovatività in grado di indicare la direzione del cambiamento in relazione ai vari membri della “famiglia brillante”.
L’indagine di Procter & Gamble e Sma, realizzata da Future Concept Lab, ha stilato cinque profili generazionali.
Singular Women: nella famiglia italiana di oggi la madre può essere identificata con il prototipo della Singular Woman, una donna che concilia lavoro e famiglia in modo equilibrato e secondo forme innovative, che non sacrifica nessuna delle due sfere precedenti, su cui si misura la sua vita quotidiana. Le Singular Women sono donne tra i 40 e i 50 anni che propongono un orizzonte di pensiero e di comportamento su cui anche il mondo maschile comincia a confrontarsi. Donne audaci e determinate, si caratterizzano, a livello valoriale, per un elevato grado di indipendenza (sia in famiglia sia fuori) che le rende pronte, più degli uomini (14,4% delle madri contro il 13,3% dei padri), nel rischiare per ottenere ciò che vogliono dalla vita.
Anche se proiettate verso nuovi comportamenti e nuove sensibilità, le madri italiane mantengono un elevato coinvolgimento in temi più “tradizionali” come la famiglia (82,2%), l’amicizia (58,3%) e la tradizione (55%).
Mind Builders: la figura del padre, moderno e istruito Mind Builder, si delinea come un affermato professionista ma anche come padre e marito attento e presente, che, in un’ottica diffusa di collaborazione domestica, “fa la sua parte”. I Mind Builders perseguono, nella loro esistenza fuori e dentro casa, i valori della sostenibilità (60,8%) e della creatività (37,5%), cui si aggiunge, come valore nuovo rispetto alle loro mogli, il valore dell’esplorazione, intesa come ricerca di situazioni nuove e stimolanti, dove vi sia un po’ di avventura (25,8%). È proprio in un’ottica di scoperta ed esplorazione che il Mind Builder si avvicina alla tecnologia, che indica come una delle sue più importanti passioni (37,5%), accompagnata, a sorpresa, dalla forma (non solo forma fisica, ma dell’aspetto in generale), per cui dimostra un interesse del 28,3%, contro un 24,4% del corrispettivo target femminile.
Sense Girls: nella famiglia italiana il prototipo della Sense Girl è ben rappresentato dalle figlie femmine più grandi – dai 20 ai 30 anni – che, a livello valoriale, comportamentale ed estetico, incarnano i tratti di una nuova sensorialità al femminile. La loro vita di tutti i giorni è permeata del valore dell’estetica, che si riflette nelle grandi e piccole scelte quotidiane. La creatività è un valore guida per queste ragazze (importante per il 45% dei 20-30enni e per il 42% delle figlie femmine) e spesso si combina con il loro gusto estetico. In questo senso deve essere inteso l’interesse delle Sense Girls verso la moda (passione per il 23% delle figlie femmine contro il 5% dei maschi), che non vedono come un diktat da seguire, ma come una linea già tracciata dal mercato che la loro sensibilità estetica sarà in grado di personalizzare in modo eclettico. Alla sfera della sensorialità si lega in modo forte anche la forma (31% delle figlie femmine contro 17% dei maschi), intesa come propensione a essere sempre curate e in ordine, dalla forma fisica all’aspetto in generale.
Expo Teens/Linker Boys: nella famiglia italiana esiste un target d’età i figli adolescenti tra i 15 e i 19 anni che sempre più negli ultimi tempi ha accresciuto la propria importanza all’interno della famiglia e dell’intera società tramite la costruzione di una personalità forte che continua a diventare, man mano, più definita. Expo Teens (più orientati al narcisismo performativo e al talento creativo, che, per loro, coinvolgono soprattutto la sfera dell’estetica) e Linker Boys (rivolti soprattutto alla sfera delle tecnologie, anche virtuali, attraverso cui interpretano e rielaborano la realtà) rappresentano le “due facce”, talvolta anche complementari, dell’adolescente italiano. Proprio sotto il segno dell’autonomia intesa come libertà totale nella gestione del loro tempo e delle loro scelte di consumo – si delineano le passioni che coinvolgono questo target: la tecnologia (32%), che tocca soprattutto la parte dei Linker Boys, la moda (11%), più importante per gli Expo Teens, l’impegno per l’ambiente (28%) e la partecipazione alla vita sociale (29%).