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Ancora su Scienze della Comunicazione e le sue (dis)funzioni

18/10/2004

La questione presentata sul sito della scorsa settimana ha stimolato il collega Umberto Santucci ad inviarci il suo commento, che volentieri pubblichiamo.

Come spiegava l'articolo della scorsa settimana, De Masi vorrebbe trasformare l'università in un laboratorio, ma esistono già le scuole pratiche come il Centro Sperimentale, l'Accademia dell'Immagine dell'Aquila, i vari istituti privati, dal Centrostudi Comunicazione Cogno Associati all'IED, ecc. che offrono un'ampia scelta di corsi pratici e porfessionalizzanti. Per come è stata impostata, la facoltà di Scienze della Comunicazione è una istituzione teorica, che lascia ad altri istituti il compito di sporcarsi le mani con la pratica. Questo è stato più volte dichiarato da professori come Morcellini e altri. Tanto che poi a noi tocca professionalizzare i laureati nei master di Comunicazione d'impresa della Luiss (dove insegno anche io) e simili.Personalmente sarei d'accordo con De Masi, ma ciò significherebbe utilizzare anche professionisti validi come docenti, coach, affiancatori, counselor. Ma un professionista valido 5000 euro se li guadagna in una settimana, non in un anno!Per quanto riguarda il mercato, è vero che c'è sempre più bisogno di comunicatori nelle organizzazioni. E' altrettanto vero però che si mette a fare il comunicatore un tecnico o un professionista di altro genere, già integrato nell'organizzazione. Per esempio il comunicatore farmaceutico è un medico, quello spaziale o aeronautico è un ingegnere, quello urp è un amministratore, un ragioniere. Nelle PMI poi in genere chi comunica è il padrone, o un suo parente. Probabilmente ciò dipende dal fatto che non si è ancora capito che la comunicazione è pericolosa come la medicina, e che se non si affiderebbe un reparto di ospedale ad un giocatore di calcio, non si può affidare un ufficio stampa ad un infermiere. La Ferpi potrebbe promuovere un'indagine su tutti i morti per comunicazione.Una proposta interessante è venuta fuori da Toni Muzi Falconi nel seminario di Montefalco: la Ferpi potrebbe farsi garante, previ opportuni contatti con i garanti, del pieno e tecnico rispetto della privacy dei clienti dei soci. Potrebbe essere un passo per far capire la differenza fra un pr professionista e un ingegnere catapultato nel mondo della comunicazione, magari perché volevano segarlo da altri incarichi più prestigiosi.Umberto Santucci
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