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Barack Obama, una candidatura (e un libro)

14/02/2007

Il 10 febbraio Barack Obama, 45 anni, ha annunciato ufficialmente l'ingresso nella corsa 2008 per la Casa Bianca.

Sabato 10 febbraio 2007 davanti all'Old State Capitol di Springfield, Illinois, nel luogo dove Abramo Lincoln pronunciò nel 1854 il famoso discorso con cui iniziò la sua battaglia contro la schiavitù, Barack Obama, 45 anni, ha annunciato ufficialmente l'ingresso nella corsa 2008 per la Casa Bianca. Sua avversaria alla nomination democratica sarà Hillary Clinton. Obama è attualmente l'unico nero che siede nel Senato federale, figlio di uno studente musulmano keniota e di una bianca del Kansas, nato alle Hawaii e cresciuto in Indonesia. Carriera fulminante: otto anni membro del Parlamento del suo Stato prima di approdare a Washington, nel 2004.
Rappresenta il sogno dell'America multicolore del primo candidato nero alla casa Bianca, Jesse Jackson, ma non è particolarmente sostenuto dai neri americani che gli imputano di non essere cresciuto nella loro cultura, non si identificano cioè con l'avvocato laureato a Harvard che a 42 anni è diventato il primo senatore nero nella storia d'America e anche il primo direttore di colore della rivista giuridica "Harvard Law Review". Detto il "Kennedy nero" è stato incoronato con foto in copertina del numero del 15 settembre 2006 "prossimo presidente degli Stati Uniti" da una rivista del prestigio di Time a due anni dalle elezioni. E non era neppure ancora candidato.
Scheletri nell'armadio: un passato uso di cocaina e alcol, e il vizio del fumo di cui si è liberato da un mese soltanto. Dicono che si vesta come il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, cioè pessimamente, che abbia un nome scomodo che fa rima con Osama e un secondo nome ancora peggiore: Hussein. Nonostante il nome è di religione cristiano congregazionalista.
Intanto, si è già aggiudicato l'appoggio di una buona fetta della potente lobby hollywoodiana, Steven Spielberg sta organizzando per lui un evento elettorale a ridosso degli Oscar, e sta "scippando" alla Clinton importanti finanziatori, George Soros su tutti. Recentissime anche le dichiarazioni di Rupert Murdoch che sostiene di non volere più un Clinton alla Casa Bianca.
La sua tesi di laurea a candidato presidente è un libro: The audacity of hope che mette in luce, in forma aneddotica, i suoi attributi di leadership, le esperienze di vita e le qualità personali, mentre risponde alle polemiche interne e sottolinea la sua seppur breve, 2 anni, esperienza da senatore che lo ha portato ad occuparsi dei vari conflitti in Medio Oriente e altrove.
Il successo di un libro (di propaganda) come questo primo nella classifica del New York Times e tra i più venduti da ben 16 settimane- può essere valutato analizzando per chi è scritto. Obama percepisce i sui pubblici di riferimento come cittadini intelligenti e coinvolti, sebbene un po' "saputelli", interessati a informarsi di più su chi è lui, che cosa - e come - pensa. Molto del suo libro è dedicato a dimostrare la profondità intellettuale del suo progetto, la sua innovazione politica e la sua levatura internazionale. Obama, inoltre, espone la sua visione con semplice buon senso ma non rinuncia ad articolare le sue idee con una prosa composta, sensibile e nonpartisan in contrapposizione al linguaggio violento dell'attuale dibattito politico. E usa parole comuni come empatia, umiltà, tolleranza, equilibrio, quasi straordinarie nella cagnara politica dei nostri anni, provocando così un effetto non solo di freschezza ma di vera promessa. La sua campagna elettorale sarà un riferimento da seguire attentamente per quanti si interessano professionalmente di comunicazione.
La sua speranza, in effetti audace, sarà quella di guidare il partito democratico alla riconquista della presidenza.
N.C.
 
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