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C’era una volta un Paese senza gruppi di interesse né attività di lobbying...

24/10/2014

Si parla di lobbying e si critica il lobbismo ma cosa accadrebbe alla democrazia se non esistessero i portatori di interesse? _Luisa Piazza_ simula un modo diverso per riflettere sul ruolo e le valenze di questa professione, di cui parlerà durante il corso che terrà con _Vincenzo Mascellaro,_ mercoledì 29 ottobre a Torino.

di Luisa Piazza
In Italia ci sono troppe “Lobbies” che assediano i decisori pubblici? Le riforme strutturali del nostro sistema-Paese non si realizzano per colpa di un eccesso di lobbismo? Ed i recenti casi di corruzione, sono il frutto naturale dei gruppi di pressione?…
Sintetizzando quanto sentiamo in giro e leggiamo sui media, e trasformando in affermazioni le domande che precedono, questa è la percezione comune che emerge sul lobbying.
E allora, per una volta, facciamo un gioco al contrario senza difendere né il ruolo né la “necessità” democratica del lobbismo. E proviamo ad immaginare un Paese in cui scompaiano tutti i portatori di interessi legittimi – incluse associazioni di categoria e think-tank – dove nessuna Impresa, ONG, Ente si organizza per sostenere i propri interessi legittimi, nella assoluta fiducia che il decisore non potrà che produrre una scelta giusta, che vada bene a tutti gli stakeholder.
Detto altrimenti, ipotizziamo che qualsivoglia decisione pubblica – che sia essa una legge, un regolamento, un provvedimento – venga presa in autonomia dall’Istituzione preposta (Autorità di regolamentazione, Ente Locale, Parlamento…).
Il decisore in questione dovrebbe essere in grado di intervenire su un’enorme varietà di settori – dalle tlc al farmaceutico, dalle nanotecnologie all’energia, passando per l’editoria, internet, l’alimentazione, la chimica…
Tale decisore ipotetico dovrebbe quindi possedere, oltre a tutti gli strumenti tipici delle Istituzioni, anche:

Competenze multidisciplinari specialistiche
Conoscenza di tutti i vari stakeholders coinvolti dalla decisione e dei relativi impatti (economici, organizzativi, di sviluppo…) su ciascuno di essi
Visione strategica del problema, a medio-lungo termine, e comprensione tattica sugli equilibri di mercato, a breve termine
Conoscenza di best practise del settore oggetto di disciplina e benchmark internazionale
Padronanza dei metodi di valutazione di impatto regolamentare
Rapidità di intervento e di scelta tra le diverse alternative
Capacità di sintetizzare tutte le divergenti posizioni, di ottimizzare il risultato della scelta, minimizzando gli impatti negativi per ciascun attore coinvolto: in breve, capace di emanare norme da “ottimo paretiano”
Abilità di comunicazione e story-telling verso tutti i soggetti destinatari della decisione presa (cittadini/utenti/consumatori, imprese, no-profit, etc.)

In sintesi, in questo scenario fantomatico, l’assenza di confronto tra i diversi interessi impattati da una qualunque decisione pubblica dovrebbe essere sostituita – da parte dell’Istituzione preposta – da una sorta di onniscienza, di abilità sovraumana di produrre una decisione così giusta da non poter essere modificabile se non peggiorando gli interessi di almeno uno dei vari stakeholder.
Può essere questa simulazione per assurdo un modo diverso per riflettere sul ruolo e le valenze di questa professione?
Il 29 ottobre, a Torino, all’interno del corso Public Affairs, Lobbying, Advocacy: quale ruolo e valore della professione nei complessi sistemi contemporanei?, proveremo a riflettere, in una prospettiva pragmatica, sul perché sia utile al Paese l’esistenza di un sistema organizzato di rappresentanza di interessi socialmente legittimi. E che, rispetto ai facili luoghi comuni, avremmo bisogno di più lobbying, di maggiore confronto dialettico e sintesi di più istanze, all’interno del processo decisionale pubblico piuttosto che della scomparsa del lobbying.
Questo confronto sarà, inoltre, arricchito dall’intervento di Vincenzo Mascellaro che parteciperà in veste di testimonial al corso, raccontando le trasformazioni nel rapporto tra i professionisti di Public Affairs e le aziende, anche di piccole e medie dimensioni. Mascellaro è un esperto di relazioni istituzionali, con significative esperienze manageriali in grandi aziende quali Autostrade, Firestone, 3M, Sisal, è il fondatore di una nota società di consulenza ed attualmente Consigliere UNIMPRESA per gli Affari Istituzionali.
Programma
Mattino: 09.30/13:00 – Coffee Break: 11.00
Premessa

Falsi miti e mancate verità
Perché in Italia il termine “lobby” suscita tanta diffidenza?

PARTE I

Breve excursus storico sulla professione
Definizioni e connotazioni
Principali leve di intervento
- Lobbying diretto/indiretto
- Coalition building, Grass-root campagning
- Mappatura, Policy Brief, Position Paper
Contesto e Stakeholders
I principali attori istituzionali a livello nazionale ed Europeo
Testimonianza: Vincenzo Mascellaro (già manager Autostrade, Firestone, Sisal, 3M, oggi Amministratore Mascellaro&Ass.)

Intervallo: 13.00/14.00 – Pomeriggio: 14.00/17.30
PARTE II

Esercitazione e discussione in gruppo: un caso attuale
Evoluzione della professione nell’era della “Digital Society” e del web
La Sfida: accountability della professione in contesti di crisi economica e ansia da risultato finanziario?

CONCLUSIONI

Lessons learnt e piccolo decalogo

Per ulteriori informazioni, costi e iscrizioni, scrivere a casp@ferpi.it
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