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Che cos'è l’umanità?

31/03/2023

Alex Moscetta

In un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni, l’impegno per una comunicazione “da cuore a cuore” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma anche chi si occupa delle relazioni. La riflessione di Alex Moscetta sul concetto di umanità.

È ormai passato oltre un anno da quel 24 febbraio 2022 in cui ci siamo svegliati osservando le immagini di Kiev e dell’Ucraina sotto attacco e l’inizio di una guerra. In questi ormai 13 mesi tante cose sono cambiate soprattutto a livello comunicativo e di relazioni umane.

Si è rafforzata ovunque la logica del nemico. Politicamente, professionalmente, a livello economico e mediatico esiste sempre un nemico. È la figura dell’altro: una nazione, un competitor, un immigrato, un avversario. È un modo di concepire chi non è dalla nostra parte o non ha le nostre stesse idee come qualcuno ostile, da affrontare e battere in ogni modo. Così siamo vinti da linguaggi duri, che disprezzano con facilità che non ascoltano ma attaccano duramente. Potremmo chiamarla la logica della non-umanità, uno status continuo di contrapposizione.

Ma di fronte a tutto ciò esiste una parte della società soprattutto tra i giovani che invece sta riscoprendo e trasmettendo una nuova umanità. E allora il quesito “che cos'è l’umanità” trova risposte in quello di nuovo che ho visto in quest’ultimo anno.

Il cambiamento climatico, la pace, l’accoglienza e il salvataggio dei profughi, la ribellione alle tante ingiustizie sociali sono alcuni dei temi che stanno coinvolgendo le persone in un rinnovato impegno per i diritti degli ultimi e nel mettersi in gioco in prima persona. Penso, ad esempio, all’attenzione per la condizione delle donne in Iran, oppure la solidarietà per le vittime del terremoto in Turchia e Siria. E per tornare in Italia, la problematica per tante famiglie - già in soglia di povertà - del “caro bollette”.

Sui social, su testate (soprattutto sul web) giornalistiche, da blogger e influencer cresce la volontà di parlare, narrare, mettere in luce le tematiche sopra citate. Spesso si da voce a testimoni e operatori che in prima persona vivono e si confrontano con tutto questo. 

Come viene comunicata questa umanità oggi? Se aumenta nell’opinione pubblica e negli interessi delle persone il desiderio di parlare e conoscere di temi sociali ed etico, di sostenibilità, di ambiente quale deve essere il ruolo dei comunicatori?

Quali responsabilità etiche connotano le premesse e le conseguenze dell’agire comunicativo?

La comunicazione e l’informazione diventano ponte di comprensione, di conoscenza, ma soprattutto di reciprocità umana e di empatia. Sono le storie che trafiggono l’animo di chi le ascolta e diventano tracciato di racconti che uniscono. In un’informazione caratterizzata da pacchetti di dati e algoritmi, appare evidente che chi porta al centro dell’informazione i valori e gli argomenti sopraelencati conquista l’attenzione di chi ascolta e degli interlocutori.

La comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica. Dunque, che cosa ci aiuta nell’ambiente digitale a crescere in umanità e nella comprensione reciproca?

In un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni, l’impegno per una comunicazione “da cuore a cuore” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma anche chi si occupa delle relazioni.

Gli operatori della comunicazione possano sentirsi ispirati dall’umanità e dalla voglia di umanità di tanti, ricercando e raccontando la verità con coraggio e libertà, ma respingendo la tentazione di usare espressioni eclatanti e aggressive. 

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