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Chieffi: i comunicatori sono creatori di sistemi simbolici

02/07/2020

Francesca Fronzoni

L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha spinto tutto il mondo, persone e aziende, a spostarsi necessariamente verso il digitale, accelerando la trasformazione dall’analogico al digitale, attraverso la presa di coscienza tra vero e virtuale perché viviamo tutti, infatti, in un’unica realtà. Ne ha parlato, lo scorso 9 giugno, Daniele Chieffi, durante l'appuntamento con il CafFerpi, organizzato dalla Delegazione Triveneto.

Il Covid-19 è stato un periodo di “digitalizzazione forzata”. Un periodo dove, costretta a un confronto continuo con il digitale, la nostra società ha percepito davvero la consapevolezza di vivere in un mondo fatto di connessioni: una comunità, in cui anche le imprese fanno parte. “Da una diversa percezione nascono nuove esigenze. Il ruolo del comunicatore sta nel coglierle e rispondere”, ne ha discusso al CafFERPI di giovedì 9 giugno, Daniele Chieffi, Direttore comunicazione e PR - Dipartimento per l'Innovazione e la digitalizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, intervistato da Filippo Nani, Delegato Ferpi Triveneto.

L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha spinto tutto il mondo, persone e aziende, a spostarsi necessariamente verso il digitale. Chi non era così pratico, ha dovuto imparare un vocabolario e utilizzare sistemi e strumenti “informatici” di vario genere anche per le cose di tutti i giorni. Si trattava di una trasformazione già intrapresa con l’avvento nel 2007 dello smartphone e dei social network. Il Covid-19, ha sostenuto Daniele Chieffi, ha accelerato questa trasformazione dall’analogico al digitale, attraverso la presa di coscienza tra vero e virtuale perché viviamo tutti, infatti, in un’unica realtà.

Come ha cambiato il mondo della comunicazione il Covid-19? Chieffi, in questa breve ma concisa chiacchierata, ha spiegato che il Covid-19 è stato un’acceleratore sì, e soprattutto ha cambiato i valori alla base della nostra società. Come ha spiegato nel suo libro “la reputazione ai tempi della Infosfera”, viviamo in una “casa di vetro” dove il confine tra reale e virtuale non esiste più. Nella infosfera possiamo vederci gli uni con gli altri e possiamo vedere qualsiasi cosa, persino vedere come gli altri giudicano. E’ da un insieme di “giudizi verso l’altro”, visibili a chiunque, che nasce la reputazione, anche delle aziende, oggi comprese in questo “unicum”, un mondo unico. In questa visione, la fiducia svolge un ruolo fondamentale. La fiducia è alla base delle connessioni che si muovono nella infosfera e rappresenta il sentimento positivo verso l’altro, che si manifesta con la relazione. Rompere la fiducia vuol dire crisi e non è detto che si possa recuperare. In un contesto dove tutti stanno insieme, Daniele Chieffi ha parlato di regole e di rispetto: “bisogna rispettare il contesto in cui viviamo e per questo occorre comportarsi come l’ambiente lo richiede. Ciò rappresenta come un patto di fiducia alla base di tutto”.

Come si collocano le imprese nel contesto? Il Covid-19 ha smosso la percezione del mondo come un insieme, come un’unica dimensione sociale. Le aziende, ha indicato Chieffi, non fanno la differenza, piuttosto rappresentano una componente e come tale interagiscono le une con gli altri. Le aziende devono dimostrare il loro contributo all’interno della comunità, come parte integrante è un dovere per preservare la propria reputazione.

La pandemia è stata l’esempio: la percezione di un mondo unico concretizzata con una digitalizzazione forzata; la nascita di nuove esigenze; il bisogno di sostenersi e di impegnarsi verso per sostenersi. Coloro che hanno rispettato le regole e si sono guadagnati la fiducia, dimostrando un contributo massiccio e attivo, continuano a godere di buona reputazione, gli altri no.

Quale è il ruolo del comunicatore in un contesto diventato così interattivo? Un contesto dove il consumatore si rivolge a coloro che sostengono e dimostrano di identificare valori etici e solidali in senso stretto. E’ così che Chieffi ha introdotto il “Manifesto della nuova Comunicazione”: un’iniziativa nata nel periodo di quarantena che ha riunito professionisti come Luca Montani, Stefano Rolando, Luca Poma e altri al confronto e alla stesura di nuovi e più attuali punti chiave legati alla comunicazione e alla reputazione delle aziende.

La comunicazione, ha spiegato Daniele Chieffi, non è più il mero “mezzo per veicolari i messaggi”. I comunicatori non sono più solo “coloro che impacchettano le informazioni”.

In una comunità, in un tessuto sociale fitto di connessioni, il comunicatore crea e sostiene le relazioni. Il ruolo del comunicatore diventa strategico per far sì che l’identità stessa dell’azienda (quello che l’azienda vuol far percepire) arrivi correttamente agli stakeholders, individui che comunicano loro stessi e non più solo “recettori”.

Ha concluso Chieffi con una definizione di comunicatori. Chi sono oggi i comunicatori? “Siamo creatori di sistemi simbolici in grado di costruire la giusta percezione di ciò che noi vogliamo comunicare agli altri. Il modo in cui vogliamo essere percepiti, così da costruire la fiducia e la giusta reputazione per essere accettati e poter operare e sostenere il mondo in cui viviamo”.

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