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Come comunica l’Università Italiana

10/02/2011

A Roma un convegno ha fatto il punto della situazione nel nostro Paese in occasione della presentazione del corso di perfezionamento promosso dalle Università La Sapienza e Tor Vergata in _Comunicazione e Management per Organizzazioni Universitarie,_ con la partecipazione di Ferpi.

L’Università italiana ha grandi difficoltà a comunicare e comunicarsi. Anche se le cose vanno molto meglio rispetto al passato e ci sono tanti casi di eccellenza. Le difficoltà a comunicare affondano le radici in una storia che sono di recente, da una quindicina d’anni, ha registrato un’inversione di tendenza. Una questione culturale ancor prima che professionale che è tutta italiana che tarda a riconoscere alla comunicazione un ruolo di primo piano nella governance delle organizzazioni pubbliche, un problema non solo dell’università pubblica. Per far fronte a questa situazione e promuovere la professionalizzazione dei comunicatori che lavorano in ambito universitario l’ Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – Facoltà di Economia (Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media) – in collaborazione con l’ Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale, da due anni promuovono il Corso di Perfezionamento Interuniversitario in Comunicazione e Management per Organizzazioni Universitarie attivato presso il CEIS (Centro Interdipartimentale di Studi Internazionali sull’Economia e lo Sviluppo).
Della situazione dell’università e dell’importanza del ruolo della comunicazione se ne e’ parlato giovedì 10 febbraio a Roma in un convegno presso l’università La Sapienza organizzato per presentare la seconda edizione del corso, che vede tra i partecipanti anche Ferpi.
“Sui media l’università italiana e’ banalmente e male rappresentata – ha sostenuto Mario Morcellini, direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca sociale dell’Università. La Sapienza – molti dei mali della nostra università dipendono anche dalla cattiva rappresentazione che ne danno i media”. Secondo l’autorevole sociologo della comunicazione “non ci sarà mai una Riforma accettata e condivisa. Anche quando non e’ buona la riforma deve vedere tutto il personale dell’università impegnato a sostenerla e applicarla nel migliore dei modi”. Secondo Morcellini sono tre le parole chiave del processo di riforma dell’Università che ha nella comunicazione un elemento strategico: “riabilitare lo scambio formativo tra docenti e studenti; puntare alla formazione e qualificazione del personale, tutto il personale, coinvolgere gli stakeholder interni ed esterni nei processi decisionali”.
Il convegno e’ stato aperto dagli interventi di Sergio Cherubini, direttore del corso e da Simonetta Pattuglia, coordinatore del corso, Delegata Ferpi ai rapporti con l’università e docente di marketing e comunicazione nella Facoltà di Economia dell’Università Tor Vergata. Quest’ultima ha sottolineato come “soprattutto in epoca di crisi economica prolungata e di riforme continue dell’assetto del sistema universitario italiano, la formazione manageriale per le risorse umane impegnate nei vari ruoli tecnici ed amministrativi delle università non possa non passare attraverso la lente di una comunicazione integrata modernamente intesa. Un corso come questo, giunto alla seconda edizione, che vede la partecipazione dei rappresentanti di più di trenta atenei italiani, può dare il suo contributo nella creazione di una community che condivida comuni best practices”.
Poi la lectio magistralis di Giovanni Tria, Presidente della Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione (Sspa) che ha affrontato la questione, di grande attualità, dell’ innovazione e produttività nella pubblica amministrazione. “la riforma della PA deve tener conto di tre elementi fondamentali: il contesto economico, gli obiettivi e gli strumenti. Quello che manca per una riforma vera – ha sostenuto l’economista – e’ la mancanza di strumenti di valutazione e misurazione delle attività, compresa la comunicazione. Efficienza ed efficacia sono alla base di quella accountability auspicata che dovrebbe ispirare la governance di qualsiasi ente pubblico”.
Alla lectio di Tria è seguita una tavola rotonda moderata da Alessia Tripodi (Il Sole24 ore), che ha visto la partecipazione di Mario Morcellini (Presidente del Comitato Scientifico del Corso e Direttore del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale, Università Sapienza), Franca Faccioli (Docente di Comunicazione Pubblica e Istituzionale, Sapienza Università di Roma), Pino Molinari (Direttore Amministrativo, Università degli Studi di Pavia, e Presidente Onorario CODAU), Alberto Padula (Dirigente, Inail, Docente di Economia e gestione delle imprese di pubblici servizi, Università Tor Vergata), Giancarlo Panico (Delegato Informazione ed Editoria di Ferpi – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) e Paola Scioli (Tesoriere Consiglio Direttivo Aicun – Associazione Nazionale dei Comunicatori d’Università).
“Prima di parlare di comunicazione esterna bisognerebbe investire nella comunicazione interna ha sostenuto Alberto Padula – i tanti problemi che affliggono l’università italiana, come tante PA, deriva da una mancanza di dialogo interno”.
A proposito di riforma molto interessante l’intervento di Pino Molinari dell’Universita di Pavia. “Il buon funzionamento dell’universita non dipende dalla Riforma, non può dipendere dall’applicazione o meno di una legge ma dalle persone che vi lavorano, dalla capacita’ di coinvolgere tutte le risorse umane e anche gli studenti nella gestione dell’università stessa. La governance di un’organizzazione pubblica non si può imporre per legge”.
Molto apprezzato anche l’intervento di Franca Faccioli, una delle maggiori esperte italiane di comunicazione delle organizzazioni pubbliche. “La comunicazione può e dev’essere un elemento di valutazione della governance e delle attività, in particolar modo dei servizi erogati, ma va misurata!”. Secondo la docente de La Sapienza che ha citato l’approccio alle organizzazioni come Reti sostenuto da Emanuele Invernizzi “l’elemento fondamentale della governance e’ la capacita’ di ascoltare bisogni e aspettative dei pubblici interni, innanzitutto, ed esterni, poi bisogna vedere l’universita Come un sistema relazionale formato da persone; lavorare alla costruzione dell’identità dell’università e misurare i risultati nel raggiungimento degli obiettivi strategici”.
La tavola rotonda si e’ chiusa con gli interventi di Paola Scioli dell’Aicun e di Giancarlo Panico di Ferpi. Quest’ultimo ha posto l’accento sul ruolo strategico della comunicazione nella governance dell’università che e’ di competenza del consiglio d’amministrazione, come indicato nel recente King Report III. “Se l’università non riesce a comunicare come vorrebbe e a costruire un’adeguata rappresentazione di se stessa e’ da imputare alla mancanza di considerazione che la comunicazione ha nella governance come funzione strategica e manageriale. Essa e’ considerata ancora una funzione fortemente strumentale e poco strategica. C’è ancora troppa confusione – come riscontrato da molte persone nel pubblico – tra attività di informazione e comunicazione e spesso, come nel caso della Federico II di Napoli, una delle più vecchie università del mondo, tutta l’attività di comunicazione pesa su una sola persona”. Panico ha lanciato anche alcune provocazioni: “Quante università hanno una mappatura dei propri stakeholder e relazioni sistematiche con loro? Quante università hanno un bilancio sociale o di sostenibilita’? Quante hanno una direzione comunicazione?”.
Il corso che parte in questi giorni a Roma cercherà di fornire alcune risposte a questi interrogativi come ha ricordato anche Paola Scioli, cercando di dare ai partecipanti, comunicatori delle università italiane, gli strumenti professionali e manageriali per affrontare le nuove sfide. In questo scenario e’ fondamentale il ruolo dell’associazione professionale dei comunicatori di università, l’Aicun, che – come ha ricordato la Scioli – “è impegnata nella costruzione della community professionale e che ha nella condivisione di esperienze e nella formazione, due tra gli obiettivi fondamentali”.
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