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Come comunicare per fermare il panico

13/10/2008

La crisi non da cenni di tregua e quotidianamente i risparmiatori ricevono notizie contrastanti che non fanno altro che confondere le loro idee. Ma in questi casi è importante parlare o stare zitti? Per il Presidente G. Comin «l’importante è non essere reticenti».

di Gianni Del Vecchio


La crisi non si ferma e l’italiano medio è sempre più stordito. Ogni giorno il risparmiatore si trova a dover fare una sintesi fra due flussi d’informazioni contrastanti: da una parte le notizie catastrofiche sull’andamento delle borse mondiali, dall’altra le dichiarazioni rassicuranti di governi e banche centrali.


Telegiornali trasmettono contemporaneamente le immagini di operatori finanziari con le mani fra i capelli e banchieri sereni che invitano alla calma. Capire chi ha ragione è un bel rebus. E certamente non aiuta vedere che anche il Comunicatore per antonomasia manda segnali dissonanti. Ieri in poche ore Berlusconi ha prima parlato di chiusura dei mercati per poi precisare, dopo la smentita della Casa Bianca, che si tratta solo di una voce. Così come ha detto che le nostre banche sono solide, salvo rivelare che per alcune ci sarà bisogno di un aumento di capitale. Due inversioni a U nel giorno in cui il presidente Napolitano ha invitato i media a non fare allarmismo.


Una comunicazione ingarbugliata quella della crisi e che alla lunga potrebbe produrre danni. Per ora gli italiani si sono mostrati responsabili, non c’è stata nessuna corsa agli sportelli, i soldi li hanno lasciati in banca.


Eppure qualche segnale di sfiducia nei confronti del sistema finanziario comincia a venir fuori. Il Tesoro ieri s’è visto costretto ad aumentare del 50 per cento l’offerta di Bot (da 4 a 6 miliardi) per soddisfare almeno una parte della domanda aggiuntiva. Buoni del tesoro che sono andati a ruba nonostante un rendimento che fino a qualche tempo fa poteva considerarsi risibile: poco più del due per cento ovvero meno del tasso d’inflazione.
La corsa ai Bot dimostra quanto sia importante la comunicazione della crisi e quanto l’aspetto psicologico possa influenzare il comportamento dei risparmiatori.


Come fare quindi a tranquillizzare gli italiani in maniera efficace, senza generare il dubbio che sia tutta una menzogna? Per Gianluca Comin, Presidente della Federazione Relazioni Pubbliche FERPI, e capo della comunicazione di Enel, bisogna avere i nervi saldi e garantire il massimo della trasparenza. «In un momento come questo è fondamentale non mettere la testa sotto la sabbia ma dare più informazioni possibili alla gente. E’ questo che le banche centrali dovrebbero fare, visto che possono contare anche su una forte moral suasion. Non bastano le semplici rassicurazioni sulla solidità della finanza, serve comunicare con i fatti». I fatti appunto. Purtroppo le notizie sono tutt’ altro che positive. «Meglio una verità scomoda che una bugia. Non ci sono alternative: essere trasparenti e aspettare che la buriana passi».


Comin parla con cognizione di causa, visto che in queste ore si trova a gestire il tonfo del titolo Enel ovvero di una società bersagliata dalle vendite e che ha perso il 22 per cento nell’ultima settimana. «In questi giorni stiamo cercando di comunicare quanto siano positivi i fondamentali della nostra azienda. E non solo ai risparmiatori ma anche ai dipendenti, tramite la rete intranet e la tv interna. Tuttavia siamo di fronte a una crisi mondiale e le nostre armi sono un po’ spuntate».


Anche perché ai mercati puoi urlare quanto vuoi la bontà della tua società ma se la speculazione ti ha preso di mira, allora c’è poco da fare. «Il problema è che gli speculatori non si fanno orientare da nessuna dichiarazione, nemmeno quelle di Bush o della Fed hanno effetto. Pensano solo a fare il loro mestiere e cioè lucrare su acquisti e vendite».


tratto da EUROPA dell’ 11 ottobre 2008
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