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'Comunicarsi al mercato': la comunicazione salva le imprese

30/04/2009

Partirà il 22 maggio 2009 il primo corso executive dedicato alla comunicazione finanziaria d’impresa, nato dalla collaborazione di Fondazione CUOA e FERPI. Il progetto affronta un tema che ha assunto crescente importanza soprattutto a seguito della crisi in atto, offrendo un percorso di specializzazione per lo sviluppo dei processi di comunicazione in ambito finanziario.

Comunicarsi al mercato offre un percorso di specializzazione per lo sviluppo dei processi di comunicazione in ambito finanziario articolato in 100 ore di formazione da maggio a novembre 2009.


Dedicato a manager preposti alle attività di marketing e comunicazione all’interno di un’impresa, a professionisti e giornalisti che operano nel settore della comunicazione economico-finanziaria, si fregia della collaborazione di importanti nomi del mondo del giornalismo, delle imprese e delle professioni.


Per maggiori informazioni sul corso e per il programma dettagliato clicca qui.


Nel corso del primo seminario di approfondimento, che fa da premessa all’attività didattica che partirà a maggio, si sono confrontati sul tema VOCI DI MERCATO, La reputazione dell’impresa nella comunicazione finanziaria, protagonisti di indubbia qualità.
Nell’ordine: Simone Cimino, Presidente Cape Natixis, Mariapaola La Caria, Delegato Triveneto FERPI, Carlo Moretti, Responsabile Imprese Cassa di Risparmio del Veneto, Paolo Possamai, direttore de Il Piccolo di Trieste e giornalista di Repubblica – Affari&Finanza, Gianfranco Simonetto, Presidente Gruppo Maltauro. A moderare Filippo Nani, Presidente di Medialab società di comunicazione che ha coprogettato il corso.


«Il comunicare è fondamentale soprattutto in situazioni di crisi – ha affermato La Caria in apertura – perché chiudersi nei momenti di difficoltà potrebbe voler dire per un’impresa pagare le conseguenza di notizie uscite senza controllo. Subendo la comunicazione anziché governandola. Questo non significa per i comunicatori voler mettere il bavaglio ai giornali, ma significa garantire una comunicazione veritiera e trasparente, anche in momenti di difficoltà come quelli che molte aziende stanno vivendo, facendo uscire un messaggio aderente alla realtà. Subire le notizie, soprattutto in situazioni delicate per le aziende in crisi, vuol dire perdere di credibilità e reputazione. Un danno grave per l’immagine che l’impresa deve preservare».


«Definire un piano di comunicazione convincente per un’impresa, soprattutto in questo momento in cui sono all’ordine del giorno piani di ristrutturazione, evita di vivere nell’angoscia di inciampare in notizie incontrollabili – spiega Possamai. Non potendo gestire le dimensioni negative che una notizia non data nel modo corretto può provocare. L’intersezione tra comunicazione e business è indispensabile nella situazione che stiamo vivendo».
Eppure, annota il direttore del Piccolo di Trieste, alle nostre imprese manca una cultura in termini di comunicazione e questo può diventare un freno.


A convalidare la tesi è Moretti di CariVeneto che evidenzia come il flusso di informazioni tra impresa e istituti di credito, nell’attuale congiuntura dovrebbe essere più denso. «Ci sono stati e ci sono momenti di criticità assoluta. E nel momento in cui un istituto deve giudicare un’impresa ha bisogno di conoscere più dei meri dati di bilancio, che soprattutto in questa fase di mercato non incorporano le difficoltà connesse ai primi mesi del 2009».


Nascondere l’effettivo andamento dell’azienda, continua Moretti, impedisce alla banca di intervenire per contrastare la crisi. «Aiutare le aziende nei momenti di difficoltà è più semplice per le banche se sono a disposizione informazioni finanziarie puntuali e se sono noti i piani di sviluppo. Solo così si può costruire un rapporto concreto. Non è certo nel nostro interesse smettere di fare credito alle imprese, saremmo noi stessi ad esserne danneggiati».


«L’abitudine alla trasparenza – ha commentato Simonetto – è stata per la nostra azienda uno degli strumenti per costruire un rapporto di serenità con gli istituti di credito. E questo perché anche se non siamo un’azienda quotata cerchiamo di avere un livello di comunicazione buono, non limitandoci ai bilanci, ma presentando anche i nostri piani triennali».


Per Cimino la comunicazione ha avuto un ruolo determinante nell’essere avvicinata da realtà piccole ma promettenti. «Noi investiamo soprattutto in aziende piccole, spesso invisibili, ma non per questo non virtuose. Per noi la comunicazione è stata una modalità di attrarre imprese che diversamente sarebbe stato più complesso trovare. Nel Nordest è concentrata grossa parte delle nostre partecipate. In tutto 10 aziende su 40 in cui siamo presenti. E Vicenza è la provincia in cui abbiamo fatto più operazioni».


www.cuoa.it
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