Comunicazione Interculturale: la cronaca del seminario torinese. Prossimo appuntamento: il 24 marzo
09/03/2004
Davvero ricchissimo il programma che, tra interventi specialistici e testimonianze, ha animato la giornata torinese scaturita dalla collaborazione di Ferpi, Unicom e Etnica nell'ambito del progetto Comunicazione Interculturale. Primo dei quattro appuntamenti previsti dall'iniziativa, il seminario, ospitato nella bella sede del Centro Produzione Rai di Torino grazie al generoso contributo del Segretariato Sociale Rai, ha visto l'avvicendarsi di numerosi relatori che hanno affrontato da diverse angolazioni il tema della Comunicazione Interculturale richiamando circa un centinaio di spettatori fra operatori del settore, comunicatori, giornalisti e uditori a vario titolo interessati all'argomento.La mattinata si è aperta con il saluto di Enzo Cucco, rappresentante del Segretariato Sociale Rai, che ha rimarcato l'importanza di inaugurare questo ciclo di incontri a Torino, storica città di frontiera per ciò che riguarda il rapporto con culture eterogenee e luogo profondamente sensibilizzato alla comunicazione sociale nella quale si inserisce quella legata all'ambito dell'interculturalità. Tematica peraltro compresa tra gli obiettivi primari della missione del Segretariato Sociale che, come ha ricordato Cucco nel motivare l'interesse della struttura da lui rappresentata all'iniziativa in oggetto, ben si rispecchia nel testo dell'art. 7 del Contratto di Servizio per il triennio 2003 2005.Il coordinatore di Etnica, Enzo Napoliano, ha quindi preso la parola avviando il programma del seminario con un intervento dedicato al marketing interculturale. Benché da tutte le ultime ricerche effettuate in quest'area emerga il fatto che l'Italia sia ormai da considerarsi un Paese multietnico, allarma constatare che di fronte a una domanda variamente differenziata risponda un'offerta di marketing ancora sostanzialmente monoculturale. Non bastano infatti l'inconsistenza della moda etnica o il cosiddetto marketing meticcio, che contribuiscono solamente a semplificare le "altre" culture rafforzando il primato della monocultura, a colmare quella carenza solo in parte mitigata da qualche adeguato approccio finalizzato ad offrire prodotti e servizi rivolti ai migranti per favorirne l'integrazione economica e sociale. Napolitano ha portato ad esempio le prime iniziative attivate nell'area del sociale, del pubblico, del profit o dell'interetnico, prendendole a modello di una corretta assimilazione del concetto che il welcome marketing possa rappresentare un'opportunità. Naturalmente solo se applicato attraverso precise regole atte ad evitare l'instaurarsi di un'offerta troppo indifferenziata, che non tenga conto delle necessarie variabili di segmentazione che definiscono i diversi target (le modalità della migrazione, la cultura di provenienza, la religione di appartenenza, il livello di istruzione ecc.). Emblematiche in tal senso le citazioni di Silvio Scanagatta (La Repubblica, 7 febbraio 2004) e di Giampaolo Fabris (Il Sole 24 Ore, 3 febbraio 2004) che hanno chiuso l'intervento di Napolitano: "Sa qual è il vero ceto medio emergente? Gli immigrati regolari ben inseriti. Comprano casa, accendono mutui, stanno meglio di quanto stavano prima e sono ottimisti. Non sono certo loro i nuovi poveri" e "È davvero singolare che in una società in cui ci sfida su nicchie tanto esigue da risultare poi asfittiche si dedichi cosi poca attenzione a questa realtà emergente. Ignorata anche dalle ricerche di mercato o dalle grandi indagini sui media con la speciosa motivazione di difficoltà campionarie".E a proposito di studi e ricerche, Carlo Santucci presidente RQ Ricerche Qualitative di ASSIRM - era presente all'incontro per illustrare i risultati della ricerca condotta dall'associazione nel corso del 2003 e intitolata "Immigrati e mercato: oltre il cono d'ombra. L'integrazione degli immigrati in Italia". L'indagine è stata incentrata su tre principali aree tematiche (i modelli culturali originari e i processi di integrazione, la cultura materiale e gli stili di consumo, le abitudini e le preferenze in tema di media), secondo una metodologia suddivisa in tre fasi (un'analisi desk condotta sul web e su documenti cartacei, una fase qualitativa attraverso 60 interviste in profondità rivolte agli appartenenti alle 3 nazionalità straniere più numerose in Italia ovvero albanesi, marocchini e filippini e una fase estensiva basata su un campione rappresentativo della popolazione statistica degli immigrati consultate attraverso interviste dirette). Con l'obiettivo di sopperire alla carenza di indagini specifiche e con l'intento di realizzare un'analisi che si ponesse di fronte ai problemi dell'integrazione quotidiana dal punto di vista dei migranti stessi, la ricerca ha prodotto esiti che andranno tenuti in sempre maggior considerazione se si pensa che la presenza di immigrati nel nostro Paese ha ormai superato la soglia di "massa critica". Una sintesi dei risultati della ricerca ASSIRM è reperibile al seguente indirizzo web: http://www.assirm.it/convegno/atti/Abis_completa.ppt.Il problema del rapporto tra migranti e media, ancora definito secondo criteri svalutativi e stereotipi negativi, è stato trattato da Anna Meli, referente nazionale del Cospe, una ONG fiorentina che si occupa di cooperazione allo sviluppo dei Paesi emergenti. Dopo aver citato i risultati di alcune ricerche effettuate sull'argomento (in particolare quella elaborata da Marcello Maneri nel 1993 e quella più recente condotta da Mario Morcellini, che evidenziano tutte l'attualità del problema, la relatrice ha presentato l'iniziativa "Settimana Europea del Monitoraggio dei Media" organizzata dal network europeo On line/More Colours in the Media e coordinata in Italia dal Cospe. Scopo dell'evento (svoltosi a novembre 2003) è quello di riportare l'attenzione sulla centralità della corretta rappresentazione dei migranti da parte dei media, attraverso un monitoraggio i cui risultati saranno presentati durante la Giornata Mondiale contro il Razzismo, il prossimo 21 marzo. A testimonianza dell'impegno speso dal Cospe per modificare questo orientamento culturale, Anna Meli ha illustrato alcune iniziative comprese nell'ambito della Campagna Millevoci tra le quali rientra anche quella del Manifesto Europeo per sostenere e sottolineare l'importanza dei Media multiculturali che verrà presentato al Parlamento Europeo in occasione delle prossime elezioni.La mattinata è proseguita con la testimonianza di Giulio Zanaboni della Banca Popolare di Milano, relativa ad uno dei primi servizi bancari dedicati specificatamente ad una utenza extracomunitaria. Nato nel 1996 dalla duplice richiesta giunta sia dal territorio e che dalle istituzioni, il conto "Extrà" di BPM ha costituito una delle prime iniziative volte a sopperire alla carenza di attenzione da parte degli istituti bancari verso tutta quella sfera emergente di nuova domanda non percepita come investimento e fonte si sviluppo ma ancora come principio di rischio (come per esempio il fenomeno delle rimesse o l'accesso al credito da parte di soggetti non tradizionali).Un altro interessante intervento relativo ad iniziative rivolte all'accoglienza e all'integrazione dei migranti è stato quello di Amedeo Piva, responsabile del settore Politiche Sociali di Ferrovie dello Stato Spa. Partendo dalla considerazione che il concetto di Welfare State è stato superato da quello di Welfare Society, Piva ha esordito illustrando le motivazioni che hanno portato la sua azienda ad intraprendere politiche di responsabilità sociale, ben illustrate nel documento reperibile al seguente indirizzo web: http://www.ferroviedellostato.it/fs/view/main/0,3211,2698_0_2825,00.html. Su questa scia, Piva ha presentato il progetto già impiantato a Milano, Roma e Torino relativo all'apertura di Help Center, punti di assistenza sociale collocati all'interno delle stazioni e centri di collegamento con le istituzioni dell'ente locale per avviare percorsi di recupero per i disagiati, coordinando interventi sociali in loco, monitorando il disagio nelle stazioni e realizzando un'azione mediatrice tra istituzioni, associazioni e, più in generale, tutta la comunità di stazione. Piva ha concluso il suo intervento presentando una seconda iniziativa sociale realizzata da Ferrovie dello Stato Spa che, potendo contare su un vastissimo patrimonio immobiliare, ha attuato una politica di recupero e riadattamento delle strutture ferroviarie dimesse. Un esempio recente è costituito dal Ferrotel di Roma Smistamento, oggi rinominato Centro Arupe, finalizzato ad offrire servizi di accoglienza e orientamento ai richiedenti Asilo Politico.Dopo le testimonianze, l'intervento di Rossella Sobrero, vice presidente di Unicom, ha toccato l'argomento della comunicazione interculturale nell'ottica di un possibile approccio metodologico nei confronti di un ambito che per molti professionisti del campo costituisce ancora un terreno poco indagato. La proposta, articolata in 5 fasi, prevede un primo momento di ascolto e approfondimento del fenomeno anche attraverso la collaborazione diretta di operatori e mediatori interculturali. A questo fa seguito una riflessione sul contesto entro il quale si svolgerà la comunicazione, tenendo in considerazione i possibili effetti collaterali indesiderati e nocivi. Segue quindi lo studio del messaggio che deve valorizzare la "differenza" in termini di agevolazione dell'integrazione anche attraverso la sperimentazione di nuovi linguaggi da veicolare anche attraverso mezzi e canali innovativi che, per esempio, considerino l'importanza della dimensione territoriale. Il tutto sviluppato attraverso la profonda consapevolezza del fatto che al comunicatore, capace attraverso il suo lavoro di modificare opinioni e comportamenti, è affidata una rilevante responsabilità sociale.Il contributo di Toni Muzi Falconi è partito proprio dal concetto fondamentale di responsabilità del comunicatore. Il past president di Ferpi ha infatti messo in luce il dato inquietante, scaturito dall'annuale ricerca dell'équipe del Dott. Lymann dell'Università di Berkeley, secondo il quale ogni individuo del pianeta riceve e ritrasmette 800 milioni di bit informativi all'anno, con un incremento annuale del 30%! Di fronte a questa forma di "pollution" informativa, la responsabilità di chi comunica per professione è quella di riuscire a governare questo flusso sproporzionato di notizie anche per arginare l'eccessivo dispendio di risorse economiche. Ottimizzare gli investimenti significa incrementare il lavoro "a monte" per risparmiare "a valle". In altri termini vuol dire dedicare maggiore impegno alle fasi dell'ascolto e della progettazione, spesso trascurate a fronte di una messa in atto troppo affrettata. Significa anche applicare una selezione molto accurata degli stakeholder attraverso una corretta segmentazione. Muzi Falconi ha quindi invitato la platea a considerare il caso della comunicazione interculturale, nuova frontiera da esplorare, come una nuova leva di riflessione in questi termini.Dopo un pranzo a base di cucina etnica, il pomeriggio è stato dedicato al racconto di numerose testimonianze ed esperienze, la maggior parte delle quali offerte proprio da stranieri che costituiscono positivi esempi di integrazione e di impegno nella medesima direzione.Ha aperto la sessione pomeridiana Sued Benkdhim, originaria del Marocco e oggi presidentessa dell'Associazione torinese Diafa el Maghreb, illustrando l'attività di recupero svolta dalla sua struttura e ponendo l'accento sul bisogno di nuovi mezzi e metodi di informazione che raggiungano anche i soggetti più disagiati. Manfredo Pavoni Gay, redattore di Migra, ha presentato il portale Migranews raccontando come è nato il progetto di unire nel lavoro comune redattori italiani e stranieri e illustrando tutti i servizi offerti e le iniziative organizzate da questo portale. Dopo di lui ha preso la parola Vittorio Castellani, meglio conosciuto come Chef Kumalè, il quale ha ripercorso la sua esperienza di educatore convertitosi a messaggero di culture straniere. Dopo aver condotto per 5 anni la trasmissione di world food & ethnic music "Cous cous clan" su Radio Popolare Network, Castellani oggi si occupa, tra le altre cose, di diffondere i valori delle culture etniche attraverso il suo sito www.kumale.net. La giornata si è avviata alla sua conclusione con le testimonianze di Elio Limperti, Amministratore di Melange Srl, che sta per aprire al mercato italiano la bevanda "Mecca Cola", del senegalese Mohamed Ba, mediatore culturale ed educatore attivo nella diffusione dei valori della cultura africana, di Flor Vidaurre, già presidente del Centro Interculturale delle Donne Alma Terra di Torino, di Alvaro Duque, giornalista colombiano coinvolto in un progetto di formazione coordinato dal Centro Interculturale di Torino e infine di Viorica Nechifor, giornalista di origine rumena che scrive per la trasmissione radiofonica "Mondo Notizie" in onda ogni sera su Radio Torino Popolare.In conclusione, la giornata ha presentato un fittissimo programma dal quale è emerso che in Italia esiste ancora una carenza di strumenti per dialogare con i migranti e favorirne l'inserimento economico e sociale (mediazione interculturale, diversity management, comunicazione multilinguistica, marketing interculturale ecc...), aggravata da un contesto in cui i media tendono ancora ad offrire uno stereotipo negativo del migrante. Per questo è necessario promuovere azioni finalizzate a elevare il livello di qualità della comunicazione relativa al dialogo interculturale e a diffondere una nuova cultura del rispetto, della tutela e della valorizzazione delle identità.Nuovi spunti di riflessione aspettano tutti gli interessati a Padova. La seconda tappa del road show "Comunicazione Interculturale" si terrà infatti nella città veneta il prossimo 24 marzo. Maggiori dettagli verranno comunicati prossimamente su questo sito.Valentina Pasolini - Ferpi