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Coronavirus, due pilastri per far ripartire lo sport

24/03/2020

Antonio Mangiola

L'emergenza coronavirus sta avendo un impatto fortissimo su ogni settore. Anche lo sport non è esente, specie quello delle piccole società sportive, soprattutto quelle dilettantistiche e degli sport cosiddetti “minori”. Antonio Mangiola, Responsabile relazioni esterne Eurobasket Roma, individua due principali pilastri da cui ripartire dopo il lockdow.

Dando per scontato che, almeno in questa prima fase di crisi da coronavirus, le attenzioni debbano obbligatoriamente essere indirizzate al potenziamento del settore sanitario, è però altrettanto importante iniziare a gettare le fondamenta rispetto agli interventi che, una volta terminata l’emergenza, saranno indispensabili per il futuro delle società sportive, soprattutto quelle dilettantistiche e degli sport cosiddetti “minori”, già non in grande salute anche prima che la pandemia da Covid-19 bloccasse tutte le attività. 

Lo stop e la conseguente chiusura di tutte le palestre ha prodotto, per tutte le società, una perdita economica enorme derivata dal mancato versamento delle “quote” di iscrizione ai corsi sportivi, fonte di sostentamento principale per la maggior parte di esse e per i propri dipendenti. Questo è un segmento che, da responsabile relazioni esterne dell’Eurobasket Roma, sento molto da vicino essendo il DNA della società per cui lavoro, la sua origine, e la sua missione, anche adesso che, attraverso anni di duro lavoro e sane vittorie sul campo, siamo riusciti a portare la prima squadra in serie A, campionato in cui militiamo stabilmente da un lustro. Per noi, come per tante altre società, la presenza sul territorio e l’avviamento allo sport dei più piccoli sono un’attività etica fondamentale per dare, attraverso i sani principi dello sport e della disciplina, solide fondamenta alle future generazioni. Impossibile non pensare di intervenire per sostenere questo segmento importantissimo nella vita di tutti noi e dei nostri ragazzi.

Allo stesso modo, oggi, con la crisi industriale peggiore dal dopo-guerra, c’è anche un serio problema di sopravvivenza per le prime squadre e le attività agonistiche professionistiche. Come riusciremo a fare una raccolta pubblicitaria per la stagione 2020-2021 se gli sponsor, già adesso, sono in crisi di liquidità? Quale ditta sarà interessata ad investire nello sport a fronte di una probabile, quanto necessaria, ristrutturazione aziendale? Lo sport agonistico basa la propria sussistenza sull’aiuto che riceve dalle aziende e, considerata la situazione attuale, c’è una altissima percentuale di rischio rispetto alla capacità delle stesse di potersi iscrivere regolarmente alla prossima stagione sportiva. Questo, anche e soprattutto, considerato che, già oggi, i pagamenti delle spettanze previste da contratto, vengono rinviate o, addirittura, cancellate per il blocco della maggior parte delle attività produttive e commerciali del nostro paese.

Detto questo, al tavolo delle istituzioni politiche e sportive, è necessario presentare, i due principali pilastri su cui costruire la sopravvivenza delle società sportive e che permetta il prosieguo della loro attività una volta terminato l’attuale lockdown:

1. Le sponsorizzazioni siano integralmente deducibili per tutta la stagione 2020-2021, prevedendo dei tetti massimi a scalare, a seconda della categoria, e con ulteriori bonus per chi investe nel settore giovanile e/o nelle attività di insegnamento dello sport.

2. Si preveda un vaucher sport per permettere alle famiglie di poter iscrivere i propri figli alle attività sportive (almeno 500€ a figlio) anche se, passata la crisi, si trovano in non buone condizioni economiche.

Lo sport è un’attività sana, aggregante e formativa che deve assolutamente essere aiutata a ripartire garantendo il prosieguo della sua funzione sociale sul e per il territorio. 

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