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Da Vilnius (Lithuania) i nostri colleghi si confrontano con quelli di altri 8 paesi vicini e lontan

26/04/2007

di Toni Muzi Falconi

C'erano 150 relatori pubblici da nove Paesi: Lituania, Russia, Bielorussia, Ucraina, Polonia, Latvia, Germania, Italia e Inghilterra.
Tutti a discutere sul tema delle 'black pr'.
L'associazione dei professionisti Lituani ha convocato questa riunione nella speranza di riuscire a capire come arginare l'ondata di malcostume, in larga parte proveniente dalla Russia, che rischia di interrompere la prorompente crescita della nostra professione in tutti i Paesi ex sovietici.
Nel mio intervento (.DOC e .PPT) ho provato a sostenere che se la Lituania e gli altri paesi baltici piangono (vedi poi), l'Italia (e il resto del mondo) hanno poco da ridere.
Intanto, abbiamo discusso che cosa siano le 'relazioni pubbliche nere'.
Due sono le declinazioni comuni di questo termine:- la prima si riferisce a quelle pratiche professionali tese non tanto a promuovere idee, prodotti, servizi, comportamenti dei propri clienti/datori di lavoro ma a diffondere informazioni negative sui concorrenti, nemici, avversari dei nostri clienti/datori di lavoro;
- la seconda invece si riferisce a tutte le pratiche professionali scorrette, indipendentemente dal fatto che i contenuti si riferiscano ai soggetti per i quali lavoriamo o ai loro avversari.
Nelle nove presentazioni che si sono succedute è largamente prevalsa la seconda declinazione (quella che ho adottato anch'io nella mia presentazione.
Per brevità non mi metto ora a riassumere i contenuti della giornata poiché li ho già bloggati (http://www.prconversations.com/?p=210)  e chiunque avesse un particolare interesse può leggerli.
Mi preme invece sottolineare qui l'interessantissimo caso dei nostri colleghi tedeschi.
L'associazione tedesca è sicuramente la più importante del nostro continente e seconda solamente all'Inghilterra in Europa.
Nel 2006 ha avviato i lavori uno speciale organismo costituito ad hoc per indagare e denunciare il malcostume dilagante.
Sono stati indagati 26 casi in un anno, più di quanti nel siano stati indagati nei decenni precedenti& e in ben 23 casi l'organismo ha emesso delle sanzioni. Naturalmente non ho avuto il tempo di indagare nel dettaglio, ma posso assicurare che questa esperienza tedesca ha lasciato tutti di stucco.
Ma allora è possibile fare qualcosa per tutelare il buon nome del nostro lavoro!
Ho appena inviato al mio amico Thorsten Luetzler, responsabile dei rapporti internazionali di quella associazione, una ventina di domande di approfondimento e appena riceverò le risposte mi impegno a riferirle.
 
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