DEMOCRAZIA ILLUSTRATAdi Annick CojeanIl 9 ottobre si svolgono in Afghanistan le elezioni presidenziali. Per spiegare alla popolazione cos'è il voto e come funziona, l'Onu ha scelto il metodo più semplice: poche parole e molti disegni colorati.Come insegnare la democrazia a un popolo sottomesso a cui nessuno ha mai chiesto un parere? Come spiegare ad una popolazione straziata da 23 anni di guerra e per tre quarti analfabeta le regole di un regime politico che s'ispira ai principi di libertà, di uguaglianza degli individui e di rappresentatività? Come coinvolgere tutti nel processo elettorale? Come mobilitarli, convincerli che hanno finalmente il diritto di avere un'opinione e di esprimerla liberamente, e segretamente, attraverso una scheda elettorale?E come parlare agli afgani sapendo che in un territorio disseminato di gole e montagne sfuggono a tutti i grandi mezzi di comunicazione? Con i giornali? Pochissime persone sanno leggere. La televisione? Inesistente, tranne che in poche grandi città. La radio? Non sempre ci sono le pile per farla funzionare. E allora?Allora i disegni. Su manifesti, libretti, striscioni, adesivi. Disegni propagandistici, accompagnati da uno slogan sintetico. Disegni pedagogici che illustrano una situazione o danno le istruzioni per l'uso. Disegni animati, lungamente commentati e discussi in riunioni pubbliche, o meglio nei corsi di educazione civica tenuti dalle squadre dell'Onu. Perché l'Afghanistan oggi pullula di lezioni di educazione civica. La posta in gioco è spaventosa. Le elezioni sono un cantiere di cui nessuno (a quanto pare) ha preso le misure. Problemi di denaro, problemi di sicurezza, problemi di comunicazione e censimento degli elettori. Un punto cruciale. Che credibilità hanno delle lezioni a cui partecipa solo una minima parte del Paese?[ ]Jacques Zahles ne è perfettamente consapevole. È lui il grande di segnatore cartoonist precisa il suo biglietto da visita- e comunicatore di queste elezioni. È lui che è stato incaricato dall'Onu di ideare e illustrare tutto il materiale pedagogico per spiegare a una popolazione analfabeta i grandi principi della nuovissima costituzione. È lui che con l'aiuto di disegni dai tratti nitidi e un po' ingenui deve convincere gli afgani che il futuro è nelle loro mani.Zahles è un grafico di origine lussemburghese, che a Parigi dirige l'Hexa Graphic, una piccola società di comunicazione visiva. Aveva già esperienza di disegni a scopo educativo per illetterati. L'Onu si era rivolta a lui per pubblicizzare il censimento nazionale in Cambogia, poi per spiegare il processo delle elezioni presidenziali a Timor Est. Ma la sfida in Afghanistan è molto diversa: la discriminazione tra uomo e donna è il problema centrale di questa società. È stata in ogni caso la cosa che più mi ha impressionato e l'argomento su cui ho dovuto piegarmi, purtroppo ad alcuni compromessi grafici. Non avrei mai voluto, per esempio, rappresentare una donna con il burqa. Avevo la sensazione che un disegno del genere fosse in un certo senso accondiscendente nei confronti della discriminazione. Ma dopo aver passato molto tempo in Afghanistan sono stato costretto a cambiare opinione. Quasi l'80% delle donne porta ancora il burqa. Per interessarle e coinvolgerle insieme agli altri nel processo elettorale, dovevo rappresentarle come sono. E anche spiegare, con un disegno chiarissimo, che potevano rifiutare di togliersi il burqa per farsi fotografare. In quel caso sarebbe bastata anche una fotografia digitale.'Niente disegni, dunque, in cui siano rappresentati fianco a fianco uomini e donne, a meno che non si tratti di alcuni organismi ufficiali (consiglio dei ministri, commissione elettorale dell'Onu), in cui Jacques Zahles si è preoccupato di illustrare una certa parità. I manifesti mostrano chiaramente che i centri d'iscrizione sono distinti secondo i sessi e che il personale dell'Onu incaricato di registrare o fotografare è esclusivamente femminile. Il termine democrazia' è usato il meno possibile perchè ricordava alla popolazione gli anni dell'occupazione e della propaganda comunista. Anche il colore rosso è usato con discrezione. Una ricerca sulle rappresentazioni pittoriche riconoscibile all'istante da tutti gli afgani ha fornito un elenco brevissimo: una moschea, un fucile, il denaro. Zahles ha rifiutato questi limiti e ha preferito la montagna, disegnandone il profilo sullo sfondo di tutti i suoi manifesti. Ma ha anche capito che tra i simboli importanti il corano non poteva assolutamente stare allo stesso livello della bilancia della giustizia o della colomba della pace.Il Corano è al di sopra di tutto e non si discute. Sui manifesti in cui c'è un solo personaggio, Zahles fa in modo che i suoi vestiti non permettano di identificarlo con un'etnia particolare. Su quelli in cui ci sono più persone, sottolinea al contrario la diversità e fa indossare volentieri ai suoi personaggi un pacol (il copricapo alla Massud), un berretto turcomano, un turbante o un berretto islamico. Fa attenzione a rendere riconoscibili sia le persone di città sia quelle di campagna, i giovani ed i vecchi. E che siano sistematicamente rappresentati i disabili-ce ne sono tanti. L'insieme è ottimo e promette un futuro radioso e prospero al nuovo Afghanistan, di cui gli abitanti avranno finalmente in mano le redini. Almeno così promettono i manifesti, stampati per la maggior parte a Dubai in più di 2 milioni di copie. Ed è questo che i taliban non sopportano. Ogni settimana rivendicano l'uccisione di persone il cui unico torto era possedere una tessera elettorale.[...]Ecco alcuni brani di un articolo uscito sul quotidiano francese