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Deontologia delle rp: promuovere un prodotto ai confini della legalità

22/12/2004

Icon Communications, agenzia di rp assoldata da Kazaa, si trova implicata nel processo in corso contro il più famoso servizio di file-sharing.

Questo è certo uno di quei problemi deontologici che qualsiasi agenzia di comunicazione non vorrebbe trovarsi ad affrontare. L'agenzia di rp australiana Icon Communications, che ha curato la campagna per il lancio del servizio di peer-to-peer Kazaa, è stata costretta dal giudice a consegnare tutto il materiale riguardante il suo scomodo cliente che è accusato dall'industria discografica australiana di favorire la pirateria online: le bozze dei progetti, i piani strategici, le ricerche di mercato, le media analysis, qualsiasi appunto o file, ogni e-mail e annotazione che abbia per oggetto Kazaa e il peer-to-peer sono finiti nelle mani dei giudici.Icon non è direttamente imputata nel processo in corso, ma la sua posizione è pericolante e le cose potrebbero mettersi peggio qualora le autorità giudiziarie scoprissero che ha contribuito a pubblicizzare un servizio incitando alla pirateria online.A sollevare il caso in tribunale è stata la lettura di uno slogan effettivamente poco edificante:"La rivoluzione di Kazaa: per 30 anni abbiamo comprato la musica che volevano loro; per 30 anni abbiamo visto i film che volevano loro; per 30 anni abbiamo pagato i prezzi che volevano loro; per 30 anni abbiamo ingoiato quello che ci propinavano; per 30 anni abbiamo comprato la porcheria che non volevamo; da 30 anni siamo pecoroni. Oggi con un solo click e con la condivisione di files stiamo cambiando il mondo. Kazaa è la tecnologia, tu sei il guerriero. 60 milioni di duri si sono svegliati. Unisciti alla rivoluzione".
Icon dichiara che lo slogan era solo una bozza di lavoro e che non era stato approvato e sebbene tutto il materiale sequetrato a Icon al momento non verrà utilizzato contro l'agenzia di comunicazione ma solo contro Kazaa, il timore dei suoi responsabili è quello di essere denunciati al Public Relations Institute of Australia (PRIA) per aver violato il codice etico della categoria.Se effettivamente Kazaa venisse condannata dai giudici autraliani, le prospettive per Icon sarebbero tutt'altro che rosee: contribuire a diffondere un prodotto o un servizio illegale prevede la radiazione dall'albo professionale.La sentenza del giudice è attesa non prima del marzo prossimo.Nel frattempo è stato modificato lo slogan che appare sul sito di Kazaa: da Kazaa is 100% legal a Having Kazaa is 100% legal. I servizi di file-sharing di per loro non sono infatti illegali, è l'uso che se ne fa l'argomento del dibattere in tribunale.
Gabriele De Palma - Totem
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