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Diritti dei lavoratori, Topolino ancora nei guai

10/10/2005

Un'inchiesta sui diritti dei lavoratori del nuovo parco tematico di Hong Kong mette in difficoltà l'icona americana

Mickey Mouse si trova coinvolto in una disputa sulla violazione dei diritti dei lavoratori che appare come un nuovo esempio di campagna anti-corporate nella moderna Cina.Lo stesso Mickey può sentirsi un po' violato: la sua immagine e il suo nome sono stati usati come simboli ironici in una lotta per denunciare le violazioni dei diritti dei lavoratori del nuovo parco tematico di Hong Kong. La sua spensierata faccetta sembra un po' fuori posto nel calderone dell'agitazione anti-corporate. Chi ha perpetrato l'agguato asiatico al povero Topolino è una coalizione di intellettuali, studenti e fautori civili, relativamente recente e di base a Kowloon, che si è autonominata Studenti e Studiosi contro i comportamenti scorretti delle aziende. Il gruppo ha realizzato un caustico resoconto sulle condizioni dei lavoratori del parco tematico aperto il 12 settembre. Gli autori dell'inchiesta comprovano che la Disney paga i lavoratori sotto il minimo sindacale, non paga straordinari e ferie e li costringe a lavorare oltre il massimo consentito di 240 ore al mese; inoltre dall'inchiesta appare che i manager della Disney abbiano istruito i lavoratori a stare lontani dalle dichiarazioni verso chiunque li interroghi sulle condizioni di lavoro, presumibilmente includendo la stessa Disney Company.
La reazione dell'azienda è stata di inserire un revisore per controllare i reclami, ma i gruppi per i diritti dei lavoratori, come il National Labor Committee di New York, sostengono che questo revisore, Verite, non sia sufficientemente indipendente.E mentre continua il brontolio circa le condizioni di lavoro, che quasi copre il rumore degli enormi fuochi d'artificio della cerimonia d'inaugurazione del parco di Hong Kong, emerge una motivazione più profonda: il clima ostile nei confronti delle imprese straniere e l'inizio di una serie di campagne contro le multinazionali in Cina e specialmente a Hong Kong.
Nel caso della Disney, la nuova funzione è posseduta al 57 per cento dal governo di Hong Kong. Il governo e, in effetti, l'opposizione di Hong Kong, sostengono l'impresa con l'aspettativa di introdurre 20 mila nuovi posti di lavoro e di portare circa 19 miliardi di dollari nei prossimi 40 anni. Il fatto che i contribuenti si stiano dividendo spese significative come investitori di maggioranza, vedi gli oltre 300 milioni di dollari all'anno di affitto, sembra degno a molti. E, sebbene ci sia  stato un certo tentativo di risollevare le sorti riguardo all'affare fra la Disney ed il governo, maggior forza sembra aver avuto la parte anti-corporativa.
Susanna Lee Wing Yin, rappresentante del gruppo locale di studenti attivisti Disney Hunter, sta tentando di interessare i media alle anomalie nei rapporti tra azienda e governo, pur senza grande successo. Inoltre sostiene che queste riflettano una nuova figura di dissenso civile in Cina. "Tradizionalmente prendiamo di mira il governo (di Hong Kong), ma non le multinazionali" ha detto ad Ethical Corporation. "Adesso, invece, stiamo cercando di far crescere la consapevolezza sul loro potere".Questo spostamento è un'indicazione del crescente rancore verso le aziende straniere che stanno raccogliendo i frutti della spinta veloce della Cina verso un sistema basato sul mercato. E sembra essere anche una manifestazione della cambiata natura del dissenso civile a Hong Kong, ora che è Beijing, e non Londra, l'amministratore di riferimento.
N.C.
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