Expo 2015: eppur si muove...
04/02/2009
Da Facebook al Togo l’Expo si mette in marcia. Una riflessione-invito di Mariella Governo ai colleghi Ferpi, con *tre proposte* per unire idee e competenze in vista di questo grande progetto italiano e mondiale.
Parole e paralisi: sono i termini che sembrano caratterizzare il primo anno di vita (si fa per dire) di uno dei più grandi progetti che Milano e l’Italia hanno visto negli ultimi decenni: l’Expo 2015.
Pochi si aspettavano che Milano potesse vincere la gara con Smirne, molti di noi hanno esultato in diretta Tv per la vittoria, e – caso raro nel nostro Paese – insieme ai politici, alle istituzioni, ai tecnici presenti alla competizione finale di Parigi. Seppur in piccolo, e per poco tempo, abbiamo avuto il nostro we can, il sogno di un progetto comune, da costruire con tempi rapidi e in modo sostenibile. La realtà è un’altra e la leggiamo tutti i giorni nella cronaca cittadina e nazionale.
Ma nell’era delle conversazioni virtuali acquista forza un movimento di idee e di persone che a dispetto degli intoppi burocratici sembra dire: “ci avete promesso questo progetto e ora lo vogliamo”.
Sono i professionisti della Milano e dell’Italia più civile e operosa, ma anche i cittadini comuni, che si scambiano ogni giorno idee e proposte su siti, blog e social media. Una linfa vitale che si allarga a macchia d’olio per contrastare l’immobilismo calato da tempo sul progetto e che rischia di affossare l’iniziativa.
La più recente e vivace iniziativa su Internet è partita meno di una settimana fa su Facebook e si chiama Insieme per l’Expo 2015. Ne è ideatore e moderatore Fiorenzo Tagliabue e le adesioni al Gruppo sono centinaia.
L’iniziativa ha già fatto rete con la segnalazione di Oliviero Gentile, della rete civica di Milano – per citare la più significativa – che dalla primavera 2008 ha avviato un forum come moderatore sul tema Milano: Expò 2015.
Nei numerosi post, in entrambi i luoghi virtuali, si leggono preoccupazioni e sfiducia a volte, ma anche proposte e desiderio di fare e toccare con mano i cambiamenti promessi.
Bisogna riconoscerlo, qualcosa si muove anche a livello istituzionale.
Basta guardare il sito ufficiale dell’Expo 2015: i progetti sono ben 480, e riguardano 90 Paesi del Mondo. Uno di questi è già stato avviato nel Togo in Africa, e finanziato in parte anche da Milano.
E’ un programma di educazione e formazione delle ragazze dei Paesi africani più poveri e in via di sviluppo. I risultati verranno illustrati fra 7 anni nell’ambito del “Padiglione Rosa”, nell’area di Rho Pero, destinato alla presentazione e promozione dei migliori progetti femminili realizzati nel settore dell’alimentazione e dell’ambiente in tutto il mondo.
Anche noi professionisti delle relazioni pubbliche e della comunicazione d’impresa abbiamo molto da dare all’Expo 2015 e possiamo giocare un ruolo in tutto questo, oggi e domani.
Mi vengono in mente tre iniziative per porre le basi di un lavoro comune:
• apriamo sulla home page del sito Ferpi un tavolo virtuale invitando i soci a esprimersi con idee e progetti nel loro settore di riferimento;
• realizziamo poi, in base alle proposte ricevute, un tavolo istituzionale con alcuni protagonisti della vita e della comunicazione milanese e non solo (l’invito a un comunicatore di un Paese che ha da poco realizzato l’Expo porterebbe apporti significativi);
• costruiamo una directory per monitorare lo sviluppo di idee e progetti in corso e il movimento spontaneo che crescerà sempre più sulla rete.
E infine, per sognare la Milano del futuro, e lasciare correre le idee, invito i lettori, se non lo hanno già fatto, a sfogliare il magazine CasaAmica uscito Sabato scorso in allegato a Io Donna dal titolo Milano Domani: spettacolari i render che danno un’idea di come potrà cambiare Milano con questo progetto: e non solo per sei mesi, la durata di Expo 2015, ma per sempre.