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Festival di Trieste: intanto 5 punti da portare a casa in attesa di una riflessione critica

05/07/2005

Un commento di Toni Muzi Falconi

In attesa dei dati definitivi del Festival (con grande senso di responsabilità l'intera squadra operativa, appena chiuso il festival giovedì pomeriggio, si è presa qualche giorno di vacanza per riprendere i contatti con le famiglie, gli amici, i fidanzati, la lettura, il riposo interrotti da troppo tempo), proviamo a riassumere alcuni segnali forti emersi da questa esperienza.L'unico confronto possibile è quello con il primo Festival.1.Il tema prescelto ha consentito lo sviluppo di un filo coerente fra i tanti (e onestamente troppi...) interventi. Il commento più comune raccolto è stato che mai prima di oggi un partecipante attento ha potuto esporsi a tanta qualità di contenuto.2.L'internazionalità dei relatori e dei partecipanti era superiore a quella di Roma. Questo anche per due ragioni: l'assenza imprevista di alcuni relatori italiani e l'assenza inspiegabile di molti registrati, in larga parte italiani.A conferma della nostra china di deriva. Notevole la presenza del continente africano, protagonista per la prima volta di un consesso mondiale delle relazioni pubbliche.3.Come a Roma, l'organizzazione ha retto assai bene l'urto e tutto si è svolto senza particolari intoppi, con l'eccezione di una calura superiore alla media stagionale.I materiali distribuiti sono stati fortemente apprezzati: in particolare il libretto Diversity ad hoc creato da Fabrica, generalmente considerato un contributo straordinario.4.Main sponsor, sponsor e sostenitori hanno non soltanto reso il Festival possibile grazie a un contributo finanziario o in natura, ma hanno anche partecipato attivamente ai lavori del Festival e questo è stato generalmente apprezzato da tutti. Non si sono, per capirci, 'limitati a firmare un assegno'.5.Lo stato di avanzamento percepito delle relazioni pubbliche italiane si è consolidato all'interno di un ristretto gruppetto di Paesi leader nel mondo. Questo ovviamente aumenta le responsabilità della Ferpi e la necessità di tenere alto e possibilmente di elevare il livello del dibattito e della formazione e dell'aggiornamento professionale dei suoi membri.(tmf)
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