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Fund Raising e Responsabilita’ Sociale: le aziende per il no profit

03/07/2008

Dall’8 al 10 maggio scorso a Castrocaro Terme, si è tenuto il primo Festival Nazionale del Fund Raising. Abbiamo chiesto al prof. Melandri che ha curato l'organizzazione della tre giorni di fare il punto della situazione nel nostro Paese.

Il fund raising può essere inteso non come semplice raccolta di fondi ma esperienza di condivisione di ideali e di politiche ben precise. E’ questo, in sintesi, il messaggio emerso dal primo Festival Nazionale del Fund Raising che si è svolto dall’8 al 10 maggio scorso a Castrocaro Terme (Forlì-Cesena). Promosso e organizzato dal Master in Fund Raising dell’Università di Bologna e dal suo presidente, Valerio Melandri, ha rappresentato un importante momento di incontro su una pratica sempre più diffusa. Abbiamo chiesto al professor Melandri di raccontarci come è nata l’idea di un Festival del Fund Raising e di fare il punto della situazione nel nostro Paese.


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Professore, come si è delineato il progetto del Festival?
Siamo partiti in realtà da un passaparola tra docenti, ex allievi e studenti del Master, oltre che volontari delle ONP che collaborano con la nostra università.
Ci eravamo dati un obiettivo di cento partecipanti, ma in poco tempo siamo arrivati a ricevere più di trecento domande di iscrizione e siamo stati costretti a mettere un tetto al numero di partecipanti, per non compromettere la qualità dell’evento.
Man mano che si è sparsa la voce del Festival aziende e organizzazioni si sono proposti come sponsor della manifestazione. Tutto questo inevitabilmente ci ha dato un segnale che la direzione presa era quella giusta e che colmavamo una mancanza davvero sentita da tutti gli operatori.


Qual è stata la ricetta vincente del Festival?
Senz’altro il valore aggiunto di questo progetto è stato aver creato la possibilità ai partecipanti di instaurare nuove relazioni.
Accanto a questo anche un programma didattico della manifestazione di altissimo livello.
Oltre 30 lezioni, sei percorsi tematici, professionisti del fund raising nazionalie d internazionali, la presenza delle principali ONP internazionali, da Amnesty International ad Emergency, da Medici senza Frontiere a Terres des Hhommes, Amref… e tanti altri ancora.


Che relazione c’è tra fare fund raising e le relazioni pubbliche?
Fare fundraising non significa semplicemente raccogliere fondi per una causa benefica, ma questo mestiere si propone di creare e sviluppare la relazione fra ente non profit e donatore, di condividere comuni obiettivi e mete. Esso si occupa anche della gestione dei donatori, elemento chiave per la crescita e il successo dell’organizzazione.
Il fundraiser deve essere in primis un abile comunicatore capace non solo di diffondere la mission, i valori, i programmi dell’organizzazione, ma anche di mantenere viva la relazione con il donatore.
Nelle aziende non profit la reputazione è importante se non fondamentale, è un fattore di differenziazione e di competitività sul mercato.


L’approccio competitivo è stato solitamente appannaggio del settore profit e non è ancora entrato all’interno del settore non profit italiano, se si escludono alcune aree più identificabili con il settore sociale (movimenti politici, sindacali, dei consumatori). Deve essere dunque compreso ancora da molti che la reputazione sarà sempre più alla base delle scelte dei donatori. E questa si basa, inevitabilmente, sulle azioni compiute, con la storia e con la memoria storica di una organizzazione.


Qual è lo scenario del Fund raising in Italia?
Se si pensa al fund raising si parte da lontano, si fa riferimento ai confetti di dono e di beneficenza intesi già nel mondo classico, greco e latino. Ma senz’altro il periodo più significativo per lo sviluppo del terzo settore è stato negli anni Novanta, con l’adozione di strumenti legislativi mirati: l’otto per mille, il cinque per mille, la cosiddetta “più dai meno versi”, le leggi quadro sul No Profit. Contemporaneamente si è meglio definita la professione di fundraiser sia con l’istituzione nel 2000 di Assif (l’associazione italiana dei fundraiser), sia con la creazione del codice etico dei fundraiser italiani da parte della medesima associazione; sono nate anche alcune società di consulenza attive in diversi ambiti operativi.


Accanto a una necessaria maggiore professionalizzazione dei fundraiser attraverso corsi, master ad hoc e attraverso anche un processo di certificazione che miri a creare fiducia in questa figura, che troppo spesso viene confusa come un invadente promotore finanziario o un abile consulente di marketing, è necessario anche dare vita a un processo di crescita della trasparenza in tutto il settore non profit.


Quale è l’appuntamento per il 2009 che date ai fund raiser?
Sul nostro sito www.festivaldelfundrasing.it sono già aperte le iscrizioni alla prossima edizione della manifestazione. A conclusione del prima edizione, avevamo già una ventina di iscritti.
L’appuntamento è per il 7/8/9 maggio del 2009, ma sino ad allora abbiamo disposto, oltre ad una newsletter elettronica dedicata al tema, anche delle sessioni on line di seminari e di lezioni.
Oltre ad una rete di blog e di portali che sono la nostra piazza virtuale in cui ci confrontiamo quotidianamente.


altre informazioni su www.valeriomelandri.it
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