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Non Profit Consultants' Skills: i risultati del progetto

18/11/2024

Federica Zar

Presentati i dati su attività, opinioni, atteggiamenti e remunerazione delle e dei consulenti del Terzo Settore italiano ed europeo.

Diverse realtà italiane partecipano formalmente al progetto Non Profit Consultants Skills, di cui sono partner anche SMe System (Italia), EUConsult (Olanda), STP Europa (Spagna), Univers 8 Foundation (Bulgaria): tra queste FERPI, insieme ad AIF – Associazione Formatori Italiani, Assif – Associazione Italiana Fundraiser, CSV Salerno, Elena Zanella Agenzia Integrata per il Sociale, Festival del Fundraising, Fundraiser per Passione, Scuola di Fundraising di Roma, Ordine degli Avvocati di Milano.

Il progetto prevede tra laltro la realizzazione entro maggio 2025 di un corso pilota di formazione sulle competenze trasversali dei consulenti e un label che in via sperimentale attesti le skill. L’annuncio è stato dato in occasione della presentazione a Roma dei risultati dellIndagine sullo sviluppo delle competenze dei consulenti del Terzo Settore, svolta nellambito del progetto europeo Non Profit Consultants' Skills, cofinanziato nellambito del programma Erasmus+ KA210-VET nel campo dellistruzione e formazione professionale.

Una ricerca che ha coinvolto 229 professionisti italiani e stranieri, nel mese di luglio 2024, con un questionario online anonimo in 3 lingue – inglese, italiano e spagnolo, con lobiettivo di raccogliere dati circa attività, opinioni, atteggiamenti e remunerazione delle e dei consulenti del Terzo Settore italiano ed europeo. Sono in particolare donne (circa 60%), età media 49 anni, con unesperienza medio lunga nel Terzo Settore (11 anni) e con un alto livello di istruzione (il 50% è laureato e il 31% ha un diploma post laurea). Sono persone versatili e attive in molti campi e investono sulla propria formazione in modo continuo, consapevoli della delicatezza del proprio ruolo al fianco delle centinaia di migliaia di enti non profit attivi ogni giorno sul territorio nazionale.

Ecco i risultati principali, mentre una sintesi si può scaricare al link https://www.euconsultitalia.org/wp-content/uploads/2024/11/PRESENTAZIONE-INDAGINE-CONSULENTI-ITALIA-V2.1-04112024.pdf.

Sono state raccolte le risposte di 229 consulenti, di cui 165 italiani. La metà lavora nel fundraising, altrettanti nel project management, il 45% fa consulenze di training, HR, diversity e inclusion e il 38% fa consulenze di strategia. La stragrande parte dei consulenti sono impegnati nellaiutare i loro clienti non – profit in molti campi dattività, quelli più versatili li supportano in attività di fundraising, marketing, consulenza strategica e training.

In particolare i consulenti che si occupano di formazione, segnalano per il 73% delle difficoltà dal punto di vista dei budget, mancanza di tempo 57% e resistenza al cambiamento da parte delle organizzazioni 55%.

I consulenti si tengono aggiornati frequentando annualmente corsi di formazione (70%) e il 25% investe in termini di tempo più di 51 ore di formazione annua (in media 38 ore).

La situazione dei consulenti dal punto di vista remunerativo è molto varia: si va dalla prestazione gratuita a redditi annuali superiori ai 100 mila euro, con un «fatturato» annuo mediano di circa 30 mila euro. Esiste anche in questo settore un «gender gap» e va sottolineato che negli altri Paesi i consulenti dichiarano redditi in media più elevati che in Italia.

Le soft skill «sociali» – ascolto, pensiero critico, capacità di collaborazione, empatia, ecc. – sono considerate dal campione competenze prioritarie per essere efficaci nelloperare nel Terzo Settore.

Della loro importanza sono più convinti i consulenti più giovani, donne, con reddito più modesto e che lavorano nel Terzo Settore da meno di 5 anni. Le hard skills «sociali» – gestione delle risorse umane, accountability, governance, sostenibilità, ecc. – trovano invece i loro più convinti sostenitori nei consulenti con redditi di 25 mila euro ed oltre, più maturi (oltre i 60 anni) e più istruiti.

Le sfide future identificate dai consulenti sono profonde, ampie e rilevanti. Quelle più cogenti sembrano essere: professionalizzazione, cambiamento e flessibilità, digitalizzazione, diminuzione delle risorse. Se per i consulenti italiani la prima sfida è quella della professionalizzazione, i consulenti degli altri Paesi mettono laccento sulla diminuzione delle risorse a disposizione. 

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