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Giornalismo e blog, vicinanze e rivalità

08/02/2005
Molte volte su questo sito abbiamo scritto a proposito di blog e delle possibili ripercussioni sulla nostra professione e sul giornalismo. È uscito questa settimana su Corriere Economia un interessante pezzo di Maria Teresa Cometto che contiene diversi stimoli per una riflessione sulle prospettive offerte da questo nuovo media.(fv)Eccone il testo originale ripreso da Corriere Economia:Blog e giornali, emulazione reciprocaI diari online sono vivaci ed immediati. Ma chi controlla le fonti? Il pubblico stesso, dicono loro. A Harvard ne hanno discusso così.Oltre 8 milioni di americani hanno un proprio blog, un diario ondine. Sono letti da 32 milioni di utenti di Internet negli Usa, il 58% più dell'anno scorso; 10 milioni intervengono commentando ondine gli stessi blog, secondo l'ultima ricerca del Pew Internet & American Life Project. Sui blog si trova di tutto: ci sono quelli di neo-mamme che raccontano giorno per giorno perfino il cambio di pannolini del loro bebé; e circolano "voci", notizie false, calunnie. Ma ci ono anche esempi di ottimo giornalismo. Sul blog del 19enne Nicholas Ciarelli (ThinkSecret.com), è uscito lo scoop sul nuovo pc Mac da 500 dollari prima dell'annuncio ufficiale da parte di Appl, che ha querelato il ragazzo accusandolo di violazione di "segreto industriale".Secondo il cronista John Schwartz del New York Times "per reportage vividi dall'enorme area dello tsunami era difficile battere i blog". E durante l'ultima campagna elettorale per la Casa Bianca, tre avvocati conservatori con il loro Powerlineblog hanno smascherato la falsità dei documenti sul servizio militare di Gorge Bush, presentati come autentici dall'anchorman Dan Rather sulla Cbs: la tv ha dovuto poi scusarsi, licenziare i responsabili della bufala e mandare in pensione anticipata Ratther.Come definire o trattare gli autori di questi blog? Potrà il giovane Ciarelli appellarsi alle stesse leggi che proteggono i giornalisti dal dover rivelare le proprie fonti? Devono i blogger aderire a un qualche codice etico o rendere noti i proventi dei loro siti? Il giornalismo "ufficiale" ne è minacciato o può impararne qualcosa? Se lo sono chiesto ricercatori, docenti, giornalisti e blogger in due giorni di conferenza all'università di harvard in gennaio ("Blogging, Journalism and Crdibility")."Sono tempi eccitanti per il giornalismo – spiega Jay Rosen, professore di Giornalismo alla New York University e uno dei relatori ad Harvard - . Il motivo è che il "servizio pubblico del giornalismo" ha allargato la sua rete fino a comprendere i lettori, l'audience. E così, grazie a Internet, a fianco dei media come forma di business c'è anche un giornalismo "civico". Il giornalismo tradizionale non è più monopolista delle notizie e le idee nuove non vengono dai concorrenti ma dal pubblico, dai "dilettanti". Eppure i blog non sono la morte del giornalismo professionale: su Internet cresce un ecosistema in cui i blogger e mdia tradizionali si alimentano fra loro e crescono".A conferma delle possibili sinergie fra i diversi mondi, un caso discusso alla conferenza è stato il sito Msnbc.com (joint venture fra Nbc News e Microsoft), dove a fianco delle notizie è possibile accedere a una serie di blog. E il direttore del New York Times, Jill Abramson, ha dichiarato, alla fine del meeting: "Sono più che mai interessato a trovare modi per permettere al Times di catturare qualcosa della vitalità e dell'energia che rende così leggibili e utili tanti blog"."Una via è concepire la versione Internet dei giornali come quella definitiva, principale – ha suggerito John Hinderaker, uno dei fondatori di Powerlineblog - . Si tratta di sfruttare la tecnologia della Rete e assumere l'atteggiamento di noi blogger, che diciamo ai nostri lettori "verificate vosi stessi", quando offriamo i link alel fonti delle notizie di cui parliamo. È il costante dialogo che abbiamo con i lettori che ci spinge ad essere più accurati: se sbagliamo, in un minuto ce lo dicono".Il successo dei blog politici come Powerline (50 mila visitatori unici al giorno, 250 mila per le elezioni presidenziali) o, all'opposto dello spettro politico, l'ultra-liberal TalkingPointsMemo di Joshua Micah Marshall (100 mila fan), mostra anche come il pubblico apprezzi di più l'originalità e brillantezza delle opinioni "di parte", che non un'oggettività improbabile. Secondo un'altra ricerca del Pew Center, infatti, se nel 1998 il 58% degli americani era d'accordo nel definire non partigiane le cronache politiche dei media, l'anno scorso quella percentuale era scesa a 38. ma nella cosiddetta blogsfera emergono anche altre tendenze, come il progetto Wikinews di Wikipedia, l'enciclopedia gratuita online frutto della cooperazione di migliaia di cyberutenti, che contribuiscono con articoli e si correggono l'un l'altro: la comunità wiki ora vuole applicare lo stesso approccio "aperto" alla pubblicazione di notizie con un "punto di vista neutrale". Quale modello prevarrà? "Non lo so, certe domande hanno un interesse più accademico che pratico – sostiene Hinderaker -. Magari fra 10 anni i blog saranno soppiantati dal qualcos'altro. Di certo crescerà l'importanza dei "giornalisti civici" come noi".di Maria Teresa Cometto
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