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Governo cinese a caccia di una strategia salva-reputazione

09/04/2008

Per rimediare all'immagine compromessa delle Olimpiadi dopo il disastro tibetano, la Cina è alla ricerca di una grande società di Rp che la aiuti a gestire la comunicazione e soprattutto la sua reputazione.

Il governo cinese ha deciso di assumere un'agenzia internazionale di pubbliche relazioni per gestire la sua reputazione in previsione dei prossimi Giochi olimpici. Le autorità di Pechino hanno già un contratto con la multinazionale delle pr Hill&Knowlton, che riguarda però solo la gestione dell'immagine dell'evento sportivo.
L'aggravarsi della situazione in Tibet e le relative proteste diffuse in tutto l'Occidente hanno infatti convinto i vertici del Partito Comunista, che guida il paese, della necessità di una nuova strategia di comunicazione ad ampio raggio. In questi giorni sono state consultate diverse agenzie americane e inglesi e si attende, a breve, la scelta ufficiale di Pechino.
La società che si aggiudicherà il contratto dovrà occuparsi di gestire la reputazione della Cina in occidente, "tastare il polso" dei media internazionali e soprattutto capire qual è il sentimento dell'opinione pubblica mondiale nei confronti delle autorità cinesi.
Quest'iniziativa è un'ulteriore conferma delle preoccupazioni di Pechino sulla buona riuscita delle prossime Olimpiadi. La gestione violenta della rivolta in Tibet ha fatto precipitare l'immagine della Cina nel mondo e molti governi, Francia in testa, stanno meditando un boicottaggio delle celebrazioni ufficiali, anche se per ora nessuna nazione ha minacciato di ritirare i suoi atleti. Si teme anche per la corsa della fiaccola olimpica, e con ragione, visti i boicottaggi di Londra e Parigi dei giorni scorsi. Il governo cinese ha fatto forti pressioni - con scarsi risultati - sui paesi che ne ospitano il passaggio affinché non si verifichino dimostrazioni di protesta, ma gli incidenti di Londra e lo spegnimento della fiaccola a Parigi fanno pensare che la marcia del tedosforo non sarà priva di ostacoli. 
L'intenzione cinese di intensificare le strategie di comunicazione, affidandosi  a consulenti stranieri, segna secondo alcuni analisti un parziale cambiamento di rotta rispetto al passato. Un manager locale (che ha voluto restare anonimo) ha dichiarato al Financial Times che i fatti del Tibet hanno posto nuove questioni da affrontare nella preparazione dei Giochi olimpici. Le autorità vogliono capire qual è la reputazione del brand "Cina" nel mondo, e hanno ritenuto più efficace affidarsi a una società dalla visione "occidentale".
Se nella gestione dell'immagine si può parlare quindi di una parziale apertura, lo stesso discorso non vale per l'aspetto politico della vicenda. La linea da seguire in Tibet, dettata direttamente dal presidente Hu Jintao, infatti non cambia. Il governo di Pechino continua a manifestare disappunto per le pressioni occidentali e per il modo, definito "partigiano", con cui i media internazionali hanno raccontato la rivolta tibetana. Sembra che l'impegno dell'agenzia di Rp che verrà ingaggiata dovrà concentrarsi prorpio su questo aspetto: in particolare le autorità accusano i mezzi d'informazione occidentali di aver completamente trascurato le aggressioni a suo dire perpetrate durante le rivolte nei confronti della minoranza cinese in Tibet.
Si preparano quindi nuove strategie di marketing, ma nessun cambio di rotta sostanziale, visto che un menifestante cinese è stato recentemente condannato a tre anni e mezzo di carcere per "incitamento alla sovversione", accusa che le autorità di Pechino continuano a rivolgere anche ai mezzi d'informazione occidentali. Il compito dell'agenzia di Rp che verrà scelta, qualunque essa sia, si preannuncia non facile.
Redazione Totem - Francesco Bottino
 
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