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Governo Monti: il rendiconto dei primi 100 giorni

27/02/2012

Sono ormai trascorsi cento giorni dall'elezione del governo Monti ed è tempo dei primi bilanci. Da pochi giorni infatti è stato presentato un rapporto sul lavoro fatto e quello ancora da fare. Un rendiconto semplice e sobrio tra luci e ombre. L’analisi di _Toni Muzi Falconi._

di Toni Muzi Falconi
Nelle scorse settimane mi ero provato (qui e qui) a razionalizzare qualche riflessione in merito alla cifra comunicativa del Premier Monti.
Ora l’occasione è ghiotta perché, in linea con quanto previsto dalle migliori pratiche comunicative, il Governo formalizza la sua responsabilità rendicontativa con la pubblicazione di un rapporto sui primi cento giorni di attività.
E fin qui ci siamo. Sono anche soddisfatto della sobrietà, del linguaggio e dello stile della prima parte del documento (quella relativa ai tre decreti Salva Italia, Cresci Italia e Semplifica Italia) e mi sta bene anche il capitolo successivo sull’Europa (meglio se fosse stata usata maggiore sobrietà).
Ma il documento avrebbe dovuto terminare qui e non sbrodolarsi per altre venti cartelle redatte in un vecchio stile celebrativo e retorico dedicate tuttavia alle attività future.
E’ pur vero che il reporting integrato, un traguardo verso il quale le organizzazioni tutte si vanno orientando, prevede – a differenza dei normali bilanci economici – di rendicontare anche sulle attività future, ma, in questo frangente e così come è stato realizzato, mi è parso un errore comunicativo.
Infatti, al momento in cui scrivo mi sarebbe facile indicare molteplici aspetti della prima parte che già sono stati largamente modificati dal dibattito parlamentare, che peraltro continua. E’ vero che i decreti sono come si leggono nel resoconto, ma prima di essere trasformati in legge subiscono molte variazioni e non solo formali.
Non dipende da noi – potrebbe dire il Governo – ma dal potere delle lobby sul Parlamento.
Vero, ma allora perché non una introduzione alla prima parte in cui si premetta e si anticipi questo punto?
Lo dico perché uno stakeholder come me chiede fiducia e fiducia per me vuol dire “fa quel che dice”.
E invece è molto verosimile che non sarà proprio così. Quindi la rendicontazione, da trasparente diviene inevitabilmente opaca (sempre che i cambiamenti non risultino solo di facciata, ma questa ipotesi non pare credibile).
E allora, perché l’aggiunta della seconda parte sul futuro, senza peraltro alcuna discontinuità esplicita nel testo (se non nello stile, da fattuale a retorico)? Così facendo si creano soltanto aspettative destinate a cocenti delusioni e quindi a caduta di fiducia.
Rispetto invece alla qualità della ripresa di questa iniziativa da parte dei giornali, nulla di nuovo da segnalare. Penosa sia da una parte che dall’altra.
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