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Il rapporto tra giornalisti e comunicatori nell’era del web 2.0

06/07/2011

La posta elettronica, indispensabile ma troppo pervasiva e i social network validi strumenti per gestire i rapporti ma senza sostituire il rapporto personale. Questi alcuni degli aspetti emersi da un’indagine condotta dagli studenti del master in Media Relation dell’Università Cattolica di Milano.

Come i nuovi strumenti tecnologici condizionano le dinamiche redazionali e i rapporti dei giornalisti con gli uffici stampa? E’ stato l’aspetto che gli studenti del master in Media Relation della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università Cattolica di Milano, all’interno delle attività dell’ ALMED – Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo, hanno indagato in uno studio sul tema Il rapporto tra giornalista e comunicatore nell’era di internet. La ricerca è la seconda parte di un’indagine iniziata nel 2010 e rivolta ai comunicatori di importanti aziende, i quali hanno risposto a domande sui cambiamenti portati dal web nel loro lavoro. L’indagine ha preso avvio dal ruolo della e-mail nella vita dei professionisti, strumento indispensabile ma ormai diventato pervasivo al limite dell’invasività. Punto di riferimento della ricerca il libro di John Freeman, La tirannia della e-mail.
Cinquantadue giornalisti di agenzie stampa, quotidiani (online e cartacei), settimanali, mensili e Tv a carattere nazionale e locale hanno risposto alle domande degli studenti ed il risultato è stato pressoché univoco. I giornalisti non temono la posta elettronica in sé, anzi, la ritengono all’unanimità “uno strumento di lavoro indispensabile, rapido e molto utile”, sia per il proprio lavoro che per la gestione del rapporto con gli uffici stampa, soprattutto perché è un mezzo alternativo al telefono. L’istantaneità della comunicazione permette di ricevere le news in tempo reale, fattore importantissimo sopratutto per chi lavora nelle agenzie stampa. Gli intervistati, tuttavia, hanno dichiarato di essere esasperati dal ritmo e dalla mole di messaggi ricevuti quotidianamente. In media, infatti, ogni redattore riceve tra le 200 e le 250 e-mail al giorno, un numero che cresce proporzionalmente al grado di diffusione della testata. Vero problema è il tempo che viene “sprecato” nella lettura della posta, che può avvenire secondo diverse strategie.
E qui interviene un punto chiave per i professionisti delle Rp: la tempestività nell’invio e la capacità di invogliare il destinatario ad aprire la propria comunicazione. ne fa. Per essere “buoni comunicatori”, quindi, non basta spedire un’e-mail al proprio interlocutore, ma bisogna fare in modo che quest’ultimo decida di aprirla, leggerla e dare visibilità al messaggio. Per centrare l’obiettivo è opportuno che gli uffici stampa seguano alcune regole basilari. Oltre ad essere ben scritta e non troppo lunga, deve contenere “la notizia” e deve essere sapientemente inoltrata.
La ricerca ha anche indagato il problema dell’attendibilità delle fonti on line e la possibilità che i social network e i blog possano essere utilizzati per gestire i rapporti di lavoro tra uffici stampa e giornalisti. I social network potrebbero essere validi strumenti per gestire i rapporti con gli uffici stampa ma solo nel prossimo futuro, senza per questo sostituirsi alle e-mail o agli altri sistemi “tradizionali”. Per ora, dunque, si tratta di strumenti utili sì, ma non indispensabili. Sono ancora pochi, infatti, coloro che utilizzano Facebook per rapportarsi con gli addetti stampa; Twitter è considerato quasi esclusivamente come canale da monitorare costantemente per ottenere informazioni, mentre Youtube un buon canale per procurarsi video di alto interesse giornalistico. Per un proficuo rapporto di lavoro – informazione e comunicazione verso i lettori – i giornalisti ritengono che un rapporto di conoscenza personale e diretta col comunicatore sia un’utile procedura professionale.
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