Il senso della comunicazione per la crisi
18/11/2013
La crisi mette i professionisti delle Rp davanti alla necessità di trovare un senso alla comunicazione in questo specifico momento storico. Una strategia che integri competenze legali, HR, comunicazione, web e lobby, secondo un approccio collaborativo è ciò che le Rp devono imparare a fare e a proporre al mercato. La proposta di _Matteo Colle._
di Matteo Colle
Negli ultimi nove mesi circa 10.000 imprese hanno chiuso i battenti, uno dei dati più drammatici della crisi che ci sta investendo e che ha cambiato lo scenario al quale eravamo abituati. In questi stessi anni, chi opera nelle Relazioni pubbliche si è trovato di fronte a un duplice ordine di problemi: da un lato un calo drastico dei fatturati, dall’altro la consapevolezza che nulla sarebbe stato come prima e che la comunicazione e Relazioni pubbliche avrebbero dovuto trovare nuovi obiettivi e nuovi orizzonti. Ciò che va trovato è il senso della “comunicazione” per la crisi, il modo di costruire nuovi significati e nuove metafore che sappiano parlare e creare consenso.
E il terreno di questa fabbrica di senso è la società, nelle sue articolazioni e nelle sue complessità che questa crisi ci ha svelato e sbattuto in faccia. Se una volta la comunicazione e le Rp ci sembravano naturalmente al servizio del marketing e delle vendite, oggi sia più consapevoli che la reputazione di un brand, di un’azienda, ma anche di un politico o di un decisore pubblico, transita da come gestisce le conseguenze del declino economico europeo, da come decide di affrontare la chiusura degli stabilimenti, da come affronta le proteste dei lavoratori, da come condivide, infine, le proprie scelte, spesso dolorose, con i suoi stakeholder.
E’ nella capacità di gestire questo nodo che addensa le competenze di soggetti molto diversi, esperti in affari legali e industriali, comunicatori della politica, lobbisti e relatori pubblici, che le agenzie di comunicazione devono misurarsi e integrarsi con gli studi legali e i professionisti del lobbying.
Come difendere la reputazione di un’azienda coinvolta in una crisi industriale che la porta a scegliere di chiudere i propri stabilimenti per delocalizzarli all’estero? O come si affronta un’inchiesta giudiziaria che costringe al fermo lo stabilimento in un territorio già provato dalla scarsità di lavoro? Il caso Ilva o Omsa, per fare solo due esempi, ci mettono di fronte al problema forse più attuale per le Relazioni pubbliche. Come affrontare i rapporti con la politica, le parti sociali, il territorio e più in generale con l’opinione pubblica mediatizzata e con i cittadini che discutono e dibattono sulla rete. Una strategia che integra le competenze Legal, HR, Comunicazione, Web e Lobby, secondo un approccio collaborativo fortemente orientato alla soluzione della crisi, è senza dubbio ciò che le Rp devono imparare a fare e a proporre al mercato facendo cultura. Ancora troppo spesso, infatti, imprenditori e manager, ma anche gli studi legali e i responsabili delle HR, non trovano nelle Rp e nella comunicazione interlocutori efficaci per la soluzione dei loro problemi. La colpa non è loro, ma forse di anni di mancata riflessione (salvo pochissime) sul ruolo delle Relazioni pubbliche nell’affrontare la complessità sociale. E’ ora di rimediare costruendo prodotti e proponendo soluzioni concrete: il Web non è solo il luogo della chiacchiera, ma lo spazio dove le nuove reputazioni si formano o si distruggono, e quindi va monitorato e presidiato. I media tradizionali possono essere un canale in cui le reciproche posizioni si precisano e si chiariscono prima di incontri e trattative. Infine il lavoro di comunicazione e lobby può contribuire a un dialogo trasparente con i decisori finalizzato alla miglior soluzione possibile.