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In azienda marchio doc per le pari opportunità

03/10/2007

In azienda marchio doc per le pari opportunità. Il "bollino rosa" richiesto da 150 grandi imprese.

Da Il Sole 24 Ore
Nei prossimi mesi alcune imprese, oltre alle certificazioni più note e solite, potranno vantare un inedito bollino di qualità: esattamente un bollino rosa ad attestare il loro impegno sul fronte delle pari opportunità. A rilasciare questa certificazione sarà il ministero del Lavoro e a farne richiesta sono state 150 aziende (i termini per la presentazione della domanda sono scaduti lo scorso 1° ottobre). Di grandi dimensioni, soprattutto del Centro Nord, appartenenti a diversi settori, dalla moda, alla grande distribuzione, dal mondo del credito al turismo, dall'Ict all'industria farmaceutica alle assicurazioni: questo è l'identikit delle aziende candidate al bollino rosa. Anche di loro si parlerà nel corso del convegno che si terrà, a Roma, il 12 ottobre "2007 stesse opportunità, nuove opportunità", organizzato dal ministero del Lavoro, in collaborazione con l'Isfol. Invece che una legge dall'alto, "questa volta abbiamo scelto la via delle politiche attive - spiega Rosa Rinaldi, sottosegretario al ministero del Lavoro -.
Il progetto bollino rosa prevede la selezione di una quarantina di aziende da avviare a un percorso sperimentale, al termine del quale decideremo se assegnare la certificazione ". Tanto rigore nella selezione assicurerà che gli incentivi previsti e che saranno inseriti nella manovra finanziaria del 2008 non vadano dispersi. "Non finanzieremo nessun programma avveniristico - ci tiene a sottolineare Rinaldi - ma soltanto aziende che dimostrano di avere determinati standard, che danno le garanzie che richiediamo e che hanno un progetto concreto per favorire la parità di genere in azienda".
Nel lungo termine l'obiettivo è di riequilibrare la piramide del mondo del lavoro. La commissione del bollino rosa valuterà diversi fattori, che vanno dal rapporto numerico uomini - donne, alla presenza femminile nei gradi più alti della gerarchia, alle buste paga. In questa valutazione il reddito è al primo posto, soprattutto perché, come diceva anche Virginia Wolf, il reddito è per le donne fattore di libertà. Quello del gap retributivo di genere è considerato uno dei capitoli più importanti per ottenere la certificazione: "è la storia di un paradosso - commenta Rinaldi -.
Pur ottenendo risultati migliori a scuola e all'università, le donne impiegano più tempo a trovare un impiego fisso e guadagnano di meno. Per il lavoro dipendente il gap salariale si aggira intorno ai 3.800 euro all'anno nel caso dei profili medio bassi, mentre sale a 10mila euro per le qualifiche più alte nel lavoro autonomo". Ma la retribuzione non è l'unica discriminazione per le donne. Quella più importante continua ad essere la maternità, come mette in luce la Consigliera nazionale alla parità Isabella Rauti: "I 700 casi che abbiamo raccolto dal 2002 al 2005 e si sono conclusi con la conciliazione o col giudizio in tribunale ( oggetto di una ricerca Isfol che verrà presentata a Torino il 23 ottobre), sono storie di madri di età compresa tra i 30e i 40 anni, che a causa del periodo di congedo per maternità hanno subito licenziamenti o demansionamenti, a cui non sono stati attribuiti avanzamenti di carriera o premi produttività. A detenere il record negativo con cento casi di discriminazione sono le grandi aziende private, mentre nel settore pubblico gli ambienti più a rischio sono gli enti locali ". La conciliazione tra tempi di lavoro e di vita resta una questione irrisolta invece che una responsabilità sociale condivisa e per la Rete delle Consigliere e dei Consiglieri alla parità c'è molto ancora da fare. "Anche se il Fondo per la parità, che fino al 2005 ammontava a 10 milioni di euro, con la Finanziaria 2006 è stato ridotto del 40% e il taglio è stato confermato anche per quest'anno - continua Rauti -. Dei 6 milioni di euro l'anno disponibili il 70% viene ripartito tra le Regioni". Ed è soprattutto a livello regionale e provinciale che si annidano i problemi: ritardi nelle nomine, negli stanziamenti e nel rendere disponibili le strutture e gli organici hanno spesso ostacolato l'azione delle Consigliere. Tanto che nel 2005 all'Isfol è stato commissionato un monitoraggio sulle capacità di spesa delle singole incaricate. Per investire sulle pari opportunità, sì, ma in maniera efficace.
Cristina Casadei, Giovanna Faggionato
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