Redazione
Cosa vuol dire “equilibrio radicale” nella comunicazione ambientale? E perché due concetti così lontani possono e devono stare insieme?Se ne è parlato durante il dibattito tra giornalisti, comunicatori ed esperti nell’ambito del seminario, organizzato lo scorso 19 marzo da FAST Ambiente Academy, Unione Giornalisti Italiani Scientifici e Gruppo CAP.
Equilibrio radicale. Si potrebbe sintetizzare con questa sorta di ossimoro quanto emerso nel corso del dibattito tra giornalisti, comunicatori ed esperti nell’ambito del seminario “Informazione e ambiente” del 19 marzo scorso, organizzato da FAST Ambiente Academy, Unione Giornalisti Italiani Scientifici e Gruppo CAP.
Ma cosa vuol dire “equilibrio radicale” nella comunicazione ambientale? E perché due concetti così lontani possono e devono stare insieme?
Proviamo a spiegarlo ricorrendo ad alcuni spunti tratti dalle parole dei relatori del seminario, moderati dal giornalista ambientale e geografo Emanuele Bompan.
Fabio Iraldo, Direttore Green Economy Observatory dell’Università Bocconi, ha dimostrato quanto sia consolidato il fenomeno del greenwashing (la pura e semplice pennellata di verde a comportamenti in realtà assai poco sostenibili) e come sia quanto mai opportuna l’introduzione di norme più severe per proteggere i consumatori e renderli più informati e consapevoli circa le effettive caratteristiche dei prodotti. Al contempo, per Iraldo, è fondamentale che le imprese adottino un codice di comunicazione chiaro, accurato e specifico.
Rossella Sobrero, Presidente FERPI, ha illustrato il cambiamento in atto nell’agire d’impresa evidenziando la relazione tra sostenibilità e competitività ma al contempo mettendo in guardia dal “fare da soli” in uno scenario caratterizzato da crescente complessità: cambiare può essere faticoso ma collaborazione e ingaggio consentono di rafforzare fiducia e reputazione. E la comunicazione, se trasparente, corretta e continuativa, può rappresentare la leva decisiva.
Beppe Rovera, storico conduttore televisivo di “Ambiente, Italia” per 18 anni consecutivi su RaiTre, ha ricordato l’importanza del “mostrare” i fatti e gli accadimenti ambientali: non basta il racconto, magari di una parte in causa, occorre verificare, mettersi in gioco ed evitare facili scorciatoie. Soltanto così si potrà restituire una fotografia nitida a chi è realmente interessato a formarsi un’opinione il più possibile consapevole.
Marco Granelli, Assessore alla Mobilità del Comune di Milano, si è soffermato sulle imponenti sfide ambientali che insistono innanzitutto sulle grandi città, richiamando il concetto di responsabilità da parte degli operatori dell’informazione che hanno il compito di far percepire ai cittadini la portata dei cambiamenti necessari, evitando al contempo di cedere all’allarmismo che spesso e volentieri impedisce anziché favorire il cambiamento.
Sergio Vazzoler, Partner di Amapola-Talking Sustainability, ha presentato i contenuti del recente “Libro Bianco sulla Comunicazione Ambientale” (Pacini Editore) soffermandosi sulle “3C” che rappresentano i nodi critici per il comunicatore ambientale - complessità, contraddizioni e conflitto – individuando una sorta di cassetta degli attrezzi per farvi fronte e ricordando il ruolo-chiave di emozioni, paure e significati simbolici nell’adottare o meno un determinato comportamento.
Matteo Colle, Direttore Relazioni Esterne e CSR di Gruppo CAP, ha infine riportato l’attenzione sul ruolo strategico delle utility per indurre comportamenti responsabili in merito alle diverse matrici ambientali: acqua, rifiuti, energia. All’interno del frame della sostenibilità convivono, infatti, strategie di pubblico interesse, reputation building, comunicazione di servizio e marketing, in cui il pubblico è fatto di persone che vengono approcciate dal diverso punto di vista del cittadino, dell’utente e del cliente. E la comunicazione ambientale deve di volta in volta informare, sensibilizzare e ingaggiare.
Per concludere: la complessità dei temi ambientali è ineludibile e i comunicatori devono affrontarla con grande equilibrio per accorciare le distanze e facilitare la ricerca di soluzioni condivise ma, al contempo, con la consapevolezza che tali soluzioni necessitano di coraggio e radicalità: la pandemia ci ha insegnato quanto sia pericoloso non prendere atto della crisi dei nostri comportamenti.
Le presentazioni e i contributi del seminario sono scaricabili dal sito di FAST: https://www.fast.mi.it/informazione-e-ambiente/