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La comunicazione ambientale tra vecchi cliché e nuovi linguaggi

15/11/2022

Giulia Lucchini e Sergio Vazzoler

La gravità della crisi climatica e le sue conseguenze a livello nazionale, comunitario e mondiale rendono sempre più strategica la comunicazione delle tematiche ambientali. E allora perché è così difficile cogliere questa necessità? Perché, nonostante sia un problema che investe imprese, istituzioni, pubblica amministrazione, organi di informazione e cittadini, rimane sempre sottovalutato e ai margini dell’attenzione pubblica?

A fare il punto sull’argomento, lo scorso venerdì 11 novembre, in una sala che ha registrato il tutto esaurito in fiera a Rimini, sono stati giornalisti, comunicatori ed esperti del settore, durante l’incontro dal titolo “L’insostenibile leggerezza della comunicazione ambientale”. L’evento, organizzato da FERPI in collaborazione con Ecomondo e Assoambiente e con il patrocinio di UNARGA FNSI e il sostegno del Gruppo CAP, si è tenuto nell’ultima giornata di Ecomondo, il salone internazionale dedicato ai temi dell’economia circolare e della transizione ecologica di Italian Exhibition Group.

Ad aprire la discussione è stato l’intervento del Prof. Telmo Pievani, evoluzionista e saggista, che ha elencato i tre paradossi della comunicazione ambientale. Il primo è l’espressione artistica per superare quello che Pievani ha chiamato «il rischio della predica ai convertiti». In Italia esiste una parte della società civile molto informata e impegnata nelle tematiche ambientali: si parla di circa 600mila persone. Un pubblico già “pre-motivato” che riempie le sale dei vari festival e appuntamenti sui temi green. Ma gli altri 59 milioni di Italiani, dove si informano? E soprattutto, come? Televisione e web la fanno da padrone, ma quello che riesce davvero attirare l’attenzione di tutti, in modo più saliente e memorabile, specie in contesti meno istituzionali e più “pop”, è la mescolanza di linguaggi diversi, che fondano l’informazione con la musica, il teatro, la parte artistica e visuale.

Il secondo paradosso riguarda le emozioni positive associate ai temi emergenziali della comunicazione ambientale. Negli ultimi anni sta montando una sensazione di disagio e di paura al pensiero di possibili disastri legati al riscaldamento globale, così diffusa da conquistarsi un posto tra i neologismi del dizionario: stiamo parlando dell’ecoansia. Un sentimento che si accompagna ad emozioni (e quindi a parole) negative, che rischia di generare una comunicazione apocalittica, unilaterale e omogenea e di condurre ad uno stato di impotenza e paralisi. Chi comunica i temi ambientali dovrebbe invece utilizzare parole positive e raccontare storie di successo, di resistenza, che possano fungere da modelli e ispirare il cambiamento.

Il terzo paradosso riguarda l’emergenza cognitiva: per qualche tempo non succede niente, poi improvvisamente tutti i notiziari e i giornali parlano di emergenza climatica, frane, valanghe, calamità ed eventi drammatici, davanti ai quali fingiamo di stupirci e di indignarci, anche se sappiamo perfettamente cosa sta accadendo. C’è chi scarica le responsabilità del problema sull’impegno del singolo, c’è chi addita le istituzioni. Comunicare queste tematiche è difficile, ma non è un alibi per non farlo in modo scientifico e documentato: i dati, spiega Pievani, sono gli alleati fondamentali di giornalisti, comunicatori e divulgatori per provare a smontare gli argomenti falsi, tendenziosi o poco solidi che spesso sono legati a questi temi.

L’incontro, coordinato da Sergio Vazzoler, delegato dell’attuale CDN alla comunicazione ambientale e co-curatore del “Libro Bianco sulla Comunicazione Ambientale” (Pacini, 2020) e de “L’Anello Mancante – La comunicazione ambientale alla prova della transizione ecologica” (Pacini, 2022) ha visto un panel d’eccellenza che si è confrontato su queste tematiche. L’importanza di ascoltare i giovani, ma anche di parlare loro attraverso la divulgazione scientifica, la necessità di aprire le porte degli impianti e di mettere in circolo narrazioni trasparenti e veritiere, aprirsi all’innovazione. Questi gli ingredienti che sono stati illustrati dai professionisti della comunicazione presenti: Elisabetta Perrotta, Direttore Assoambiente, Matteo Colle, Direttore Relazioni Esterne e CSR Gruppo CAP, Annalisa Corrado, Responsabile Sviluppo Progetti Innovativi AzzeroCO2 e co-ideatrice del progetto GreenHeroes, Kyoto Club, Paolo Silingardi, Presidente Achab Group, e Sofia Pasotto, Green influencer. La necessità di rendere l’informazione scientifica comprensibile a tutti e i nuovi modi di interfacciarsi con il pubblico sempre più legati al digitale tra gli argomenti affrontati invece dai giornalisti Jacopo Giliberto, de Il Sole 24 Ore, Edoardo Vigna, del Corriere della Sera, Cristina Nadotti, de La Repubblica, Alessandro Beloli, di Geopop, e Roberto Zalambani, Presidente UNARGA FNSI, l’Unione nazionale dei giornalisti agricoli, alimentari, ambiente ed energie italiani. Momento di riflessione su un tipo di comunicazione colpevolmente sottovalutata, l’incontro si pone ora l’obiettivo di ripetersi a cadenza annuale, anche nelle prossime edizioni di Ecomondo, come bussola per i protagonisti della comunicazione ambientale in Italia.

 

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