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La Corte di Cassazione sdogana le Litigation PR

26/11/2014

È di soli pochi mesi fa la sentenza della Cassazione che finalmente consente alle Litigation PR di uscire dalle speculazioni accademiche. Ferpi, tra le prime in Italia a parlare di questa branca delle Rp, ha approfondito il tema in un seminario, condotto da Giovanni Landolfi e Giampietro Vecchiato, che si è tenuto lo scorso 24 novembre a Milano.

Ferpi è stata tra le prime in Italia a parlare di Litigation PR, attività da lungo tempo praticata negli Usa, che da qualche tempo ha cominciato a prendere piede anche nel nostro Paese. Primi sporadici esempi si sono avuti agli inizi degli anni ’90 con l’inchiesta “Mani Pulite” legata alla vicenda di Tangentopoli; più recentemente l’attenzione sull’argomento è aumentata a causa dei tanti processi di forte interesse mediatico, uno tra tutti il caso Amanda Knox e Raffaele Sollecito a Perugia. Già nel 2012, Ferpi aveva organizzato con la rivista Reset e ANM, un convegno sul tema.
Nell’Anno Domini 2014, le Litigation Public Relations sono uscite dalle speculazioni accademiche e sono entrate nel diritto italiano. Grazie alla sentenza n. 6827 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, cioè la massima espressione della giurisprudenza italiana.
Con quella sentenza, la Suprema Corte cassava il provvedimento disciplinare emesso dal Consiglio Superiore della Magistratura nei confronti del sostituto procuratore presso il Tribunale per i Minori di Milano, Annamaria Fiorillo, che aveva fatto ricorso a comunicati stampa e interviste per chiarire il proprio ruolo nella vicenda dell’affidamento della famigerata “Ruby” al consigliere della Regione Lombardia Nicole Minetti. Secondo il Csm, il magistrato non doveva affidarsi alla comunicazione, ma era tenuto a rimettersi alle corrette, benché dilatorie, procedure del CSM e della Procura.
Per la Suprema Corte, invece, “il rilievo mediatico delle notizie” e la loro “capacità lesiva rispetto all’onore professionale” (del magistrato in questo caso, ma il concetto è generalizzabile) giustificano “l’esigenza che la risposta sia tanto più pronta quanto maggiore sia il clamore mediatico della notizia lesiva”, in quanto “nell’attuale società mediatica l’opinione pubblica tende ad assumere come veri i fatti rappresentati dai media, se non immediatamente contestati” e “la verità mediatica si sovrappone alla verità storica e si fissa nella memoria collettiva con un irrecuperabile danno all’onore”.

Una via italiana alle Litigation PR


Il compito delle Litigation PR è esattamente quello di tutelare con tempestività ed efficacia la reputazione di persone e imprese coinvolte in un procedimento giudiziario, per contrastare la “sentenza mediatica”, che non tiene in alcun conto la presunzione di innocenza. Lunedì 24 novembre, a Milano, Ferpi ha dedicato al tema un articolato seminario, che ha tentato per la prima volta di formalizzare teoria e prassi della comunicazione d’impresa in ambito giudiziario. Sotto la guida di Giampietro Vecchiato, direttore clienti di PR Consulting e Professore a contratto all’Università di Padova (nonché co-autore della guida del Sole 24 Ore al Crisis management), e Giovanni Landolfi, partner di StampaFinanziaria, sono intervenuti l’avvocato, Gabriele Fagnani, del Foro di Milano, e il giornalista Stefano Elli, del Sole 24 Ore.
Fagnani ha fornito il quadro giuridico in cui si collocano i procedimenti giudiziari, ma soprattutto ha sottolineato l’importanza, per gli studi legali, di dialogare con i comunicatori, perché la tutela giudiziaria dell’impresa non può più prescindere dai rischi reputazionali. Mentre Elli ha ripercorso le principali litigation finanziarie italiane, facendo notare come anche le imprese siano ancora poco attrezzate per fronteggiare un tipo di esposizione mediatica che richiede, da parte dei responsabili della comunicazione, competenze di media relations specifiche.
Che il tema sia maturo per i comunicatori italiani è stato confermato dalla partecipazione attiva dei colleghi, che hanno raccontato le loro esperienze, contribuendo ad arricchire l’analisi dei casi concreti. Un passaggio indispensabile per arrivare a sistematizzare quest’area disciplinare ancora eccessivamente debitrice degli echi che vengono dagli Stati Uniti, dove è nata e si è sviluppata negli ultimi 30 anni, ma in un contesto sociale e giuridico totalmente diverso da quello italiano e perciò impossibile da replicare.
Per proseguire questo percorso, gli autori del seminario del 24 novembre hanno anche aperto la casella di posta info@litigationpr.it, cui è possibile inviare case history, segnalazioni e articoli, che possano diventare oggetto di future iniziative di discussione e formazione.
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