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La governance Esg passa per la comunicazione

15/04/2021

Giovanni Landolfi

Un “Libro bianco” per parlare di comunicazione ambientale, ma anche di governance Esg, di inadeguatezza dei decisori pubblici e della necessità di cooptare nei consigli di amministrazione gli specialisti di relazioni con gli stakeholder.

Le infrastrutture come elementi di concept territoriali condivisi e co-progettati. È l’idea centrale dell’articolo di Federica Bosello, Responsabile comunicazione del Porto di Venezia, presentata nel “Libro bianco sulla comunicazione ambientale”, uscito a fine 2020 per Pacini editore e curato da Sergio Vazzoler e Stefano Martello. Bosello parla delle infrastrutture portuali, ma il discorso vale per ogni struttura e impianto di utilità pubblica (benché contestata): dalle strade ai ripetitori, dagli impianti per la produzione di energia alle discariche. Un terreno su cui si concentrano tutte le possibili dinamiche di negoziazione sociale e politica, dalle istanze Nimby – not in my backyard – al non-decisionismo Nimto – not in my turn of office (non durante il mio mandato) – di quei politici “che non trovano conveniente sfidare l’opinione pubblica e pertanto non prendono posizione”.

L’autrice si limita a descrivere le buone prassi della comunicazione per le infrastrutture portuali, ma ciò non toglie che l’analisi faccia pensare, da un lato, ai tanti casi di inadeguatezza di chi guida le scelte infrastrutturali nel nostro Paese e, dall’altro, alla diffusa carenza di competenze relative ai sistemi di governo delle relazioni, che sono indispensabili per parlare di sostenibilità. Un termine che, per una volta, è declinato con precisione: dato che le infrastrutture “vanno a ridurre le pressioni ambientali negative”, ma “incidono in modo rilevante sull’ambiente e sulle comunità che le ospitano”, serve costruire relazioni di lungo periodo con tutti gli stakeholder, per riuscire a raccogliere i bisogni e definire risposte in cui “tutti gli attori e le loro funzioni concorrono a raggiungere i medesimi obiettivi condivisi”.

Il Libro bianco si occupa anche del ruolo e della formazione di chi si occupa di comunicazione ambientale e delle opportunità che essa offre alle imprese e in particolare a quelle medio-piccole: “Le Pmi impegnate in una comunicazione ambientale efficace e corretta ottengono vantaggi economici e sociali” proprio per la loro vicinanza al territorio, spiega Gloria Milan, comunicatrice e formatrice, con benefici in termini di posizionamento, riduzione dei rischi finanziari, spinta all’innovazione e costruzione di relazioni proficue con il territorio.

Infine ci sono i casi concreti: oltre a quello delle infrastrutture portuali, le utilities, il sistema di comunicazione delle agenzie regionali per l’ambiente (Snpa) e l’istruttiva esperienza del comitato Torino Respira. Nato nel 2017, ha saputo mettere in rete le diverse realtà locali impegnate in campo ambientale, le istituzioni, i medici e le scuole, per avviare un processo di “formazione, sensibilizzazione, educazione, advocacy e azione legale” a favore di comportamenti capaci di deflazionare le problematiche ambientali nella città più inquinata d’Europa.

Torna, quindi, il tema della gestione delle relazioni e non a caso, visto che il volume nasce nell’ambito dell’associazione dei professionisti delle relazioni pubbliche (FERPI). Dal libro emerge una chiara stratificazione funzionale dei comunicatori: alla base, il ruolo classico di addetto alla comunicazione, periferico rispetto alla gestione aziendale, e al vertice quello di un “manager dello stakeholder engagement”. Ora, se è vero che la comunicazione è un asset strategico per le imprese e che sono gli stakeholder a legittimare le organizzazioni, bisognerà anche convenire sul fatto che le strutture di governo di enti e imprese non possono non includere, tra i propri membri, professionisti specializzati nella comunicazione e nella gestione delle relazioni con gli stakeholder. Certo possiamo continuare a farne a meno e a demandare queste competenze ai corsi per i pierre. Se però vogliamo proseguire con la narrativa della sostenibilità, dovremo ricordarci che la G dell’acronimo Esg indica proprio la governance e che, quindi, prima o poi qualcuno andrà a vedere se nei consigli di amministrazione c’è una sedia per i comunicatori e se nei corsi di laurea di economia o di giurisprudenza o di ingegneria gestionale si insegna anche la gestione delle relazioni con gli stakeholder.

 

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