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La svolta di Obama: dai social network ai social media

24/02/2010

Sul sito _Corriere.it_ si è svolto un piccolo dibattito: Toni Muzi Falconi commenta un interessante articolo di Marco Pratellesi sulla differenza tra _social network_ e _social media_ e su quale sia la sottile ma sostanziale differenza tra essere su Internet e fare concretamente parte di un mondo che è sempre meno virtuale e sempre più reale.

di Marco Pratellesi
Il Dipartimento di Stato Usa ha sostituito il temine social network con Social Media per riferirsi a quell’insieme di piattaforme web che vanno da Facebook a Twitter. Non è un cambiamento di poco conto poiché sta a significare che per l’amministrazione del presidente Barack Obama questi sono i nuovi mezzi di comunicazione di massa ai quali guardare per l’informazione del futuro. “Il mondo sta cambiando velocemente e noi vogliamo cogliere tutte le opportunità di questa rivoluzione” , ha detto Alec Ross, responsabile per l’innovazione nell’ufficio del Segretario di Stato Hillary Clinton, rivolgendosi a una platea di 30 giornalisti di tutto il mondo giunti a Washington per una serie di incontri sulle nuove tecnologie organizzati dal Foreign Press Centers.
Dai colloqui è emersa la strategia della Casa Bianca nel campo della comunicazione: milioni di persone in tutto il mondo oggi stanno sui social network per conversare, organizzare la propria vita sociale e scambiare opinioni. Per una gran parte di esse questi sono anche la fonte principale dalla quale attingono notizie. Dunque è nata una nuova audience (il pubblico dei Social Media) e se vogliamo stare in contatto, condividere, e conversare con loro, dobbiamo portare l’informazione in questo “nuovo mondo sociale”.
Il cambiamento è radicale: fino a pochi anni fa essere in Internet voleva dire aprire un sito web e aspettare che gli utenti interessati, per un motivo o per l’altro, arrivassero a visitarlo. Oggi la Casa Bianca ha ribaltato quella prospettiva: se le persone stanno principalmente altrove (i social network) non si può attendere che vengano da noi, ma dobbiamo muoverci portando noi i contenuti dove gli utenti si aspettano di trovarli (i social media). “Dobbiamo portare l’informazione, i nostri atti amministrativi dove le persone vivono e discutono, perché questa è la strada per ampliare ed arricchire la nostra presenza ed avere una relazione diretta con la gente” , spiega Katie Dowd, new media director.
La svolta di Obama, il primo Internet president come viene definito dal suo staff, nasce dall’intuizione che anche nella pur giovane vita di Internet si stia aprendo una nuova era: se prima era sufficiente essere sul web con un sito per avere assicurata una certa influenza, oggi per essere veramente rilevanti questo non basta più. Per raggiungere milioni di persone e parlare con loro c’è solo una opportunità: non essere semplicemente su Internet, ma fare parte di Internet; essere inseriti in quel sistema di conversazione e informazione, di interazione e condivisione che fino a poco tempo fa indicavamo sotto il nome di social network e al quale, da adesso, dovremmo abituarci a fare riferimento come ai social media.
Tratto da Corriere.it
Ecco il commento di Toni Muzi Falconi:
Bella provocazione Marco!
La distinzione fra esserci e farne parte (su Internet, certo…ma se vogliamo… anche nella vita normale) è essenziale per una qualsiasi organizzazione oggi per distinguersi dal mucchio prodotto dalla saturazione, per ascoltare gli altri, e per cambiare le proprie politiche (non solo quelle di comunicazione, si intende).
Mi pare che alcuni collaboratori di Obama questo lo abbiano intuito ma non ancora concettualizzato e attuato. Credo, come in qualsiasi organizzazione, che le resistenze al cambiamento siano solo in parte dovute al nuovo ambiente in cui si muove oggi una parte non irrilevante della formazione delle opinioni e soprattutto rispetto alla consolidata ‘non l’abbiamo mai fatto così’ e ‘l’abbiamo sempre fatto cosà’.
Quando poi, è in arrivo e ne sono certo, inizierà a farsi strada fra pensatori e manager, che la correlazione – fino ad oggi assunta come verosimile e spesso anche provata – fra opinioni e comportamenti sta saltando nella nostra società contemporanea, allora ne vedremo delle belle.
Non solo nei social media, non solo nei mainstream media, non solo nella organizzazione di spazi off e online, non solo nella propaganda, nella pubblicità e nella narrazione politica, sociale e commerciale, ma all’interno stesso delle organizzazioni.
La federazione professionale di cui faccio parte www.ferpi.it credo possa accampare il merito di avere sollevato queste questioni da tempo. Il suo sito, con mille soci iscritti, riceve 3.500 visite singole al giorno, le notizie e i commenti si susseguono ora su ora. Per chi avesse interesse è a vostra disposizione.
Toni Muzi Falconi
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