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L'albero dei mille anni

24/08/2011

Il 19 maggio 2009 a _Pietro Calabrese,_ tra i più acuti e autorevoli giornalisti italiani, fu diagnosticato un tumore. In questo libro, tanto lucido quanto toccante, l’autore racconta il suo cammino, giorno per giorno, di crescita e di consapevolezza nuova dopo lo sconforto. Lo ha letto per noi _Daniele Salvaggio_ secondo cui “è stato anche per me un viaggio, un chiaro esempio di comunicazione”.

di Daniele Salvaggio
Scegliere i libri da mettere in valigia non è mai cosa facile, si cerca di scansare quelli con i titoli troppo lunghi o che hanno qualcosa a che fare con le parole lavoro, dovere, obbligo; si lasciano prendere polvere quelli regalati da ex fidanzate, mogli, amici, conoscenti, e si cerca di concentrarsi su qualcosa che ti dia l’impressione di libertà, di fuga, di pensieri evasi dalle carceri della quotidianità.
Il mio occhio è caduto quest’estate su un libro che avevo riposto sopra una piccola libreria e che, appena preso in mano, mi ha riportato alla mente la sensazione provata nel momento in cui l’ho acquistato: un senso di pace, di infinito consapevole, un percorso ignoto alla ricerca della vera essenza della vita, spietata alle volte ma sempre attenta a lasciare un granello di anima libera e consolatrice. L’Albero dei mille anni di Pietro Calabrese è stato questo per me: parole ruvide ma scritte con sensibilità e un senso di profondo realismo e rispetto.
Mi ha colpito molto questo libro perché è stato per me un brillante esempio di come comunicare le proprie paure, le proprie sensazioni, senza nascondersi dietro a filosofie spirituali o antropologiche, ma attraverso un linguaggio chiaro, semplice, comprensibile da tutti e per tutti, perché reale. Personalmente, in alcuni capitoli del libro sono entrato dentro la malattia di Pietro, ho percepito l’aggressività e la sofferenza che il cancro è in grado di provocare, sofferenza fisica ma anche psicologica, che poi spesso è quella più bastarda, perché colpisce la nostra sensibilità, il nostro pudore, la nostra arte di apparire. Non si è mai pronti ad entrare in scena senza sapere che parte recitare.
Il libro di Pietro Calabrese è stato per me un viaggio, un chiaro esempio di comunicazione: un percorso che parla di cuore, di paure, di anima, di incertezza, di amore, di ricordi, ma soprattutto è un inno alla vita. Lo si evince anche dal sottotitolo: All’improvviso un cancro. La vita all’improvviso. E’ così, attraverso la malattia, la lotta contro “l’alieno” nasce la consapevolezza della debolezza di ognuno di noi ma soprattutto la rinascita del nostro spirito che nessuna malattia, nessun evento terreno, può toglierci perché gli unici e veri capitani del nostro spirito siamo sempre e solo noi. Non è una frase fatta, è una verità che Pietro spiega molto bene nelle pagine finali del libro “niente capita per caso sotto questo baobab” una verità che nasce da dentro e che spesso si ha paura di comunicare.
L’albero dei mille anni è a parer mio una luminosissima pista di decollo ed atterraggio,una doppia via che mi ha insegnato che quando si comunica al cuore delle persone, in modo vero e sincero, senza paura di mostrarsi in difficoltà o incapaci di reagire, non si sbaglia mai. Mi rendo perfettamente conto che queste convinzioni, più vicine all’etica che alle regole di business e di mercato, siano scomode e difficili da applicare nella vita di tutti i giorni, nei rapporti personali e lavorativi, perché impongono una limpidezza dell’anima che negli affari è spesso poco usata, capita, scambiata per debolezza. Capita però che certi avvenimenti, anche tragici, lascino per chi e’ in grado di coglierli, degli spunti utili per riflettere e ricalibrare certi comportamenti, certe regole, certe abitudini. Voglio illudermi che vi siano ancora tante persone che abbiano la voglia e la forza di reagire davanti ad una difficoltà, comunicando i propri stati d’animo, il che vuol dire mettersi a nudo davanti a se stessi e agli altri, lasciando che chi voglia giudicarci lo faccia, nel bene e nel male, e chi voglia pensare lo possa fare ugualmente attraverso il linguaggio della vita, del cuore e dello spirito. Voglio ringraziare Pietro Calabrese per il regalo che ha fatto a noi lettori, il suo stile giornalistico e la sua ironia hanno reso L’Albero dei mille anni facile da leggere e da comprendere. Il vero valore aggiunto è stato però a mio avviso il fatto che Pietro abbia descritto, in modo alle volte anche ruvido e scomodo, come Pietro è, comunicandone stati d’animo e fragilità, con un’arte rara e molto preziosa: il linguaggio del cuore.

L’albero dei mille anni
All’improvviso un cancro, la vita all’improvviso
P. Calabrese
Rizzoli, 2010
pp. 336, € 17,50
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