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Leadership e reputazione la ricetta contro le crisi

24/02/2017

Serena Bianchini

Quali sono le competenze del Chief Communication Officer nell’era delle fake news e della post verità? Come affrontare le crisi che possono colpire un’organizzazione? Ne ha parlato Gianluca Comin, intervistato da Vincenzo Manfredi e con la moderazione di Giuseppe De Lucia lo scorso 21 febbraio durante il primo appuntamento del 2017 del ciclo #FerpiIncontra.

 

“La reputazione è come un cuscino di piume, più si riempie e meno il sasso di una possibile crisi potrà schiacciarlo”. Un paragone appropriato quello fornito da Gianluca Comin durante la presentazione del suo libro “L’impresa oltre la crisi”, edito da Marsilio presso il Centro Studi Americani il 21 febbraio scorso.

In una Roma bloccata dagli scioperi il parterre di comunicatori e giornalisti è stato invece puntualissimo. Il Delegato Ferpi Lazio, Giuseppe De Lucia, ha aperto il primo appuntamento del ciclo #FerpiIncontra, introducendo il nostro ospite e il tema del crisis management.

Gianluca Comin intervistato dal socio Ferpi Lazio, Vincenzo Manfredi, componente del Direttivo della Delegazione, è Fondatore della Società di Consulenza Comin and Partners. Fino al 2014 Direttore delle Relazioni Esterne di Enel, in precedenza si è occupato di comunicazione anche in Telecom Italia e in Montedison come Direttore delle Relazioni Esterne. È stato inoltre, tra il 1997 e il 1998, portavoce e capo ufficio stampa del Ministro dei Lavori pubblici Paolo Costa, nel 1° governo Prodi. Insegna Strategie di Comunicazione all’Università LUISS “Guido Carli”.

Alla luce della nuova crisi causata dalle #fakenews e dalla post verità, si è ragionato sulle competenze del Chief Communication Officer e sulla necessità di divenire egli stesso sempre più consapevole della sua importanza, soprattutto in un paese dove spesso le mansioni del comunicatore sono poco definite.

I casi concreti come Volskwagen, Costa Concordia, Barilla (chiaro esempio di una crisi che diventa opportunità), analizzati nel libro, oltre al blackout del 2003, che nel testo viene ricordato con il titolo “la notte in cui l’Italia si spense” sono la prova della necessità di preparazione sempre più elevata e multidisciplinare a cui il CCO deve ambire.

Oggi, lo scenario in cui il CCO si trova ad operare è in costante cambiamento: competitor emergenti che reinventano il business model, differenti condizioni socio-politiche, nuove modalità di lavoro, e soprattutto un diverso approccio attraverso cui gli individui si relazionano tra loro e con le organizzazioni.

Parafrasando la citazione di Einstein che apre l’introduzione - la crisi può essere una vera benedizione per ogni persona e per ogni Nazione, perché è proprio la crisi a portare progresso - la crisi genera creatività e la creatività che nasce dall’angoscia genera inventiva, le scoperte e le grandi strategie: un comunicatore è un risolutore di conflitti, un aggregatore di soluzioni, un jolly, potremmo dire, per gli amministratori delegati. Ed è complicato far capire ai capi azienda, o ai capi partito, che un comunicatore che opera prima della crisi, è meglio di un comunicatore che opera a crisi iniziata.

Andando oltre: una “comunicazione di crisi” come disciplina propria delle relazioni pubbliche in ambito strategico ed operativo.

E la reputazione?

Tornando al paragone del cuscino, la leadership è una capacità che si costruisce nel tempo ed è strettamente legata alla reputazione. Entrambi i concetti sono indispensabili, un dictat , sia in ambito politico sia in quello aziendale (corporation o piccole e medie aziende) per la costruzione di un made in Italy di successo e che abbia stabilità nel tempo.

Ma se il futuro è in continua ridefinizione e il presente cambia a ritmo accelerato, si richiedono tre passaggi fondamentali per chi è al vertice di un’azienda. Inquadrare cosa sta cambiando, circondarsi delle risorse giuste per prepararsi ai nuovi scenari, identificare la chiave di lettura più efficace per raccontare ciò che sta avvenendo, sia agli stakeholder interni sia a quelli esterni.

E come gestire #hatespeech e #fakenews?

Le prime nell’immediato, senza arrivare alla censura ma arginando il fenomeno nel lungo periodo tramite un progressivo autocontrollo nei social Network, oltre ad un accordo con i grandi editori... Insomma, un’evoluzione. Stesso impegno contro le #fakenews, dove solo una risposta più proattiva e trasparente da parte delle aziende può arginare il fenomeno. Parola d’ordine: qualità dell’informazione.

Gli ingredienti per la comunicazione del futuro? Sempre più capacità specialistiche e aggiornamento continuo nel linguaggio, nella misurazione - ormai il comunicatore deve saper reinterpretare la società e misurare i risultati anche attraverso l’utilizzo integrato dei big data - sugli stakeholders, e verso la comunicazione interna.

Di certo, Ferpi ha la missione di confermarne il ruolo e bisogna crederci, come ci crede lui.

Un ringraziamento sincero al Centro Studi Americani, nella persona di Paolo Messa, per l’accoglienza in uno dei palazzi più straordinari di Roma.

#PR #Communication #Lobby #Stakeholders #Engagement #CrisisManagement #ProudtobeFerpi #FerpiIncontra

 

 

 

 
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