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Legge elettorale che fai, comunicazione politica che cambia

22/11/2005

Pubblichiamo un articolo uscito su .com relativo all'incontro organizzato dall'associazione Fuorionda.

Da ".com" del 17/11/2005Politiche 2006: la morte del candidato?di Maria ComottiQuanto e come cambierà la comunicazione politica se entrerà in vigore la nuova legge elettoraleCampagne elettorali a rischio anonimato e scontro di grandi budget pubblicitari nazionali, proprio nel momento in cui, le primarie insegnano, più forte è emersa da parte degli elettori la voglia di coinvolgimento e partecipazione. E' su questa dicotomia che si impernia il nuovo trend della comunicazione politica, se e solo se, beninteso, la nuova legge elettorale (al vaglio del Senato nelle prossime settimane) entrerà in vigore.Non è dunque un mero esercizio di stile quello in cui si è esercitata martedì sera a Milano l'associazione Fuorionda, analizzando le possibili ricadute del nuovo sistema elettorale in termini di comunicazione con l'aiuto di Gianpietro Mazzoleni (ordinario di comunicazione politica all'Università Statale di Milano), Mario Rodriguez (amministratore unico MR & associati) e Fiorenzo Tagliabue (presidente e a.d. di SEC Relazioni Pubbliche e Istituzionali), "moderati" dall'inviato di Repubblica Giorgio Lonardi. «La comunicazione politica non morirà - è stato l'esordio di Mazzoleni -. I suoi primi forti cambiamenti sono cominciati proprio con il proporzionale, anche se il boom della personalizzazione e spettacolarizzazione della politica si è avuto con l'avvento del maggioritario». Con la legge 2620 il voto al partito senza espressione di preferenza e le nuove basi territoriali (le circoscrizioni per la Camera e le Regioni per il Senato) decreteranno però la fine delle campagne ad personam.«Quello che intravedo - ha dichiarato Tagliabue - sono campagne a rischio anonimato: se l'ordine di visibilità sarà partiti/leader/candidati, è logico supporre che i candidati delle parti alte delle liste, così come della parte bassa, non faranno grandi sforzi di comunicazione: solo quelli in mezzo si daranno da fare. Inoltre saranno delle campagne "costrittive": si tratterà di votare un partito, una scelta di tessera più che di campo, in un'epoca in cui il senso di appartenenza è più fievole che mai». Insomma, i candidati cercheranno di tenersi buone le segreterie nazionali, per trovare una buona "collocazione di lista", visto che il rapporto con i cittadini sarà di fatto filtrato rispetto ad ora. Ecco perché sarà diverso anche il modo di rivolgersi agli elettori.«Se 5 anni fa erano di moda i consulenti esterni, gli americani - ha sottolineato Rodriguez - adesso si è tornati a una linea di comunicazione più nazionale che, nell'ottica della nuova legge, sarà anche più di partito e più pubblicitaria». Visto che appariranno soprattutto i leader, entreranno in ballo grandi budget da giocare a livello nazionale e a prevalere sarà il marketing di partito, di marca. Ma la "cultura del maggioritario", la voglia di votare delle persone più che un brand, non andrà persa.«Le campagne nazionali saranno una scelta obbligata - ha ricordato Tagliabue - ma ci sarà forte competizione tra i singoli partiti anche interni alle attuali coalizioni: tanto più il brand nazionale avrà dei problemi, tanto più sarà importante lavorare sul territorio, regionalizzare, creando reti di consensi con campagne porta a porta».E con la nuova legge la tv, locali comprese, sarà decisiva nello scontro, come rilanciato da Stefano Draghi? E' vero che Berlusconi proprio in questi giorni sta valutando la necessità di andare oltre i mitici 6x3, ma secondo i relatori dell'incontro saranno altri gli elementi che porteranno alla vittoria. Concretezza e non slogan, secondo Mazzoleni, la capacità di raccontare i valori dell'Italia dei prossimi 5 anni, per Tagliabue, l'abilità di trovare le metafore più convincenti per descrivere la propria visione della realtà, per Rodriguez.Maria Comotti
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